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Nel movimento tennistico americano sono molte le giovani promesse in ambito maschile, ma ancora forse troppo acerbe per poter identificare con certezza non tanto un erede di campioni Slam (l’ultimo yankee a vincere un major è stato Andy Roddick), ma anche solo un nuovo top 10.
Una nuova certezza al tennis “made in usa” la dà invece Madison Keys, classe 1995, per cui ancora ampi margini di miglioramento e un’eredità di certo non facile da raccogliere. La ventunenne originaria di Rock Island (Illinois) è reduce da un’ottima stagione e occupa attualmente la settima posizione del ranking Wta, la sesta nella race, sarà quindi tra le migliori otto tenniste che si giocheranno le Wta Finals in quel di Singapore.
Il suo 2016 è cominciato tra le prime venti ed è finito ancora meglio, anche grazie al nuovo coach Thomas Hogstedt, che da maggio ha sostituito nel suo box Jesse Levine e Mats Wilander, con il quale ha avuto una breve collaborazione ad Aprile.
Nei tornei dello Slam il suo miglior risultato resta però risalente al 2015, quando arrivò in semifinale agli Australian Open. In quell’ occasione la giovane promessa dai colpi esplosivi fu sconfitta proprio da Serena Williams, che la ribattezzò pubblicamente come una futura numero uno mondiale.
Quest’anno i problemi fisici avuti a inizio stagione hanno impedito alla Keys di andare oltre gli ottavi in Australia, ottavi di finale che curiosamente ha raggiunto, ma non superato, anche negli altri tre tornei dello Slam. Problemi fisici e cambi di coach hanno reso il suo inizio di stagione sul cemento non proprio esaltante (subito fuori a Indian Wells, quarti a Miami), tuttavia verso la metà dell’anno sono arrivati i primi grandi risultati.
Tre le finali conquistate, la prima sulla terra rossa di Roma dove sconfigge Kvitova e Muguruza prima di perdere solo da Serena Williams in due set (7-6 6-3), in quello che ad oggi resta il torneo maggiore in cui la Keys ha raggiunto l’atto conclusivo. Il 19 giugno poi il successo sull’erba dell’Aegon classic di Birmingham (6-3 6-4 a Barbora Strycova) le consente finalmente di rompere il muro della top 10 e di mettere in bacheca il secondo titolo in carriera, dopo quello vinto sempre sull’erba inglese di Eastbourne nel 2014.
Nella Rogers Cup di Montreal raggiunge la terza finale stagionale, venendo però sconfitta da Simona Halep in due set (7-6 6-3). Proprio la Halep in questo 2016 si è dimostrata una delle avversarie più coriacee per il tennis potente dell’americana, sconfiggendola tre volte su tre, a Wimbledon agli ottavi (6-7 6-4 6-3) e di recente nei quarti a Wuhan.
Dopo la parentesi olimpica, nella quale ha perso in semifinale dalla Kerber, raggiunge ancora una volta gli ottavi agli Us Open (eliminata 6-3 6-4 da Caroline Wozniacki) e poi due semifinali (Beijing e Linz).
Dotata di un tennis esplosivo, ha nel servizio (293 ace quest’anno) e nel dritto due armi devastanti che le consentono di dettare spesso il ritmo di gioco, cercando di frequente il vincente da ambo i lati del campo. Adatta soprattutto alle superfici veloci, ha mostrato con la finale raggiunta a Roma di potersi adattare bene anche alla terra battuta.
Nel corso dell’ultimo anno ha anche messo in luce qualche miglioramento sugli aspetti difensivi del gioco, oltre che nella risposta, con la quale spesso è molto aggressiva. A livello mentale ancora forse manca quel “tassello” in più che le consentirebbe di fare il salto di qualità definitivo e vincere un torneo dello Slam, oltre magari a un po’ di pazienza in più nello scambio. Il tempo tuttavia è dalla sua parte, per cui, staremo a vedere in futuro se Madison riuscirà in tutto e per tutto a succedere a Serena nel ruolo di regina del tennis a stelle e strisce.