Calcio

Football Stories: Lukas Podolski, il calcio da globetrotter

Lukas Podolski - Foto Steindy CC BY-SA 3.0

La vita di Lukas Podolski fino ad oggi, è stata caratterizzata da una moltitudine di cambi di club e paesi in cui vivere.  Germania, Inghilterra, Italia, Turchia e Giappone sono le tappe della sua carriera. Tante culture e campionati differenti a cui adattare lo stile di vita e del gioco. Molto probabilmente saper essere un giocatore duttile gli è tornato favorevole in tutte queste situazioni differenti, dato che fino ad ora è stato utilizzato in ogni ruolo offensivo possibile dai suoi allenatori.

BUNDESLIGA – Si trasferisce con la sua famiglia dalla Polonia alla Germania dell’Ovest quando ha solo due anni. Crescendo, il talento di Lukas viene notato e quindi il campionato tedesco non tarda ad arrivare. Il Colonia decide di puntare su di lui, portandolo prima nelle giovanili e poi nella prima squadra, dove riesce ad affermarsi. Podolski è un giocatore dal sinistro imparabile: riesce a calciare con una potenza indescrivibile, dà l’impressione che con quel piede possa segnare da qualsiasi posizione. Nonostante le difficoltà del club ( retrocesso in due delle sue stagioni) riesce ad incidere parecchio, tanto da guadagnarsi il soprannome “Prinz Poldi”. Dopo tre stagioni viene convocato dalla Nazionale tedesca (che scelse al posto della Polonia) per i Mondiali di calcio del 2006 che si sarebbero svolti proprio in Germania.

Il suo cammino verso la vittoria termina in semifinale contro l’Italia, ma con un palcoscenico simile si mette in gran luce guadagnandosi le attenzioni del Bayern Monaco che, per la nuova stagione, vuole puntare sui talenti del proprio Paese. Schweinsteiger, Lahm e Podolski rappresentano il presente e il futuro del club bavarese. Al contrario di quanto si potesse ipotizzare, Lukas non riesce a trovare la sua dimensione in una squadra così prestigiosa. Molto probabilmente le cause sono dovute alla grande quantità di talento che l’attacco del Bayern possiede: Klose, Toni, Ribery e lo stesso Podolski a fatica riescono a coesistere e quindi, senza troppo rammarico decide di cambiare aria. Torna al Colonia per una seconda volta, ma dopo tre stagioni non cambia nulla e capisce che è proprio la Germania a non fare più al caso suo. 

PREMIER LEAGUE E NAZIONALE – Il 30 aprile 2012 viene ufficializzato il suo passaggio all’Arsenal per 11 milioni. Qui trova Wenger, un tecnico che riesce a trovargli una posizione in campo in ogni modo. Podolski in Inghilterra gioca da ala, trequartista, seconda punta e all’occorrenza anche da attaccante centrale. Riesce a ricoprire ogni ruolo offensivo egreggiamente, fornendo assist ai compagni di squadra, saltando l’uomo perchè dotato di buon dribbling e segnando un discreto numero di gol. Con i “Gunners” vince una Coppa d’Inghilterra ed un Community Shield. Ma è proprio in questo periodo dove Lukas riesce ad avere il suo exploit con la Nazionale. Joachim Löw lo fa giocare sempre, anche quando non sembra essere in condizione con i rispettivi club. Il CT riesce a dargli una maglia da titolare in ogni occasione, nonostante le giovani promesse che fioriscono come Marco Reus. Questa specie di “ossessione” è però giustificabile, considerando che Podolski con la Germania riesce sempre ad esprimersi al meglio. I numeri parlano chiaro: 49 gol in 130 presenze ed una Coppa del Mondo vinta. I meriti del tecnico ci sono, ma è evidente anche come Lukas con la divisa tedesca sulla pelle riesca a trasformarsi in un giocatore più decisivo.

SERIE A E TURKISH LEAGUE – L’Inter di Mancini ha bisogno di atleti affermati da affiancare ad una serie di calciatori meno esperti. La decisione ricade su Podolski che viene prelevato in prestito dall’Arsenal nel 2015. In Italia si parla del tedesco come un giocatore arrivato a fine carriera, ma Lukas in realtà ha 30 anni ed ha da poco vinto un Mondiale. L’aver giocato sempre ad alti livelli in questo caso è un punto a suo sfavore. I dubbi su di lui però non sono del tutti infondati perchè la stagione italiana finisce con un solo gol siglato senza lasciare traccia. Arriva quindi il momento di ripartire da un campionato minore, una competizione che possa dargli le giuste attenzioni e riportarlo in auge. La Turchia è la nuova destinazione, più precisamente il Galatasaray. Il livello del campionato naturalmente è molto più basso rispetto agli ultimi in cui ha giocato, perchè la Bundesliga e la Premier League sono caratterizzate dal gioco veloce, mentre il calcio italiano è più tattico e fisico. Adesso invece Podolski può mettere in mostra il suo lato individuale, quello utile a fare la differenza in questo contesto che lascia più spazio alla fantasia. I buoni risultati alla fine sono evidenti, tanto da guadagnarsi la chiamata ad EURO 2016. Ma il 2 marzo del 2017 arriva una notizia sconvolgente: Lukas decide di trasferirsi in Giappone.

J-LEAGUE – Il Giappone ha una cultura affascinante che attira ogni anno milioni di turisti, ma questo se sei un viaggiatore, non un calciatore. Tutto ciò però non ha frenato lo spirito di Podolski, che spinto dalla voglia di cominciare una nuova avventura si è accasato al Vissel Kobe, una squadra che milita nella massima serie nipponica. A Kobe è molto famosa la carne, non il calcio. Eppure il suo arrivo, misto all’innalzamento del livello che la J-League negli ultimi anni ha avuto, sta attirando calciatori da ogni continente (sopratutto quello sudamericano). Oggi è evidente come moltissimi atleti giapponesi stiano piano piano conquistando i top club europei (vedi Kagawa, Okazaki o Honda), riuscendo anche a portare la propria Nazionale a buoni livelli (sopratutto nelle competizioni asiatiche). Questo crescere esponenziale della cultura calcistica in un luogo, che sotto questo punto di vista fino agli anni ’80 veniva ricordato solo per “Holly e Benji”, ha probabilmente attratto un giocatore come Podolski, uno che alla sua carriera aveva già regalato molto. Il calcio in Giappone di questo passo arriverà presto allo stesso valore della MLS che, come Podolski, ha avuto dei campioni “globetrotters” in grado di regalare visibilità.

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