Non è finita (e probabilmente non finirà tanto presto) la vicenda riguardante Alex Schwazer. Le urine del campione altoatesino, che avevano portato alla squalifica di ben 8 anni arrivata dal TAS di Losanna appena prima dell’Olimpiade di Rio de Janeiro, sono state sequestrate dalla Procura tedesca di Colonia su ordine della Procura di Bolzano, per un test del DNA.
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Ad essere sotto analisi è ora l’effettiva appartenenza del campione a Schwazer, poiché ci sono sospetti che i sei precursori di testosterone sintetico trovati nel campione di urine dell’azzurro siano stati inseriti tra l’effettivo momento di raccolta del campione e l’arrivo dello stesso ai laboratori di Colonia per l’analisi o tra l’arrivo del campione ai laboratori e l’effettivo inizio delle analisi.
Infatti, uno dei punti su cui la difesa sta costruendo la sua battaglia è proprio il tempo trascorso tra le 8.35 del primo dell’anno del 2016 (momento della raccolta delle urine) e le 6 del mattino del giorno seguente. Come denunciato da Sandro Donati ci sarebbero dei vuoti temporali nella catena di custodia. La custodia è già certo sia stata affidata all’ufficio dell’ispettore del laboratorio di Colonia, ma “senza l’indicazione delle modalità di custodia e con una permanenza dei campioni nelle mani di personale esterno al laboratorio di Colonia per oltre 22 ore”.