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Intervista esclusiva a Mattia Casse, tra sogni, amicizie, sacrifici e… golf

Mattia Casse - Foto official Instagram page

Riuscire ad entrare nella top7, nel primo gruppo di merito, in discesa libera ed in superG.” È questo il sogno nel cassetto del giovane Mattia Casse, sciatore azzurro classe 1990 che sta vivendo la sua migliore stagione in Coppa del mondo e che, dopo l’importantissimo weekend di Kitzbuehel, ha concesso questa intervista esclusiva a Sportface.it.

Un sogno nel cassetto molto concreto quello dello sciatore di Ulzio, punto di partenza per sognare poi più in grande e puntare in futuro a, chissà, medaglie mondiali od olimpiche a livello senior, dopo quella bellissima d’oro già conquistata al Mondiale junior 2010 in discesa libera, abbinata a quella di bronzo in superG, tuttora, da sue parole, le migliori soddisfazioni della sua giovane carriera.

Partiamo innanzitutto dalle recenti gare, quelle sulla Streif di Kitzbuehel, dove è arrivato il secondo miglior risultato della carriera, un settimo posto in superG, ma dove purtroppo Mattia non ha avuto la possibilità di cimentarsi in discesa. I tre infortuni conseguenti alle spaventose cadute di Georg Streitberger, Hannes Reichelt ed Aksel Lund Svindal e le condizioni meteo in peggioramento hanno obbligato all’interruzione della gara dopo il 30esimo pettorale

Ho fatto delle prove abbastanza veloci,” esordisce Casse rispetto al secondo ed al primo posto conquistato in due giorni di prova. “In questa settimana ho sciato davvero in maniera sciolta e mi sono sentito molto a mio agio, e quando in discesa si scende così poi si è anche veloci, ed i risultati lo dimostrano.” Nonostante la delusione di non aver potuto dimostrare in gara il potenziale esibito in prova, l’azzurro esce con tanta fiducia dal weekend austriaco. “L’aver fatto un superG e due prove di discesa così vuol dire tanto perché in discesa non avevo mai fatto così bene anche se solo in prova, ed anche ora a Garmisch sto sciando bene. Non aver fatto la gara a Kitzbuehel è stato un duro colpo ma sono ancora più carico, anche perché arrivano di nuovo delle belle discese tecniche e me la posso giocare.”

L’obiettivo a breve termine è quello di confermare e migliorare sempre di più il pettorale di partenza, per poi avere migliori possibilità di ottenere buoni risultati. “In superG mi sono riconfermato nei primi 10 e quello era l’importante, perché mi permette di continuare a scalare le classifiche e poi finire l’anno nel migliore dei modi. Intanto ora cercherò di confermare questa benedetta top30 in discesa,” dove è entrato proprio prima di Garmisch a causa delle tre defezioni per le cadute di Kitbuehel, “ed andare un po’ più forte in gigante.

In questa stagione, Casse ha addirittura già sfiorato il podio in coppa del mondo, in quel notoriamente atipico superG di Beaver Creek, molto tecnico e molto più vicino ad un gigante (dove Mattia ha già ottenuto buoni risultati nel recente passato) che ad una discesa libera. “Sono uno sciatore molto tecnico; in tutta la stagione sto esprimendo finalmente il mio potenziale quando ne ho le possibilità sul tecnico. Il superG è la disciplina in cui mi sono sempre trovato a mio agio, fin da piccolo quando da subito sono riuscito ad andare forte. A Beaver Creek era la prima volta che partivo nei 30 in superG ed ho sfruttato subito l’occasione.” Il quarto posto, deciso da Ted Ligety, ultima vera minaccia della gara, sceso con il pettorale ventinove che ha buttato giù dal podio l’azzurro in leaders’ corner dai primi pettorali, ha poi dato il via ad una serie di ottime prove: “in discesa invece ho parziali sempre veloci ma prima, in generale, commettevo qualche errore. Sembra un caso, ma queste di discesa a Kitzbeuhel e Garmisch le ho fatte sbagliando quasi nulla e le ho terminate sempre nei primi posti, quindi… diciamo che sta andando bene.

Facendo un lungo passo indietro, parliamo degli esordi sugli sci e degli inizi sulla neve. Casse, peraltro, è anche figlio d’arte, di quell’Alessandro Casse campione del mondo sul chilometro lanciato sia nel 1971 che nel 1973 e detentore del record del mondo di velocità dell’epoca, vicino ai 185km/h. “Io abitavo in montagna, in provincia di Torino e più precisamente ad Ulzio vicino al Sestriere. Lì, o scii o scii,” ha aggiunto con una risata. “Poi la mia famiglia è una famiglia di sciatori, mi sono ritrovato sugli sci quando avevo due anni e non potevo che continuare,” ha continuato con tono ilare. Quella di continuare è stata una saggia scelta, così come saggia e non certo facile per un ragazzo di quattordici anni è stata quella di trasferirsi in Friuli Venezia-Giulia, per studiare nella cittadina di Tarvisio.

Mattia CasseEro alle finali nazionali del Pinocchio e si avvicinò Tiziana Candoni a mio padre e gli disse di iscrivermi al ‘suo’ Liceo.” Mattia parla del Liceo Sportivo Bachmann, di un istituto di scuola superiore il cui progetto, nato nel 2000, è quello di permettere ai talenti delle discipline invernali di non dover più scegliere tra l’istruzione e lo sport di alto livello. “Mio padre accettò e decise di darmi una possibilità in Friuli per studiare. Ci sentimmo spesso con Tiziana, d’estate andammo a Tarvisio a vedere la scuola e le strutture, mi piacquero e decisi di buon grado di iscrivermi. Presi un’ottima decisione. Se non fossi andato là non sarei mai diventato lo sciatore che sono. Devo molto a quella scuola e tutt’ora sono molto legato a loro. Appena posso vado là a trovarli. È un po’ come se fosse la mia seconda casa.

L’esperienza è stata molto positiva per lo sciatore azzurro, che non manca di consigliare a tutti i piccoli talenti di seguire la sua strada. “La consiglierei a chiunque. A parte la qualità della scuola, lo sci è diventato anche uno sport costosissimo ed il Liceo Bachmann ti permette di allenarti ad alto livello e di raggiungere i tuoi obiettivi. Tanta gente è passata da lì, ma poi sta a te come persona sfruttare la grande possibilità che loro ti offrono o altrimenti puntare ad altre carriere, anche ‘solo’ il maestro di sci. Questa esperienza dovrebbe essere estesa come sistema anche ad altri sport. Credo che per raggiungere i massimi livelli ci voglia innanzitutto una grande organizzazione, e questa deve partire dalla famiglia, dalle società sportive, dagli allenatori ma anche dalle scuole. Sono linee guida indispensabili.

Come dice saggiamente Casse, un’ottima scuola non è sufficiente per diventare un campione, perché sta ad ogni persona sfruttare le chance che vengono date. Inoltre, bisogna anche accettare gli enormi sforzi che, soprattutto in gioventù, la vita da sciatore obbliga a fare. “Lo sciatore non ha vacanze innanzitutto, non ha niente se non ad aprile. Vive la sua vita sempre in inverno, in maniera riservata, ed anche d’estate siamo sui ghiacciai. Giriamo il mondo per 200 giorni all’anno, non abbiamo vacanze, non ci sono sabati e domeniche, la vita sociale è molto relativa al di fuori dell’ambito dello sci. Quando diventi un senior la cosa poi si stabilizza e diventa più facile da affrontare, ma a livello giovanile è molto difficile e sono richiesti molti sacrifici per far combaciare le cose.

E nelle trasferte, nonostante l’essere in famose e bellissime località turistiche, la giornata è ben lontana da quella di un turista. “Nei giorni di allenamento si fa il training la mattina, si pranza e poi al pomeriggio si fa un po’ di atletica, si dorme, si analizza a video la giornata. Si va poi a cena e quindi al bar o si sta un po’ in camera, ma si va presto a dormire.” Anche quando c’è un po’ di tempo libero “non riusciamo mai a vedere davvero le località dove andiamo. Ci dicono tutti ‘eh andate sempre in posti fighissimi, che bello, chissà quante cose vedete!’. Vero, ma io vedo sempre la pista di gara, la pista di allenamento e basta.” E poi ridendo:  “ah, anche l’hotel in cui dormo.” È anche in questi momenti che un buon team e delle solide amicizie tra compagni ed avversari aiutano a vivere le lunghe trasferte. “Alcuni dei ragazzi con cui giro in questo momento io li conosco da quando avevo 5 anni ed ora ne ho 25, fai tu il conto di quanto tempo abbiamo potuto condividere assieme. Altri li conosco da meno ma comunque da 10 anni. Passo davvero molto più tempo con loro che con la mia fidanzata o la mia famiglia. Sono diventati anche loro parte della mia famiglia.

Queste non sono certo le uniche difficoltà per lo sciatore. Si è parlato prima degli infortuni occorsi a tre grandi campioni proprio recentissimamente sulla Streif e sono gli infortuni ad essere spesso dietro l’angolo ed a rovinare stagioni di allenamenti. Anche Casse ne è stato involontario protagonista. Si parla ad esempio del 2012, l’anno in cui per lui arrivarono le prime grandi vittorie internazionali in coppa Europa, ma anche quando nelle prove della discesa di Lake Louise si procurò un brutto infortunio alla spalla, che lo tenne fuori dalle gare per un intero anno.

E le insidie, sebbene di minor portata, sono presenti in ogni gara, minuziosamente preparata nei minimi particolari. “C’è chi non riesce a dormire e chi è tranquillo, c’è chi fa mille giri di riscaldamento e chi invece si risparmia. È una cosa personalissima, ognuno ha il suo mondo, quando si avvicina la gara entra in quel mondo e ne fa un’arma vincente per affrontare al meglio la competizione. Poi si arriva lì al cancelletto pronti a partire e magari un palo rotto, una caduta, qualsiasi cosa che ti fa aspettare. È complicato star lì e tenere la concentrazione. Ti sei magari prefissato di partire dopo un certo numero di secondi ed invece devi rivedere tutte le tue prospettive, ritrovarti, ricercare tutte le giuste sensazioni.”

Gioco a golf nel mio tempo libero,” risponde infine alla domanda su com’è il Mattia al di fuori della neve. “È molto rilassante e mi aiuta parecchio nella gestione della concentrazione, ma faccio davvero un po’ di tutto. Ho provato recentemente a fare tennis, poi faccio gare in bici, non sto mai fermo sostanzialmente,” conclude con una risata. “È importante riuscire a fare cose diverse dallo sci. Poi il tempo a casa ovviamente è quello che è, un po’ stai con gli amici, un po’ sul campo da golf, un po’ con la famiglia e l’estate vola via velocemente e devi subito rimettere gli sci ai piedi.

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