Calcio femminile

Barcellona, Giovana Queiroz denuncia abusi e molestie sessiste. Il club nega

Barcellona cifre record
Camp Nou (Barcellona) - Foto Andrea Buratti CC BY-SA 3.0

“Non è stato facile arrivare a questo punto. Ci sono stati diversi mesi di angoscia e sofferenza. Nonostante tutto quello che ho passato, oggi mi sento in grado di denunciare gli abusi subiti nel Barcellona. La cultura basata sulle molestie e sulla violenza sessista contro le donne non può essere accettata o tollerata. Inizia così il lungo messaggio postato da Giovana Queiroz sul proprio profilo Twitter. L’attaccante brasiliana, in forza al Levante in prestito dal Barcellona, ha denunciato alcune situazioni di abusi subiti durante la sua permanenza in Catalogna.

La classe 2003 ha fatto presente che “la denuncia, con tutti i dettagli e le prove, è già stata inviata al consiglio di amministrazione. I responsabili per il loro comportamento sono perfettamente identificati”, prima di raccontare la propria storia: “Sono arrivata nel luglio 2020, quando avevo solo 17 anni; sono stata accolta molto bene dalle giocatrici e dallo staff. La mia motivazione era al massimo, e sono arrivata con un grande desiderio di imparare e crescere”.

Poi, la chiamata del Brasile: “Andava tutto bene fino a quando ho ricevuto la prima convocazione con il Brasile. Da quel momento, ho cominciato a ricevere un trattamento diverso dal club. Inizialmente mi è stato detto che giocare con la selezione brasiliana non sarebbe stato il meglio per il mio futuro all’interno del club. Nonostante le continue molestie, non ho dato molto peso alla situazione. Con il tempo, questi attacchi si sono manifestati con altri meccanismi di pressione all’interno e all’esterno del club. Si stavano comportando in modo che io arrivassi a rinunciare a difendere i colori del Brasile, con metodi arbitrari con il chiaro intento di pregiudicare la mia vita professionale nel club”.

Poi, un episodio risalente al febbraio 2021, in cui è stata sottoposta ad un confinamento “illegale” come contatto stretto di un positivo al Covid; tesi smentita dal Dipartimento di Salute della Catalogna, a cui si era rivolta in quanto gli ordini del medico non erano in linea con il protocollo sanitario. Dopo la quarantena, ottenni l’autorizzazione da parte della FIFA di aggregarmi alla Nazionale brasiliana negli Stati Uniti, con il Barcellona che ne era a conoscenza. Una volta tornata in Catalogna, sono stata convocata ad una riunione con i dirigenti, in cui sono stata accusata di indisciplina, e che per quello sarei stata rimossa dalla rosa e avrei subito pesanti conseguenze. Sono stata ingiustamente accusata di aver violato il confinamento, di aver viaggiato senza l’autorizzazione del club e il consenso dei capitani”, racconta Queiroz.

“Da quel momento la mia vita è cambiata”, prosegue l’attaccante: “sono stata esposta per mesi a situazioni umilianti e imbarazzanti all’interno del club. Era chiaro il loro intento di distruggere la mia reputazione, minare la mia autostima, degradare le mie condizioni di lavoro e non tener conto della mia salute psicologica. Il fatto che fossi minorenne non sembra sia stato un impedimento, un ostacolo morale per il mio aggressore. Ha portato a termine i suoi attacchi senza alcuna obiezione, sicuro della sua impunità, della protezione su cui poteva contare all’interno del Barcellona. Gli abusi nascono e si sviluppano in situazione di disequilibrio di potere, in ambienti che permettono tali pratiche mentre le vittime vengono fatte tacere e svergognate. Le donne meritano rispetto e dignità.

“Il Barcellona non è responsabile direttamente degli abusi denunciati. Il club deve essere responsabile per assicurare l’integrità fisica, mentale, psicologica e morale contro ogni forma di violenza. Spero che il Barcellona adempia al suo ruolo istituzionale e agisca in maniera trasparente, indagando e denunciando i possibili reati alle autorità”, ha infine concluso Queiroz.

Contattato da AS, il club blaugrana smentisce le accuse e riferisce di aver studiato il caso e di averlo risolto per non aver ravvisato alcuna irregolarità nel trattamento dell’attaccante, specificando inoltre che la FIFA, nella diatriba, ha concordato con la posizione del club.

Di seguito, il post integrale.

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