Calcio

Castellacci: “Sciopero dei medici? No, si dimetteranno dal loro incarico”

Il pallone della Serie A Tim 2017-2018 - Foto Antonio Fraioli

Il presidente di Lamica, nonché ex medico della Nazionale Italiana, Enrico Castellacci, intervenuto a ‘Punto Nuovo Sport Show’ su ‘Radio Punto Nuovo’, ha parlato del protocollo che dovrebbe essere stilato per la ripresa del campionato di Serie A: “Quello che chiediamo è ciò che abbiamo sempre detto: protocolli rigidi, ma applicabili. Non esiste al mondo che si possano fare protocolli senza che si possano rispettare. Noi non abbiamo potuto proferire al tavolo in cui è stato deciso perché non siamo stati invitati, i protocolli vanno fatti in modo che possano essere applicabili, altrimenti non sono utili. I protocolli non vanno fatti solo per la Serie A, ma anche per la Serie B e la Serie C. I giocatori sono professionisti e come tali hanno il diritto e dovere di allenarsi, anche in caso di non conclusione del campionato. Anche i giocatori di C vogliono allenarsi, bisogna fare protocolli mirati a seconda delle Leghe”.

Castellacci, poi, ha espresso la sua opinione in merito ad un possibile sciopero dei medici che, secondo le nuove norme, dovrebbero prendersi la responsabilità della salute degli atleti: “Sembra che la tendenza sia quello di cominciare a giugno il campionato, ma mettendo paletti rigidi come un solo infettato e tutti in quarantena, si fermerebbe di nuovo. I legali della Lamica sostengono che nessuno vuole non assumersi le sue responsabilità, ma di certo non vogliono assumersi responsabilità che non aspettano a loro. Ho ricevuto tantissime email da tantissimi medici della Serie B che minacciano le dimissioni. Scioperare? Non si tratta di scioperare, polemizzare, ma ragionare con buon senso. E’ strano che non si sia capito che l’unico responsabile non può essere il medico sociale. E’ ovvio che poi, giocoforza, i medici si dimetteranno dal loro incarico, non sciopereranno. Ho mandato una lettera alla FIGC senza ricevere risposte, il punto chiave è il medico del calcio ed ancora oggi non ci danno possibilità di parlare”.

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