Hockey NHL

Hockey Nhl: Sidney Crosby MVP dei playoff. Mike Sullivan da 10 e lode

Evgeni Malkin - Official Pittsburgh Penguins Facebook Page

“Stessa storia, stesso posto, stesso bar”, così cantava Max Pezzali nella famosissima band degli “883” e così potrebbero cantare anche i fans dei Pittsburgh Penguins. Stessa storia perché ci ritroviamo a veder incoronati i pinguini proprio il 12 giugno, quella data storica in cui Sidney Crosby alzò la sua prima Stanley Cup nel 2009. Stesso posto perché i Penguins si ritrovavano nuovamente in trasferta e per la quarta volta su quattro coppe conquistate, nella storia della franchigia, la cerimonia è dovuta avvenire in un altro “posto”, al SAP Center di San Jose dopo aver zittito i palazzetti di Detroit, Chicago e quello dei Minnesota North Stars. Stesso bar, molto probabilmente, perché i propri tifosi non si son potuti godere i loro beniamini al Consol Energy Center ma al bar, tra qualche birra e sfottò (da tener conto comunque che il palazzetto è stato aperto in funzione di “maxi-schermo”).

Sidney Crosby si aggiunge al club dei capitani con il Conn Smythe Trophy fra le mani (nono in assoluto ma terzo dal 2000 dopo le vittorie di Scott Niedermayer e Jonathan Toews). “Sid the Kid”, oltretutto, conquista la sua seconda Stanley Cup da captain dei Pittsburgh Penguins raggiungendo i vari Mark Messier, Mario Lemieux, Joe Sakic e Dustin Brown, andando a -1 dai leader della classifica come Jonathan Toews, Scott Stevens e Steve Yzerman. In molti hanno discusso sulla sua premiazione perché, a dire il vero, abbiamo visto anche altri protagonisti dall’inizio dei playoff fino alla fine. Come non citare Phil Kessel, un attaccante immarcabile che ha trovato la sua posizione ideale al fianco di un’altra scheggia come lui (Carl Hagelin) e di un giocatore pacato ma dalle grandi idee (Nick Bonino). Kessel con 10 reti è stato il miglior marcatore dei suoi rimanendo comunque molto distaccato dalla cifra di reti dal leader dei playoff Joe Pavelski.

Un altro forte candidato era Matt Murray, il goalie a cui per un giorno è stata intitolata una strada nelle vie di Pittsburgh. L’esordiente ha stracciato tutti i record di preocità nella franchigia dei Pens oltre al fatto di aver eguagliato il numero di vittorie in Stanley Cup da rookie dei vari Ron Hextall, Cam Ward e Patrick Roy (15 vincendo la coppa). Probabilmente, ciò che ha fatto deviare la scelta, è stato il fatto che Murray in questa serie finale non ha esattamente brillato come contro Tampa Bay, Washington e NYR nonostante gli Sharks tirassero molto meno verso la sua porta. Ad ogni modo questa nuova “stella” classe 94 ha messo da parte un veterano come Marc-Andre Fleury, visto quasi col broncio durante i festeggiamenti della coppa.

Il Conn Smythe Trophy, così, è finito nelle mani di “Sid the Kid” che poi così tanto “Kid” più non è. Le caratteristiche da leader, la tanta pazienza di non rispondere ai colpi avversari e l’intelligenza tattica e tecnica, gli ha permesso di produrre alcune giocate da fenomeno che hanno incantato la platea della National Hockey League che, forse, ha voluto “pareggiare” il titolo vinto da Evgeni Malkin nel 2009.

E che dire di Mike Sullivan, un allenatore che arrivò e disse “just play”. Già perché era abbastanza impensabile che i pinguini si trovassero nel fondo classifica ad inizio stagione dopo aver costruito una squadra completa. Gli esperimenti di Mike Johnston fallirono subito mettendo Kessel e Crosby nella stessa linea e, talvolta, affiancandogli anche Malkin lasciando “scoperti” gli altri reparti. Sullivan è riuscito ad equilibrare il team collocando i giocatori nel posto giusto per comporre quattro linee assolutamente competitive. Per non parlare della difesa che, nonostante non vanti di “grandissimi” nomi (Letang escluso), come reparto è cresciuto tantissimo nell’intelligenza ed anche nel posizionamento di fronte al portiere per limitare al massimo i tiri in porta degli avversari. Mike Sullivan emula così le gesta di Dan Bylsma, subentrato nel 2009 a Michel Therrien. L’allenatore dei Pens diventa così il sesto coach a vincere una Stanley Cup prendendo in mano il team a stagione in corso (oltre a Bylsma tiriamo fuori ciò che accadde con Darryl Sutter a Los Angeles, Robinson nel New Jersey, MacNeil a Montreal e Irvin a Toronto).

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