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ESCLUSIVA – Arnaldi: “Stagione piena di bei momenti, Next Gen Finals il miglior modo per chiuderla”

Matteo Arnaldi
Matteo Arnaldi - Foto Giampiero Sposito

Ci sono stati tanti momenti belli quest’anno, sicuramente quello di Roma è stato un torneo importante”. Matteo Arnaldi ha aperto così l’analisi sull’anno appena trascorso, intervenendo a Spazio Tennis Live sul canale Twitch di Sportface. Il tennista sanremese ha chiuso alla posizione numero 135 del ranking e Roma è stato sicuramente un punto chiave della sua stagione. Pur avendo perso al primo turno contro Cilic, ha infatti disputato un ottimo tabellone di prequalificazione battendo Francesco Forti al turno decisivo, sul Pietrangeli: “Non ero mai stato al Foro, sapevo che il Pietrangeli fosse quello con le statue ma non dove si trovasse”.

Per il giovane talento, tuttavia, non c’è stata solo Roma quest’anno: “Importante è stata Francavilla, la mia prima vittoria in un torneo Challenger. Poi San Marino, dove sono andato da solo ed è stata una grande settimana. Quindi New York e le Next Gen Finals”. Proprio sull’esperienza milanese Arnaldi ha fatto un’analisi, raccontando il percorso che lo ha portato fino all’Allianz Cloud: “È partito tutto da quando ho giocato sul cemento. Ad Alicante la qualificazione era solo un’idea, ero molto più indietro rispetto agli altri e non era l’obiettivo principale. Dopo Saint Tropez sono diventato numero 10 (della race, ndr) quindi ho iniziato a crederci. Poi c’è stata la sconfitta contro Simon a Brest che mi ha tolto un po’ le speranze, però un po’ credevo di continuare a meritarlo per come avevo giocato in stagione. È stato il modo migliore per chiudere un anno che, per come era partito, non sembrava potermi portare là”.

Sempre a Milano c’è stata la bellissima partita con Passaro, che Arnaldi si è visto sfuggire di mano dopo essere stato in vantaggio di due set ed aver avuto match point: “Pensavo di scendere in campo molto più teso in campo, ma credo che entrambi dobbiamo abituarci a giocare questi match. Anzi, spero di giocarne di più contro di lui. Sono entrato con la consapevolezza di poterla vincere. Sapevo che era una partita aperta e secondo me è stata lottata fin da subito. Poi l’ho girata a mio favore, ma c’è stato l’episodio dei crampi e si è un po’ complicata. Lui ha iniziato a tirare molto più forte e piatto ed è stata una partita completamente diversa. Sinceramente non so bene come l’ho persa, ma è stato bello averla giocata”.

Interessante anche il giudizio di Arnaldi riguardante il compenso dei giocatori di tornei Challenger, giudicato scarso da molti addetti: “Per stare tranquillo economicamente ci sono voluti Roma e le Next Gen Finals, che mi hanno portato un po’ di guadagno, per gestire anche altri viaggi e altri tornei. I Challenger non danno sicurezza. Soprattutto se ne giri tanti devi fare sempre almeno semifinale o finale per essere tranquillo, o almeno per andare in pari”. E, sempre rimanendo nella dimensione Challenger, Arnaldi ha stilato la sua personale classifica dei top 3 giocatori del circuito: “Quest’anno mi metto io nei primi tre, poi Shelton che ne ha vinti tre di fila e Munar”.

Alessandro Petrone rimane come coach, poi Matteo Civarolo, e come preparatori Diego Silva e Filippo Ferrares”. Questi saranno i compagni di viaggio per la prossima stagione, in cui Arnaldi sarà chiamato a fare meglio di quest’anno: “Migliorare può essere difficile ma non è detto. Fino ad aprile non difendo neanche un punto, poi dopo c’è Francavilla. Da San Benedetto in poi la situazione si complica, dovrei fare almeno i quarti di finale in ogni torneo. Ma se vinco un 250 sono a posto”.

Il classe 2001 ha inoltre dimostrato di avere le idee chiare sui propri limiti e gli aspetti da migliorare per raggiungere questi obiettivi: “Stiamo lavorando sul servizio. Al primo turno a Milano il risultato si è già intravisto: in alcuni momenti sembravo Isner. Credo di aver giocato bene indoor ed è un buon punto di partenza. A inizio anno non vincevo neppure un match su quella superficie, ma ho alzato il livello. Fisicamente c’è tanto da lavorare, ma stiamo mettendo insieme tutti i pezzi del puzzle”.

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