Calcio

Mondiale 2018: Cile quasi fuori, ma può vincere due gare a tavolino

Arturo Vidal - Foto Nazionale Calcio CC BY 2.0

Loco Sudamerica. Il Mondiale di calcio del 2018 è ancora lontano, ma per il Cile sembra essere lontanissimo. La squadra di Juan Antonio Pizzi, vincitrice delle ultime due edizioni della Copa America, è in grande difficoltà. Per capirci meglio dopo nove giornate, esattamente la metà delle diciotto previste, il Cile è sesto ad undici punti frutto di tre vittorie, due pareggi e quattro sconfitte. A cinque punti dal quinto posto che quantomeno permetterebbe di giocarsi lo spareggio con una squadra asiatica. Già, cinque punti. Il Cile potrebbe colmare il gap in un colpo solo, per motivi e per storie incredibili che solo il Sudamerica è capace di sfornare. Ma andiamo a ritroso. Il Cile nella giornata di ieri tracolla contro l‘Ecuador perdendo con un nettissimo 3-0. Nella formazione ecuadoregna gioca in attacco Enner Valencia, due anni al West Ham e adesso in forza all’Everton. Con una storia incredibile alle spalle, l’attaccante infatti è accusato di non pagare gli alimenti alla figlia da ben cinque anni, reato punibile con un arresto immediato. La polizia lo sa e programma il tutto: a Quito, al termine della partita con il Cile, il giocatore verrà preso ed arrestato.

Ma a dieci minuti dalla fine Valencia si accascia a terra, sembra avere problemi respiratori e viene trasportato in ospedale. L’attaccante però sta fingendo. Si , perché c’è un luogo per sfuggire all’arresto della polizia e questo è l’ospedale. L’Ecuador vince 3-0, ma adesso per colpa di Valencia può vedere clamorosamente ribaltato il punteggio: da 3-0 a 0-3 a tavolino. E questi sarebbero i primi tre punti che il Cile potrebbe recuperare. Ma noi avevamo parlato di cinque punti. Per gli altri due dobbiamo trasferirci in Cile, il 6 settembre, quando la “Roja” non va oltre lo 0-0 casalingo contro la Bolivia. A tredici minuti dal termine fa il suo ingresso Nelson Cabrera. L’ex giocatore del Colo Colo ha una particolarità: è paraguaiano di nascita ed è stato naturalizzato boliviano da tre anni, ma c’è una normativa Fifa ben precisa: “Un giocatore con una nazionalità nuova può giocare con il suo nuovo paese se gioca almeno da cinque anni nel paese stesso”. Cabrera però ci gioca da tre anni e quindi il Cile ride sotto i baffi, grazie al pazzo Sudamerica che regala storie come queste.

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