Editoriali

DiaRIO olimpico – Diana e Chiara, due super mamme per un’impresa storica

Diana Bacosi, Chiara Cainero, Rio de Janeiro 2016, foto Gmt

DA RIO DE JANEIRO

Due mamme, due amiche, due compagne di nazionale e campionesse olimpiche. A Rio, in un pomeriggio memorabile, lo skeet si colora d’azzurro grazie a Diana Bacosi e Chiara Cainero, oro e argento nella finale dell’Olympic Shooting Centre. Un’impresa mai riuscita nella storia del tiro a volo italiano, che pure oggi può festeggiare lo storico sorpasso sugli Stati Uniti nel medagliere all-time della disciplina.

Bacosi e Cainero, due mamme “in carriera” che hanno fatto emozionare l’Italia. Con fatica, tanta fatica, e molti sacrifici. Il più grande è anche il più scontato: “Lasciare mio figlio a casa”, come ammette la Diana trovando il pieno assenso dell’amica Chiara, a pochi passi dalle due bandiere tricolori che sventolano nel cielo di Rio de Janeiro.

Mentre loro sparavano di fronte al presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach e al numero uno del Coni Giovanni Malagò, mai così felice dall’inizio dei Giochi brasiliani, Mattia (7 anni, figlio della Bacosi) ed Edoardo (due anni e mezzo, figlio della Cainero) erano davanti a un televisore, a dieci mila chilometri di distanza, con un desiderio diverso dalle medaglie sognate dai milioni di italiani incollati alla tv: poter riabbracciare Diana e Chiara il prima possibile.

Lo stesso desiderio, peraltro, delle mamme Bacosi e Cainero. “Dedico a Mattia questa medaglia – ha dichiarato Diana – Non vedo l’ora di tornare a casa e abbracciarlo. Voglio passare più tempo possibile con lui finché non riprenderà la scuola: quando l’ho sentito prima ballava ed esultava, spero sia contento di vedere mamma con la medaglia, mi prenderà anche questa per giocare, come fa sempre”.

Anche per la Cainero – a Rio insieme al marito, ai genitori e agli zii – non sarà semplice, visto che il piccolo Edoardo è in Sicilia con i nonni e la cognata: “Stasera festeggerò con la mia famiglia a Casa Italia e poi spero di dormire – ha rivelato con un sorriso la friulana – visto che non ci riesco da due mesi. Ma poi voglio volare da mio figlio. Per noi mamme è difficile: riusciamo a gestire tutto se siamo messe nelle giuste condizioni organizzative, ma alla fine in camera d’albergo siamo sole e a volte non riesci a vedere tuo figlio neppure su Skype perché ti manca. Non è facile: i bambini capiscono”.

Di certo Mattia ed Edoardo capiscono anche l’amore immenso delle loro mamme. Due amiche che oggi hanno scritto la storia del tiro a volo e dello sport italiano, facendo meglio persino del mito dello skeet, l’americana Kimberly Rhode, al sesto podio consecutivo ai Giochi Olimpici ma per una volta costretta ad accontentarsi del bronzo. “È stato molto difficile affrontare Chiara in finale – ha spiegato Diana – C’era tutta la tensione e c’erano i sacrifici fatti in questi anni. Io e lei siamo amiche anche fuori dal tiro, ci rispettiamo moltissimo e ci vogliamo bene. Alla fine ho guardato il tabellone, c’era scritto medaglia d’oro vicino al mio nome e sono scoppiata piangere. Peccato, avrei voluto fare una corsa come quella di Benelli (campione olimpico ad Atene 2004 e adesso tecnico della nazionale, ndr), invece mi sono bloccata”.

Contenta Diana, contenta anche Chiara. Che un oro olimpico lo aveva già vinto, a Pechino 2008. E stavolta, arrivata in finale con un percorso netto in semi (16 piattelli su 16), si è preoccupata più di consolare l’amica già in lacrime che della concentrazione per l’atto conclusivo, cominciato con due errori nei primi quattro colpi. “Ma io sono felicissima – ha rivelato la Cainero – Lo ero già prima della finale e l’ho detto a Diana. Questo argento vale come un oro. Se arrivo fino a Tokyo? Se avrò la forza e le capacità, se lo meriterò, perché no?”.

Del resto, come ricorda anche la Bacosi, “mai rinunciare ai propri sogni”. E se lo dicono due mamme campionesse olimpiche, c’è da crederci.

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