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Inizia l’era Inzaghi: Dzeko guida l’attacco. E Sarri riparte dal baby Moro

Simone Inzaghi- Foto Antonio Fraioli

Sabato di Serie A: quattro partite, otto squadre, sei allenatori nuovi. Chi per un motivo e chi per un altro: in quattro hanno scelto di andarsene (De Zerbi, Conte, Inzaghi, Juric), solo uno (Nicola) è stato esonerato. Sabato di destini incrociati, di vecchi ex e di calciomercato. Quello che lega Lazio e Inter al termine di un’estate che si è aperta con i due club ai ferri corti per il ribaltone Inzaghi. Poi la Lazio ha virato su Sarri e si è regalata mesi di entusiasmo. Ma la scia di Inzaghi si è fatta sentire, continua a farlo, avrebbe voluto con sé tanti suoi pupilli. L’unico che davvero si è convinto a vestire di nerazzurro è Joaquin Correa “non nelle condizioni mentali per giocare”, come ha detto Sarri. La Lazio sfiderà l’Empoli senza di lui e con Pedro (“Può fare uno spezzone“) in panchina. Toccherà quindi a quel Raul Moro che Simone Inzaghi non ha mai davvero visto come una reale alternativa. Classe 2002, unica stella di una Primavera biancoceleste retrocessa al termine di una terribile stagione. L’unica luce l’ha spesso accesa lui e l’esordio al Castellani è il giusto merito.

Niente linea verde per l’Inter che contro il Genoa si affiderà ad Edin Dzeko, pronto a guidare l’attacco col solo Stefano Sensi a supporto nel 3-5-1-1 forzato e detttato dalla squalifica di Lautaro, dall’infortunio di Alexis Sanchez e da un mercato che fin qui non ha ancora offerto la punta che il tecnico vuole. La prima del post Hakimi e Lukaku, offre più dubbi che certezze. Queste stanno nella difesa, il vero punto fermo e di continuità da Conte a Inzaghi. Stesso modulo, stessi interpreti, un titolo europeo in più per Bastoni chiamato a vestire i panni del leader come Barella. Ce n’è bisogno in un’estate che ha sfasciato quella banda di eroi che aveva scritto la storia. E alla vigilia dell’esordio c’è anche la notizia dell’esonero di Oriali. L’Inter che va e una Inter che resta e arriva.  La prossima sarà la 200esima presenza in Serie A per Edin Dzeko che contro il Genoa ha prodotto tra gol e passaggi otto sigilli (tre reti, cinque assist).

Non vuole sentir parlare di Scudetto Gian Piero Gasperini. Argomento tabù. Mentre non lo è più quello di Gomez che ha accompagnato la marcia d’avvicinamento alla prima giornata. Ora c’è il Torino di Juric a cui servirà molto di più rispetto a quanto fatto vedere in Coppa Italia contro la Cremonese. L’Atalanta ha realizzato 11 gol nelle sue ultime tre partite d’esordio stagionale in Serie A ed è la squadra che ne ha segnati di più nelle ultime tre stagioni. Numeri niente male ma che non sorprendono per una Atalanta che contro i granata dovrà comunque fare a meno di tre squalificati di lusso come Toloi, de Roon e Freuler. Al Torino mancherà il vero Belotti, reduce da un colpo alla caviglia in Coppa Italia: “Il vero gallo lo rivedremo solo dopo la sosta“, dice Juric. Ma è convocato e punta a far bene dopo le voci di mercato. Come puntano a far bene due allenatori chiamati alla stagione più importante: Di Francesco guida il Verona in quello che deve essere l’anno del suo rilancio, Dionisi è alla prima del grande salto dopo l’ottima esperienza all’Empoli. L’abruzzese ha vinto solo uno dei cinque esordi su una panchina in Serie A, con la Roma nel 2017 e al termine di quella stagione arrivò una semifinale di Champions League. Al Verona basterebbe arrivare tra le prime dieci.

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