Editoriali

Bernard Tomic, l’uomo senza bastone

Bernard Tomic, foto Steven Pisano CC-BY-2.0

L’ha fatto ancora. L’ha fatto dopo una sconfitta inattesa contro il nostro Sonego che ha compromesso la sua partecipazione agli Australian Open. L’ha fatto dopo che qualcuno (pochi, a dire il vero) si era illuso che l’iscrizione alle qualificazioni fosse il segno di una ritrovata umiltà.

“Cosa faccio ora? Conto i miei milioni, fatelo anche voi”. Così parlò Zaratomic.

Sul buon Bernardo mi ero già espresso in passato e, a dirla tutta, sarei tendenzialmente per ignorarlo come han fatto alcuni giornali australiani. Troppa fatica, troppa importanza. In queste ore, però, tra forum e social in tanti han scaricato veleno: dai moderati che lo tacciavano di arroganza agli estremisti che gli dicevano di tutto passando per varie gradazioni intermedie il cui centro virtuale era rappresentato da quelli che gli davano dell’imbecille.

Io non amo le offese, spesso sono proprie di chi è povero di argomenti. Tuttavia ho anche una certa passione per l’etimologia delle parole e, pur non condividendo l’approccio di chi insulta Tomic, a ripensare alla parola di cui sopra non ho potuto evitare di ammettere che, da un punto di vista tecnico, Tomic è effettivamente un imbecille. Prima di pensare che io sia impazzito, però, vi chiedo di sospendere il giudizio fino a fine articolo e poi ne riparliamo, ok?

La parola imbecille in origine non era un’offesa: secondo molti studiosi deriverebbe da “sine baculo” (o variazioni simili), ovvero “senza bastone”. Era usata per descrivere le persone che, pur avendo evidenti problemi di deambulazione, rifiutavano di usare un bastone e camminavano incerte, tremolanti, barcollanti, rischiando continuamente di cadere. In senso figurato la parola indicava chi operava su basi malferme, in condizioni di debolezza. In seguito, visto che uno che rischia di spalmarsi a terra e farsi male pur di non usare un bastone non è proprio questa cima d’intelligenza, il termine ha subito una traslazione di significato ed è passato ad indicare una persona dalle facoltà intellettive non esattamente d’eccellenza.

Ecco, Bernard Tomic non sarà un imbecille, ma di sicuro è un “sine baculo”, un uomo a cui manca un bastone. Anzi, gliene manca più di uno.

Innanzi tutto gli manca qualcosa. Senza voler fare il Freud de noantri, tutto questo ostentare la propria condizione economica come unica risposta a qualunque obiezione ricorda tanto la storiella del siciliano che ogni volta che aveva torto diceva all’amico “Sì, ma tu sei cornuto”. Mancano argomenti e forse manca una legittimazione esterna: si nota un bisogno di validazione tanto più marcato quanta più gente inizia ad ignorarlo.

Sicuramente gli è mancato e tuttora gli manca qualcuno capace di fargli capire che così non solo va da nessuna parte ma si fa del male. Nessuno riesce a rimetterlo in carreggiata e l’impresa è ormai ostica, anche perché progressivamente sta venendo a mancare un altro bastone fondamentale: il gioco. Lavorando poco e con poca voglia, Tomic ha subito un’involuzione drammatica: in tutto il 2017 l’australiano ha battuto solo un giocatore nei primi 50 al mondo, Mischa Zverev a Eastbourne. Tutto qui. Ora ha una classifica da Challenger, ma uno come lui in condizioni normali farebbe incetta di inviti. In realtà è difficile che ne riceva viste le uscite di questi mesi. Roddick gli ha consigliato di pensare ai milioni che sta perdendo invece che a quelli che conta e l’americano non è propriamente un fesso. Ci sono almeno cinque modi in cui Tomic sta perdendo soldi a palate:

  • Valore commerciale. Tra i suoi tifosi c’è l’appassionato che a stento arriva a fine mese ma conserva certosinamente i soldi per vederlo nel torneo più vicino a casa. Per poi vedere un tizio scazzato che perde in un lampo e lo fa sentire un morto di fame. Così perdi tifosi in sequenza e il tuo “brand persona” vale meno
  • Pubblicità: se inizi a stare sulle balle al pubblico, le aziende hanno meno motivi per investire e ti mollano. Chi rinnova, ti paga meno perché sei un rischio. Una strada perfetta se vuoi finire a giocare un Challenger con la maglia del Pastificio Mosciarelli
  • Montepremi: quanto vale un primo turno agli Australian Open? Se non si fosse comportato in questo modo negli ultimi mesi, credete che gli organizzatori non sarebbero venuti incontro a uno che due anni fa era Top 20?
  • Sanzioni: perché se ti comporti in quel modo, ovviamente, ti multano. E più fai così, più ti multeranno, più salterai tornei e più soldi perderai
  • Indotti alternativi: ora i reality show lo invitano ancora e si discute se ne valga la pena. Se continua così, lo inviteranno in futuro? E quanto appenderà la racchetta al chiodo chi gli offrirà un ruolo da commentatore?

Insomma, il rischio maggiore per Tomic è che venga a mancare l’ultimo bastone al quale può appoggiarsi, il denaro. Anche perchè, a dirla tutta, lui in carriera ha vinto 5 milioni, non 50: nel 2017 ha guadagnato la metà del 2016 e ancora aveva accesso a tutti i tornei, il 2018 rischia di essere ancora più duro. E anche se tra annessi e connessi avesse raggiunto i 13-14 milioni di cui parlava in conferenza stampa, non è che ci voglia molto a tirarli giù per lo scarico con questo mindset.

Per farla breve, sarebbe il caso perfetto per dire “Salvate il soldato Tomic”, ma la verità è che del soldato Tomic frega a pochi ormai. Anzi, molti lo vedrebbero con piacere tra dieci anni a fare il bibitaro in una finale Slam tra Zverev e Rublev per potergli dire “Oh, conta bene gli spicci”. Senza arrivare a tanto, si può restare silenti a osservare la sua corsa solitaria verso il riscatto. Già, perché lui non ha mai avuto bisogno di nessuno e non perde occasione per ribadirlo anche se, come self made man, a guardare i risultati recenti sembra aver decisamente perso la mano.

O meglio, il bastone.

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