Ciclismo

Tour de France 2017, le pagelle della 18° tappa. Barguil fa il fenomeno, Aru sprofonda

Chris Froome - Foto Thortuck CC BY-SA 3.0

Il primo arrivo della storia del Tour in vetta all’Izoard sorride alla Francia. È Warren Barguil (Team Sunweb) a trionfare sulla mitica cima, conquistando definitivamente la maglia a pois di miglior scalatore in questa edizione della Grande Boucle. Alle sue spalle, la lotta per la classifica generale vede Chris Froome (Team Sky) mantenere la maglia gialla, con la sola tappa di domani e la cronometro di dopodomani a separarlo dalla sua quarta vittoria sui Campi Elisi. Romain Bardet (AG2R-La Mondiale) guadagna 6” su Rigoberto Uran (Cannondale-Drapac) e al momento lo scalza dal secondo gradino del podio. Podio sul quale non salirà purtroppo Fabio Aru (Astana Pro Team), ancora in difficoltà a causa di una bronchite.

PAGELLE

Warren Barguil 10 e lode

Il francese si invola a 5 km dall’arrivo, riprende a uno a uno i fuggitivi e trionfa in solitaria sulla cima dell’Izoard, montagna che ha fatto la storia (e la leggenda) di questo sport. Barguil non poteva onorare meglio di così la maglia a pois che ha sulle spalle e che nessuno può più portargli via. È il coronamento di un Tour de France per lui strepitoso, nel quale – oltre alla classifica degli scalatori – conquista due successi di tappa e un piazzamento nella top ten della classifica generale. Il tutto dopo le vicissitudini delle ultime stagioni, in particolare la frattura del bacino occorsagli lo scorso aprile e che sembrava precludergli la partecipazione alla Grande Boucle. Chapeau.

Chris Froome 7,5

Neppure oggi la maglia gialla fa la differenza in salita (pur provandoci e per poco non riuscendoci). Poco male, perché la sua leadership non è mai stata seriamente in discussione, e la sola cronometro di Marsiglia – che sulla carta lo favorisce – separa ora Froome dal suo quarto trionfo (terzo consecutivo) al Tour.

Romain Bardet 8

Non pecca certamente di generosità il francese: sebbene incapace di mettere in difficoltà i rivali diretti – Froome su tutti – in salita, Bardet non rinuncia a provarci, gestendo alla perfezione le (apparentemente poche) energie residue. L’allungo finale gli consente oggi di conquistare 6” (4” di abbuono) su Rigoberto Uran, scavalcato al secondo posto della classifica generale.

Rigoberto Uran 7,5

Anche sull’Izoard il colombiano “cittadino del mondo” (come lui stesso si definisce) si conferma tra i migliori di questo Tour de France, dimostrando di meritare pienamente il posto sul podio che attualmente occupa. E pazienza se Bardet al momento gli porta via la seconda posizione: nei 22 km della crono di Marsiglia (che dovrebbe favorirlo rispetto al francese), Uran può ancora operare il contro sorpasso.

Mikel Landa 8

Ancora una volta lo spagnolo – già miglior scalatore all’ultimo Giro d’Italia – dà la sensazione di avere qualcosa in più rispetto agli avversari quando la strada sale, ma gli obblighi di scuderia gli impediscono di fare la propria corsa. Landa scavalca comunque Fabio Aru al quarto posto della classifica generale, a 1’36” dal suo capitano in maglia gialla. Sarebbe interessante vedere dove potrebbe arrivare se non dovesse rendere conto ad altri.

Fabio Aru 5

Dopo il Galibier, anche l’Izoard respinge il Cavaliere dei 4 mori, che – staccatosi ai -5 km all’arrivo – paga un altro minuto ai rivali di classifica e vede allontanarsi definitivamente il podio. Aru è attualmente quinto in classifica generale, a 1’55” dalla maglia gialla di Froome e a 1’26” dal terzo posto. Un altro corridore, sulle Alpi, rispetto a quello ammirato nelle prime due settimane di questo Tour de France, capace di vincere una tappa e di indossare per due giorni la maglia gialla. Sembra che i motivi di questa inquietante debacle siano da ricondursi a una bronchite che da giorni lo affligge, minandone irrimediabilmente il rendimento. In tali condizioni deficitarie, peraltro, Aru viene lasciato colpevolmente solo dalla squadra, ancora una volta totalmente inadeguata a supportarlo. Il suo rapporto fatto di alti e bassi con l’Astana, se non altro, pare finalmente destinato a interrompersi

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