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The Last Dance: Roger Federer, colui che ha cambiato il gioco del tennis

Roger Federer - Foto Ray Giubilo

Nella storia del tennis c’è indubbiamente un pre ed un post Federer. Il campione di Basilea ha infatti scritto pagine indelebili di questo sport, ma soprattutto è riuscito a cambiare il gioco come solo le leggende sanno fare. Non sono solo i numeri strepitosi e la miriade di record battuti a dare prova della sua grandezza, ma soprattutto la sua classe e la sua facilità nel fare cose più che difficili per tutti gli altri.

Spesso quando si parla di Roger vengono menzionati anche Nadal e Djokovic, ma lo svizzero non potrebbe essere più diverso dai suoi rivali. Ovviamente stiamo parlando di tre giocatori che possiedono un talento fuori dalla norma e che hanno dominato questo sport per decenni, ma lo hanno fatto in maniera diversa. Quello di Federer è infatti un talento che si potrebbe definire ‘naturale’. Per farla semplice, Roger non ha bisogno di essere sempre e costantemente al 100% dal punto di vista fisico per imporsi, diversamente dagli altri. Il suo repertorio di colpi gli ha permesso infatti di cavarsela egregiamente più o meno sempre e con lo sconfinato talento è riuscito a sopperire ad altre piccole mancanze. Non dimentichiamo inoltre che, per molto tempo, Federer non ha avuto un allenatore che lo seguisse costantemente nel tour eppure vinceva con regolarità e, per certi versi, facilità.

Ciò che ha reso Federer unico e che gli ha consentito di tracciare un solco nel tennis è stata proprio questa sua “umanità“, che non ha rappresentato un freno bensì un valore aggiunto per certi versi. Nessun bicipite enorme, nessuna elasticità da Uomo Ragno, ma semplicemente un talento innato nel prendere la racchetta e battere qualsiasi avversario gli capitasse di fronte. C’è da dire che proprio questa cosiddetta umanità allo stesso tempo è stata la causa di alcune sconfitte particolarmente dolorose. Nella carriera di Roger non mancano infatti incontri persi con match point a favore, anche nelle fasi finali degli slam. Momenti in cui alcuni veri e propri robot come Nadal e Djokovic non tremano minimamente, mentre un umano come lui purtroppo sì.

Per riassumere tutto ciò ci viene in aiuto una frase di Paolo Bertolucci, che qualche anno fa durante una telecronaca disse: “Negli ultimi anni ci sono stati due giocatori che hanno dimostrato una classe infinitamente superiore agli altri: Nadal e Djokovic. Neppure Federer, perché qualche volta inciampa“. Tuttavia è stata proprio quest’imperfezione a rendere Federer ancora più amato dai fan. Detto ciò, non sarebbe giusto parlare di Roger limitandosi a paragonarlo ad altri tennisti né a menzionare solamente le sue sconfitte.

Non va infatti dimenticato che dal 2003 al 2008 è stato il dominatore del circuito Atp e basta dare un’occhiata ai numeri per rendersi conto di ciò che è stato capace di fare. Poi è arrivato Nadal, e dopo anche Djokovic, ed ha dovuto dividersi i successi con loro due, ma quello che fatto resterà comunque negli annali.

Se il Federer che conosciamo oggi appare come un uomo perfetto in tutto e per tutto, è bene ricordare che non è stato sempre tutto così facile. Da ragazzino ha infatti vissuto anche lui i suoi momenti di difficoltà: ha infatti dovuto avere a che fare con una pressione non indifferente, è stato per un po’ un bambino ribelle e talvolta anche lui ha spaccando qualche racchetta. Con il passare del tempo però è cresciuto e maturato, fino a diventare quello che è oggi.

Ciò che ha contraddistinto Federer nella sua carriera, mettendo per un attimo da parte i risultati, è l’eleganza. Roger ha sempre avuto classe in tutto quello che fa, dà una volée di rovescio ad una conferenza stampa, da una passeggiata sulle colline svizzere con la famiglia alla premiazione di Wimbledon. Anche quando è in campo, nonostante si muova da un lato all’altro con una certa intensità, non dà mai l’impressione di essere sudato. E’ difficile spiegare in maniera concreta come mai ciò accada; è come se Roger fosse avvolto da un’aura che lo rende costantemente perfetto agli occhi di chi lo guarda.

Dopo 24 anni di carriera, tutto sta per volgere al termine. Nonostante dei risultati degni di nota e tantissimi record battuti, non è da folli pensare che avrebbe potuto fare molto di più. D’altronde non è un caso che nell’ultimo big match, a questo punto della sua carriera, sia stato sconfitto da Novak Djokovic dopo aver sprecato due match point. Forse non è stato il più forte e forse nemmeno il più vincente, ma di sicuro è stato Roger Federer. Un nome che è entrato a far parte dell’immaginario comune come il migliore nel suo sport, proprio come Michael Jordan o Muhammad Ali.

Il suo ritiro sarà sicuramente doloroso, anche perché non avverrà come tutti desideravano, magari a casa sua a Basilea oppure nella sua seconda casa a Wimbledon. Non avverrà neppure in un torneo ufficiale, ma in un’esibizione (seppur di prestigio). In fondo, però, forse è anche giusto così, o quantomeno coerente con quello che è stato. La verità è che avrebbe potuto anche ritirarsi anche con un semplice post sui social oppure con un video girato magari sul portico di casa. Quello che è stato, è e sarà Roger Federer è un qualcosa che non cambierà mai. Ciò che è cambiato è invece il gioco del tennis, modellato dallo svizzero come uno scultore modella la sua opera. E, quando finisce il suo lavoro, la guarda e si rende conto che è una meraviglia.

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