Europa League

Lazio sfortunata, il Porto la elimina d’esperienza. L’Atalanta supera anche la crisi, Malinovskyi condanna la guerra

Lazio-Porto, foto Antonio Fraioli

Il Porto non demerita, ma che sfortuna per la Lazio. I ragazzi di Sarri attaccano, giocano bene, sono propositivi e volitivi per tutto il primo tempo e trovano il gol meritato con Immobile, che fa in tempo anche a farsene annullare due per fuorigioco. A un certo punto, però, svolta tutto: Milinkovic-Savic interviene fuori tempo su Taremi che è furbo e si butta, l’arbitro tedesco pensa alla simulazione, il Var riporta la verità in campo ed è rigore. Lo stesso attaccante dei lusitani fa 1-1, e da qui in avanti sembra un po’ spegnersi tutta la spinta propulsiva dei biancocelesti. L’operazione rimonta si affievolisce, ma non certo nelle occasioni da gol che sono tantissime. Il Porto rientra in campo solidissimo nella ripresa e dopo aver sofferto (e non poco), alza le barricate dietro e trova il gol dell’1-2 con una bellissima combinazione che porta Uribe a segnare a tu per tu con Strakosha. La squadra di casa non si arrende, ma la malasorte è clamorosa. Luis Alberto, lui da solo, ha una serie infinita di palle gol, un tiro che finisce sull’esterno della rete, l’altro all’incrocio dei pali a portiere battuto, più un miracolo in spaccata di un difensore. E poi, l’assurda parata di faccia del portiere, oggi peraltro completamente in tilt, su Milinkovic-Savic. E’ mancata la scintilla, perché il gol del pareggio arriva ma solo in pieno recupero, quando per la rimonta è troppo tardi. Ma se non è arrivato prima, è stato solo per sfortuna. C’è da commentare, però, un’altra eliminazione prematura. Dopo la Coppa Italia, ora l’Europa League. A questa Lazio resta soltanto il campionato, con il quarto posto che non è impossibile. Servirà un po’ di fortuna, certo, ma occorre anche fare un salto di qualità dal punto di vista della concretezza, per non rischiare di arricchire l’elenco delle squadre belle ma perdenti.

E’ invece assai proficua la trasferta dell’Atalanta sul campo dell’Olympiacos, l’infuocato Pireo al cui esterno i tifosi orobici hanno saggiato i manganelli della polizia greca. In campo, però, è un assolo della Dea, che la sblocca con Maehle finalmente in gol, quindi nel secondo tempo, ed era giusto così, una doppietta di Ruslan Malinovskyi, ucraino doc, che si toglie la maglietta e mostra la scritta “No guerra in Ucraina”. Doveva andare in questo modo, in attesa che i grandi del mondo possano fermare questo disastroso conflitto. Ci pensa anche l’arbitro a rendere omaggio al gesto del trequartista di Gasperini, non ammonendolo e per una volta mostrando buonsenso anche dalla classe dei fischietti. In attesa che il buonsenso possa entrare nella testa di chi sta distruggendo lo status di pace – almeno apparente – raggiunto dall’Europa. Che nel calcio, con la parola League a fianco, vede l’Atalanta proseguire la sua corsa, approdando agli ottavi e facendolo con merito.

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