Calcio

La Roma vuole continuare con Mourinho, nonostante tutto

Josè Mourinho
Josè Mourinho, Roma - Foto Antonio Fraioli

Nel caso in cui avessimo bisogno di ulteriori prove del fatto che la Roma vuole mantenere l’impegno preso con José Mourinho, eccole: il club ha sottolineato che l’allenatore portoghese non potrà avere colloqui con l’Everton in merito al posto vacante per la Premier League. Viene da chiedersi anche perché mai Mourinho stesso dovrebbe essere interessato all’Everton, ovvero un club con diversi problemi tanto da essere arrivato a vedere i propri tifosi protestare fuori dallo stadio, ma questo è un altro discorso: la posizione della Roma rende chiara l’intenzione della squadra di voler continuare con il progetto avviato con Mourinho. 

L’arrivo di Mourinho alla Roma, la scorsa estate, appena dieci giorni dopo l’esonero dal Tottenham, era stato salutato come una mossa molto saggia e lungimirante, che avrebbe senz’altro giovato a una squadra che era rimasta indietro rispetto alle altre giganti del calcio nostrano e che non ha vinto uno scudetto in vent’anni. L’arrivo di Mourinho sulla panchina della Roma era stato accolto con gioia anche dai tifosi, come testimonia, ad esempio, l’ormai famoso murales di Harry Greb nel quartiere Testaccio, che raffigura l’ex calciatore portoghese alla guida di una Vespa con la sciarpa giallorossa al collo.

La parentesi italiana precedente, ovvero le due stagioni con l’Inter, era stata un enorme successo, con la Supercoppa del 2008, lo scudetto della stagione 2008/2009 e il triplete del 2009/2010 (tra l’altro, l’Inter è ancora l’unica squadra italiana ad aver realizzato un triplete). I tre anni successivi, al Chelsea, hanno visto i Blues diventare la forza dominante della Premier League; successivamente, nei due anni al Porto, Mourinho ha portato la squadra alla vittoria della Champions League (2003/2004).

Una scommessa rischiosa?

Complessivamente, però, dopo l’Inter, nella carriera dell’allenatore portoghese non è andato esattamente tutto liscio. Sì, ci sono stati i trofei e i titoli vinti, ma spesso sono passati in secondo piano rispetto a separazioni piene di rancore, liti tra i giocatori, performance mediocri e, alla fine, il licenziamento. Eppure è facile capire perché la Roma si sia lasciata facilmente tentare. Innanzitutto, nel periodo migliore della sua carriera, come abbiamo già visto, Mourinho ha dato prova di avere dei metodi infallibili che hanno portato a risultati importanti.  Anzi, non è esagerato dire che, spesso, sia riuscito a trasformare in oro tutto quello che toccava. Come i maestri del conteggio delle carte al blackjack, Mourinho era in possesso della formula per battere il banco. Gli incarichi più recenti, però, non sono stati esattamente brillanti, spesso proprio a causa di decisioni sbagliate dell’allenatore: tattiche obsolete, dure critiche ai giocatori in pubblico, discutibili decisioni in merito ai trasferimenti. E gli esiti nefasti di queste decisioni non sono tardati ad arrivare.

Un inizio promettente… poi il disastro

La scommessa della Roma (al suono di sette milioni all’anno per tre anni), inizialmente, sembrava dare i risultati sperati: sette partite vinte sulle prime otto giocate. Anche dal punto di vista del calciomercato sembrava andare tutto bene, con cinque ingaggi del valore complessivo di 100 milioni di euro (e i nuovi giocatori, fra le altre cose, si sono ambientati subito nella squadra, soprattutto l’attaccante inglese Tammy Abraham, acquistato dal Chelsea per 40 milioni). 

Eppure, nonostante le buone premesse, a un certo punto i risultati sono crollati. I successi iniziali hanno ceduto il passo alle sconfitte inflitte da Juve, Milan e Lazio; per non parlare dei risultati conseguiti con avversari decisamente minori come Venezia e Bologna.  Ma il punto più basso della carriera di Mourinho nella Roma, finora, è stato raggiunto a ottobre, nella partita dell’Europa Conference League contro Bodø/Glimt, con il famigerato e imbarazzante 6-1 per la squadra norvegese e l’altrettanto imbarazzante comportamento dell’allenatore che, anche a seguito di sconfitte successive, ha accusato i suoi stessi giocatori di debolezza e mancanza di personalità.

C’è da dire che, a seguito della deludente sconfitta con la Juve, Mourinho e la squadra hanno risposto con tre vittorie di fila, arrivando anche ai quarti di finale della Coppa Italia. Inoltre, nonostante la catastrofe norvegese, la Roma è al primo posto in classifica del primo gruppo in Conference League quindi, evidentemente, la squadra non si è del tutto persa.

Le aspettative del club

Con esiti così differenti e con tutti questi dati, che possono essere interpretati in modi diversi, è molto difficile stilare un bilancio definitivo dei primi sei mesi di Mourinho alla Roma. Se è vero che, da un lato, l’allenatore portoghese è stato capace di rinvigorire la squadra e rinnovare le speranze dei tifosi, dall’altro sono cominciati a sorgere dei problemi simili a quelli che hanno portato la rovina di Mourinho ai tempi di Real Madrid, Manchester United e Tottenham Spurs.

Tuttavia, è senz’altro vero che Mourinho è aiutato dalle aspettative realistiche dell’esecutivo del club, che è pienamente consapevole dello stato della squadra nel contesto generale del calcio nostrano. Al momento, la Roma è la sesta squadra più forte del Paese e, in più, ci vorrà del tempo per rimediare agli squilibri che erano già presenti quando l’incarico è stato affidato a Mourinho. 

Dal punto di vista della Roma, sembra che, rimanendo aderente al progetto triennale con Mourinho, l’allenatore avrà il tempo, la libertà e le risorse di riportare la squadra ai massimi livelli del calcio italiano. Il problema è, semmai, un altro: bisogna capire se Mourinho riuscirà a mantenere questo impegno. Il suo pattern di comportamento, finora, sembra essere quello di eccellere nelle sue seconde stagioni per poi soccombere alla terza. Staremo a vedere. 

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