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INTERVISTA – Alessandra Celentano: dalle punte al ghiaccio, l’eterna danza in cerca della perfezione

Alessandra Celentano

Una vita a passo di danza, leggiadra sulle punte, nelle vesti dei personaggi più amati che abbiano mai calcato le scene internazionali. Quello di Alessandra Celentano è uno dei nomi simbolo della danza italiana nel mondo, e lei, che il piccolo schermo ci restituisce con un’immagine forte, decisa, determinata, ha scelto la sua strada sin da bambina, quando ha mosso i primi passi al fianco dei più grandi: da Piera Casbelli ad Ornella Costalonga e Francesco Aldrovandi, fino a perfezionarsi all’Opera di stato di Budapest.

Gli anni ’80 ne segnano l’arrivo nella compagnia Aterballetto in qualità di prima ballerina, e via alle tournée in Italia, Europa, America, Brasile, Canada, Algeria, Tunisia e Venezuela, prima di cimentarsi, negli anni ’90, nei panni di assistente alla coreografia e di diventare Maître de ballet nei maggiori teatri d’Italia: dalla Scala di Milano all’Opera di Roma e al San Carlo di Napoli, fianco a fianco con i “mostri sacri”: Carla Fracci e Roberto Bolle su tutti.

Alla soglia dei 52 anni, Alessandra Celentano non ha alcuna intenzione di rallentare, anzi. A fine agosto, complice la storica amicizia con Corrado Giordani, coreografo della Nazionale Italiana di Pattinaggio di Figura, l’abbiamo ritrovata sul ghiaccio di Bergamo, accanto ai campioni azzurri. E oggi, in esclusiva, ci racconta questa avventura…

L’incontro con il mondo del ghiaccio. Com’è avvenuto?
“Fin da bambina sono sempre stata appassionata di pattinaggio su ghiaccio. È una disciplina artistica, come la danza. Guarda caso il mio migliore amico Corrado Giordani, ex collega e bravissimo ballerino, è attualmente il coreografo della nazionale italiana di pattinaggio di figura e di molti atleti internazionali, e mi ha invitato per le masterclass che ho tenuto agli allievi nell’innovativa sede Icelab di Bergamo diretta da Federica Pesenti”.

Una full immersion a Bergamo, a fine agosto. Che esperienza è stata, e cosa pensa di aver lasciato ai pattinatori?
“È stata una bellissima esperienza, molto interessante perché, anche essendo discipline diverse, il pattinaggio ha molti punti in comune con la danza. Ho avuto il piacere di lavorare con i migliori atleti di Icelab, tra cui Matteo Rizzo, Marco Fabbri e Charlene Guignard. Spero di avergli trasmesso il grande amore che ho per la danza oltre alle nozioni tecniche. Diciamo che ho fatto più che altro un lavoro di ricamo su un tessuto già esistente”.

Prima di questo connubio, aveva mai pensato di approcciarsi al mondo del ghiaccio?
“Non ci avevo mai pensato, ma come dicevo anche prima, ho sempre avuto il desiderio. Seguivo e seguo ancora le gare in televisione”.

L’amicizia con Corrado Giordani. Mi rivela qualche aneddoto che vi unisce?
“Io e Corrado ci conosciamo sin da piccoli! Gli aneddoti sarebbero tantissimi anche perché abbiamo condiviso vita privata e vita professionale. Tra di noi c’è sempre stata molta complicità, anche sul palcoscenico”.

E’ una esperienza che avrà un seguito?
“Mi auguro di sì!”

Come definirebbe, alla luce di questo approccio, il mondo del pattinaggio di figura?
“È un mondo che si avvicina tantissimo al mio, quello della danza, e quindi un mondo di studio, sacrificio, disciplina, dedizione e arte. Anche perché diversamente non potrebbe essere…la ricerca della perfezione”.

La maggior parte di noi la conosce come la severa docente della scuola di Amici, ma lei insegna danza in molte altre scuole. Nel quotidiano, cosa dà ai suoi ragazzi e cosa riceve da loro?
“Do tutto il mio sapere e sono molto generosa. Mi piacerebbe essere ricambiata”.

Mi rivela una cosa che riesce a farla sorridere di cuore?
“Mi si illumina il viso quando vedo un bell’elemento, quando vedo bravura, quando vedo un artista! E poi ovviamente quando sto con i miei piccoli a quattro zampe”.

“L’esperienza arricchisce. Oggi c’è molta improvvisazione, ma senza basi non si può andare lontano…”   Sono parole sue, estrapolate da un’altra intervista. E’ questo, nella danza come in altre discipline, il male di cui soffre la nostra società?
“In parte sì, ma io non colpevolizzo i giovani ma piuttosto le famiglie e i maestri con cui si relazionano. Spetta a noi dare linee guida e chissà, forse un giorno la situazione migliorerà”.

Un messaggio con il quale le piacerebbe chiudere questa intervista….
“Il mio messaggio è rivolto ai ragazzi ed è sempre lo stesso: consapevolezza, rigore e tanta passione per quello che si fa”.

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