La seconda giornata del campionato Europeo di atletica leggera di Amsterdam 2016 ha visto un pieno di qualifiche nelle gare su pista per gli atleti azzurri, con il passaggio del turno da parte di tutti gli atleti impegnati sui 100m femminili e sui 200 e 800m maschili. Nulla da fare invece nell’asta femminile, dove Sonia Malavisi è stata fermata dai crampi.
La mattinata si è aperta per l’Italia con la qualificazione del salto con l’asta femminile, gara in cui era attesa la ventunenne romana Malavisi, speranza della disciplina da alcuni anni, sopratutto dopo il bronzo ottenuto nel 2013 all’Europeo Juniores. Con la qualificazione diretta alla misura di 4.55m, quota volutamente molto alta sicché alla finale accedessero solo in 12, ma così non è stato ed in finale sono giunte in 14. Purtroppo tra loro non c’è l’azzurra, per cui non è stata una buona mattinata: dopo aver già evidenziato problemi in fase di rincorsa nei primi salti, questi sono sfociati in un crampo al polpaccio durante il secondo tentativo a 4.35m. Purtroppo anche la terza prova non è stata fortunata e si è quindi conclusa anzitempo la sua esperienza in terra d’Olanda. “A 4.20m già al primo tentativo ho sentito il muscolo un po’ tirare, ma dopo la pausa mi è partito un crampo al polpaccio e non sapevo cosa fare perché non ho mai avuto i crampi in vita mia. Il mio allenatore aveva detto di passare la misura e giocarmela tutta alla misura dopo, ma era già passato il tempo e non me l’hanno concesso. 4.35m era la mia peggior misura dell’anno, quindi sono delusissima, perché era una grande occasione”, ha dichiarato tra le lacrime a fine gara.
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Nella stessa gara hanno vissuto un bello spavento alla quota d’apertura due delle protagoniste della vigilia poiché sia Angelica Bengtsson che Nikoleta Kiriakopoulou hanno dovuto ricorrere alla terza prova prima di proseguire la propria gara e trovare la qualificazione. Non è invece neppure scesa in campo Nicole Buechler, pretendente alle medaglie, mentre invece è stata eliminata un’altra della partita al podio, la ceca Jirina Ptacnikova. Queste le finaliste: Ekaterini Stefanidi, unica a saltare (ed entrare) a 4.50m, poi Pluim, Ryzih, Moser, Strutz, Kiriakopoulou, Meijer, Bengtsson, Nikkanen, Sutej, Galiart, Murto, Roloff e Yakaltsevich.
Buona qualifica per l’azzurro Davide Manenti sui 200m, che correndo in ottava corsia ha amministrato bene la curva per poi progredire sul rettilineo finale e chiudere con un solido 20.82 e una seconda piazza che vale l’accesso in semifinale. “Volevo fare leggermente meglio, ma l’obiettivo era passare il turno ed è andata bene”, ha detto l’azzurro a fine gara. “Diciamo che rivedendomi si nota che ero ancora in letto. In semifinale bisognerà dare tutto perché lì ci sono grandi atleti e non si potrà passeggiare”. Nella stessa gara e sulla stessa corsia ha agguantato la qualificazione alla semifinale anche Antonio Infantino, alla prima chiamata in azzurro per il siciliano cresciuto nel Regno Unito. Per il venticinquenne ad un’ottima curva è seguito un rettilineo più rigido, ma con cui ha comunque tenuto la terza piazza e con essa l’accesso in finale con 20.99. “Sono arrivato con un piccolo infortunio al ginocchio, ma il fisioterapista è stato fantastico a rimettermi assieme e permettermi di gareggiare e ottenere questa qualifica stupenda alla prima gara internazionale”, ha dichiarato in inglese alla RAI scherzando sulla sua non conoscenza della lingua italiana. I due si vanno così ad aggiungersi a Eseosa Desalu, già qualificato in virtù del tempo di presentazione a questo evento.
Nessun già qualificato invece nelle batterie degli 800m, dove con intelligenza tattica ha trovato la qualificazione alle semifinali Giordano Benedetti: in una batteria orfana del favoritissimo spagnolo Kevin Lopez. Dopo un primo giro lentissimo, era chiaro che solo un piazzamento tra i primi tre avrebbe dato la qualifica e l’azzurro ha controllato bene gli avversari, sprintato al momento giusto e poi tenuto la posizione in facilità. “Ho dovuto ritardare un po’ la preparazione a causa di un problemino, però forse è un bene dopotutto. Oggi è stata una batteria complicata, ma è andata bene e c’è tempo di recuperare per domani. Mi sento in una buona condizione e sono agguerrito per domani”, ha spiegato a fine corsa.
Batteria invece nettamente più veloce al passaggio a metà gara per la batteria dell’altro azzurro, Jacopo Lahbi, che lottando con i denti ha cercato di tenere la scia dei più forti ed ha chiuso in quarta piazza, mettendo a segno il proprio miglior tempo stagionale con 1.47.27 che è valso il ripescaggio. “Bella gara, peccato per il finale dove mi è mancato un po’ qualcosa. Sono proprio contento e ringrazio la federazione per avermi dato questa possibilità nonostante il brutto risultato ai campionati italiani”, ha raccontato il trevigiano.
Entrambe le italiane trovano nei 100m la qualifica alle semifinali con Gloria Hooper vincente nella propria batteria dopo la delusione di ieri sui 200m ed Irene Siragusa ripescata grazie ad un ottimo tempo nella prima. “Sono molto contenta di come ho corso, un’altra Irene rispetto a ieri. Ho corso sui miei tempi e quindi sono molto contenta!” ha detto con un larghissimo sorriso la toscana. “La rabbia di ieri ha dato una mano e oggi ho fatto sul serio”, ha detto la veronese che ha lasciato intendere che ieri la controprestazione è arrivata anche per motivi femminili: “Ero un pochino tesa prima della gara visto quanto successo ieri, però gli aggiustamenti che abbiamo fatto hanno funzionato. Sono tranquilla perché penso di valere le aspettative che ho su di me, mi sono allenata bene e sono pronta”.
Nessun italiano invece presente nel triplo maschile, dove dopo tanti successi con Fabrizio Donato, Daniele Greco e Fabrizio Schembri, tutti alle prese con il recupero di problemi fisici. In una gara anche un po’ falsata da una lunghissima interruzione per problemi ad un asse nella pedana, si sono qualificati in grande stile il tedesco Max Wiess ed il polacco Karol Hoffmann con 16.93, mentre non sono riusciti nemmeno a trovare la finale due nomi che hanno fatto la storia di questa disciplina, almeno in Europa, nelle ultime stagioni come Marian Oprea e Nelson Evora.