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NBA 2018/2019: Golden State vince al TD Garden, tutto facile per Nuggets e Spurs

Steph Curry - Foto Keith Allison - CC-BY-SA-2.0

La notte italiana di domenica 27 gennaio ha visto in scena lo svolgersi di cinque partite della regular season NBA 2018/2019. L’incontro principe di questa notte è quello tra Warriors e Celtics, in cui entrambe le squadre dovevano dare prova del proprio stato di forma e delle proprie capacità (Warriors reduci da 10 vittorie di fila, mentre i Celtics non perdevano da cinque gare). Ne consegue una gara emozionante, per 48 minuti sul filo del rasoio, decisa all’ultimo minuto di gioco dal poco cinismo di Boston nel punire gli errori dei campioni in carica, che hanno esibito un Durant da 33 punti e 9 rimbalzi. Philadelphia senza Embiid, Butler e Chandler, mentre Denver ha tra le file un Jokic stramotivato dopo aver subito la sospensione: l’esito sembra abbastanza scontato, così come è scontata (ma non deve passare per tale) la prestazione del serbo. Gli Spurs con un commovente Aldridge a mezzo servizio vincono sui Pelicans, addirittura più rimaneggiati dei Sixers stessi. Vittoria prevedibile per Portland in casa contro Atlanta, dove CJ McCollum va in tripla-doppia (28-10-10). Fisiologica sconfitta di Indiana senza Oladipo a Memphis, dove Bogdanovic e Collison non bastano (rispettivamente 21 e 18 punti).

Golden State Warriors-Boston Celtics 115-111

Dopo aver affrontato i Lakers senza LeBron e i Wizards senza Wall, i Warriors “a piena potenza” dovevano mettersi alla prova contro un avversario di livello: i Celtics erano ciò che stavano cercando. Il mattatore di serata è Kevin Durant con 33 punti e 9 rimbalzi, seguito da Stephen Curry (partito in sordina, segna in totale 24 punti). Tra le file di Boston il migliore è Kyrie Irving con una doppia-doppia da 33 punti e 9 rimbalzi, seguito da Al Horford con 22 punti e 13 rimbalzi.
In una partita che sarebbe un eufemismo definire equilibrata, con ben 21 lead changes, nessuna squadra riesce ad ottenere un minimo di margine per preparare la fuga. A fine primo tempo si è sul 61-59, con Irving a 19 punti, Curry a 17 (il quale tuttavia non ha segnato un singolo punto nel primo quarto, per poi sparare cinque triple nel secondo) e Durant a 16. A 6:05 dalla fine del terzo quarto, i Warriors riescono a piazzare il primo e verso parziale di partita, sul -3 dopo un’inusuale tripla con finta e step-back di Marcus Smart (77-80): da quel canestro Golden State va sull’11-1 grazie principalmente a 7 punti di Kevin Durant (88-81). Il terzo quarto termina con sei punti di vantaggio per i campioni in carica (90-84). I Celtics mai domi aprono il quarto finale con un parziale di 4-12 grazie a 10 punti combinati di Irving e Horford (94-96). La partita è splendida e va avanti di botta e risposta: a 1:08 dalla fine una tripla di Marcus Smart pareggia i conti e fa esplodere il TD Garden (111-111); lo stesso Smart, sul lato opposto, compie un fallo che manda in lunetta Klay Thompson, il quale è immacolato (113-111). Nessuna squadra vuol vincere la partita, in particolare i Celtics, che sbagliano tre conclusioni con Smart, Irving e Morris. I Warriors, dopo aver perso una miriade di palloni, si ritrovano a 8.6 dalla fine con Draymond Green in lunetta, col punteggio sempre inchiodato: il prodotto di Michigan State sbaglia entrambi i liberi ma prende il rimbalzo offensivo sul secondo tirato; la palla arriva a Curry che, mandato in lunetta, chiude la pratica.
Decima vittoria di fila per Golden State, che sembra non saper più perdere: soprattutto, sembra aver perso le difficoltà di inizio regular season, rappresentate ovviamente dalla mancanza di un rim-protector. Steve Kerr è il coach più veloce della storia ad aver raggiunto 300 vittorie in panchina, avendo avuto bisogno solo di 377 partite. Terza volta in cinque stagioni che i Warriors terminano una streak degli avversari con 10 o più vittorie di fila in casa. DeMarcus Cousins ha giocato solo 24 minuti (segnando comunque 15 punti e raccogliendo 8 rimbalzi) per problemi di falli, avendo pescato il suo quinto a metà terzo quarto. Ultima partita della road trip di cinque partite a Indiana, martedì notte contro i Pacers.
Termina come già detto l’imbattibilità in casa, che durava da ben 10 partite per i Celtics. Undicesima doppia-doppia (punti e assist) in stagione per Kyrie Irving: solo Larry Bird ha avuto in canotta verde nel 1986/1987 questi numeri; per lui sesta partita di fila con almeno 25 punti, ovvero la più lunga streak della sua carriera a riguardo. Prossima partita sempre al TD Garden, martedì notte contro i Brooklyn Nets.

Philadelphia 76ers-Denver Nuggets 110-126

Dopo una gara di sospensione, Nikola Jokic non poteva non tornare motivato: tripla-doppia da 32 punti, 18 rimbalzi e 10 assist, in una notte nella quale è stato facilitato anche dall’assenza di Embiid. Contribuiscono alla vittoria Mason Plumlee con 17 punti e Will Barton con 16 punti.
Tra le file dei cortissimi Sixers si mette in risalto il solito ben Simmons con 19 punti e 12 rimbalzi (con tuttavia un 6 su 17 dal campo), ma i migliori scorer sono Redick e Brewer con rispettivamente 22 e 20 punti.
Primo quarto ad altissimo punteggio, nel quale Jokic, con 17 punti, dà quattro lunghezze di vantaggio ai suoi (37-41). Nel secondo quarto “the Joker” segna solo tre punti, ma Barton e Plumlee ne combinano 13 per i Nuggets, che allungano il vantaggio all’arrivo dell’intervallo (68-77). Il divario continua a mantenersi anche nel terzo quarto, con i Sixers che non riescono davvero a trovare un parziale per accendersi (96-107). Nei tre quarti iniziali Jokic ha totalizzato 28 punti, 17 rimbalzi e 9 assist: il decimo assist per la tripla-doppia arriva a 6:26 dalla fine, quando un suo half-court assist e la schiacciata di Beasley mandano a nanna la partita (104-118). Jokic si siede in panchina a pochi minuti dalla fine, mancando la possibilità di mettere a referto la rara tripla-doppia da 30-20-10.
I 77 punti di Denver a fine primo tempo sono un season-high per la franchigia, dopo i 74 del 18 dicembre contro Dallas. Per la seconda volta in tre anni di carriera, Jamal Murray salta una partita a causa di un problema alla caviglia sinistra risalente a sabato notte. Martedì notte visita ai Memphis Grizzlies per gli uomini di Malone.
Oltre ad Embiid, i Sixers sono stati ancora privi di Butler (distorsione al polso destro) e Wilson Chandler (affaticamento al tendine del ginocchio sinistro). Philadelphia non era al 100% né delle forze, né tantomeno delle forze da mettere in campo: le partite da vincere sono altre per mantenere il quarto seed ad est. Mercoledì notte trasferta allo Staples per gli uomini di Brown, dove sono attesi dai Lakers.

San Antonio Spurs-New Orleans Pelicans 126-114

Dopo aver sofferto un dolore al polso sinistro (il che non è poco rilevante, dato che la sinistra è la mano con cui tira), LaMarcus Aldridge ha comunque deciso di scendere in campo piuttosto che passare la partita in panchina, anche se Popovich stesso ha dichiarato di temere una ricaduta del dolore percepito giovedì notte nella sconfitta contro Philadelphia. Con la mano a mezzo servizio è comunque riuscito ad essere il team-leader con 28 punti e 12 rimbalzi, realizzando la sua doppia-doppia numero 15 in stagione e sopperendo all’assenza di DeMar Derozan. Solida partita di Rudy Gay con 22 punti e 11 rimbalzi, mentre Belinelli gioca 22 minuti mettendo a referto solo 8 punti.
I Pelicans hanno giocato senza quattro colonne portanti: Davis, Mirotic, Randle e E’Twaun Moore. Pare ovvio che i due che debbano tirare la carretta in questi giorni di carestia cestistica debbano essere Jrue Holiday con 29 punti e Jahlil Okafor con 24 punti (10 su 12 dal campo) e 15 rimbalzi.
A dire il vero New Orleans ha tenuto duro per almeno un tempo, nel quale Holiday e Okafor terminano rispettivamente con 18 e 15 punti, a fronte dei 16 di Aldridge (60-57). Nei primi sei minuti del terzo quarto NOLA mette solo otto punti a referto, mentre gli Spurs concludono un parziale di 19-6 guidato da 11 punti di Rudy Gay (79-65). I Pelicans sistemano l’attacco con 9 punti di Darius Miller (due triple) e 7 punti di Jrue Holiday, ma lo svantaggio rimane quasi insormontabile (96-85). Un gioco da quattro punti di Belinelli nel primo possesso del quarto quarto fa capire a New Orleans che non può esserci aria di rimonta (100-85): gli uomini di coach Gentry sprofondano fino a raggiungere il -21 6:00 dalla fine dopo due liberi di Gasol (120-99).
Gli Spurs evitano la terza sconfitta consecutiva e migliorano il loro altalenante record in trasferta sul 10-15. Al momento sembrano davvero vicini i playoff per gli uomini di coach Pop (il quale non ha mai mancato l’accesso alla post-season da quando è arrivato Tim Duncan, ovvero dal 1998): bisogna solo vedere quale seed guadagneranno ad ovest dal quinto all’ottavo. La prossima partita lunedì notte in casa contro i Wizards è la prima di quattro consecutive all’AT&T Center.
I Pelicans sono 1-3 da quando Davis si è infortunato il 18 gennaio: l’All-Star sembra però poter rientrare settimana prossima. Terza sconfitta di fila per gli uomini di coach Gentry, che saranno di scena mercoledì notte al Toyota Center, contro gli Houston Rockets.

Tutti i risultati di domenica 27 gennaio

Golden State Warriors-Boston Celtics 115-111
Philadelphia 76ers-Denver Nuggets 110-126
San Antonio Spurs-New Orleans Pelicans 126-114
Atlanta Hawks-Portland Trail Blazers 111-120
Indiana Pacers-Memphis Grizzlies 103-106

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