Rio 2016

Rio 2016, Chiara Cainero: “Un argento che vale oro”

Chiara Cainero - Foto Fitav

DALL’INVIATO A RIO DE JANEIRO

Solo sorrisi non c’è spazio per i rimpianti. Chiara Cainero si gode al meglio l’argento colto nella finale di tiro a volo skeet femminile. “Sono felicissima, per me questo argento vale oro – afferma la campionessa olimpica di Pechino 2008 -. E sono felicissima per Diana, so i sacrifici che ha fatto, la fatica che fa. Sono contenta per entrambe“. Una finale inedita e dalla tensione palpabile in cui a sfidarsi sono state due atlete della stessa nazionalità. “Eravamo felicissime tutte e due, gliel’ho detto prima della finale: ‘Comunque vada, va benissimo”. Eppure qualcosa da recriminare ci sarebbe visto come è partita contratta nell’atto conclusivo e i conseguenti due piattelli mancati. “Quei due errori? Questo cambio regole è particolare, si azzera tutto, come nel tiro a segno. Sono arrivati purtroppo. Ho cercato di tirare avanti dritta, ma va benissimo così. Non sapevo nemmeno Diana come stesse andando ho pensato sparare un piattello alla volta“. Un percorso particolare che l’ha vista giungere in finale partendo da molto lontano. “È stato un quadriennio diverso rispetto alla precedente Olimpiade. C’è stata una gravidanza e un bambino che ho lasciato a casa. Non è stato semplice gestire tutto quanto e concentrarsi nel miglior modo. Però a casa ho un team supporter, i nonni, mio marito che mi danno una mano. Ho gareggiato fino al quinto mese e ho deciso di riprendere quando aveva quattro mesi perché, in accordo con mio marito, tentavamo di arrivare a Rio. La medaglia è arrivata, l’ho sognata, l’ho preparata, l’ho voluta. A Londra mi ero detta: ‘Punto alla finale’. Qui ho fatto lo stesso e ci sono riuscita. Per le donne è più difficile? Le donne sono mamme, per noi è più difficile. Abbiamo una squadra italiana con tante mamme, se si organizzano alla fine ce la fanno a gestire un po’ tutto. Poi in camera d’albergo siamo sole ed a volte non riesci neanche a vedere i figli su Skype perché ti mancano. Non è facile, i bambini capiscono in un certo senso”.

Sportface/Italpress

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