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Difficile tradurre i pensieri in parole. Lo dice Conor O’Shea in conferenza stampa, dopo la partita del Sei Nazioni 2017 tra Italia e Francia, persa dagli azzurri con il punteggio di 18-40. “Abbiamo giocato molto bene nel primo tempo – dice il commissario tecnico irlandese -. All’inizio del secondo tempo eravamo pronti a replicarci. Abbiamo avuto difficoltà in mischia e in difesa: quando una squadra è forte come la Francia è molto difficile giocare in queste condizioni. Oggi è difficile giustificare la nostra prestazione: abbiamo fatto bene in alcuni tratti, ma abbiamo raccolto zero. La Francia, comunque, è stata migliore di noi”.
O’Shea è realista, ma non perde l’ottimismo. Sa che l’opinione pubblica può avere un’idea distorta del percorso dell’Italia, ma assicura che dall’interno si respira un’aria di fiducia: “Guardare la partita dall’esterno è difficile: il risultato non ci ha dato ragione. Ma io valuto le azioni e qualcosa di buono l’abbiamo fatto. I fatti, allo stato attuale delle cose, sono questi: le altre squadre ci sono superiori negli ottanta minuti. Tuttavia, il percorso è ancora lungo: dobbiamo lavorare sulla mentalità e sul sistema del rugby azzurro per colmare questo gap. Ma io sono molto fiero di questo gruppo, perché ci mettono il cuore”.
Il commissario tecnico prova a delineare anche le grandi linee del percorso futuro: “Dopo il Sei Nazioni, parleremo con la federazione per capire un po’ quello che succede nelle franchigie. I nostri giocatori hanno bisogno di più sostegno da parte di tutti. In due o tre anni, punto a costruire un parco giocatori di primo livello. Oggi non tutti sono al top, bisogna prenderne atto”.
Sulla stessa linea del tecnico, anche il capitano Sergio Parisse, al suo 125° gettone con la maglia della nazionale: “Non c’è bisogno di cercare scuse. Ci sono stati tre punti in cui l’Italia è stata inferiore: i placcaggi, la mischia e pochi punti segnati nel secondo tempo. In questo momento, è normale essere dispiaciuti, però personalmente non sono uno che si piange addosso: i grandi uomini cercano di risolvere le cose e non di criticare. Andiamo avanti e crediamoci”.
Intanto il presidente della Fir Alfredo Gavazzi si è detto possibilista sull’ipotesi di acquisire lo Stadio Flaminio e di trasformarlo nella casa del rugby azzurro: “Si tratta di una possibilità – ha detto al termine della partita ai microfoni di DMAX -, ma è un’idea ancora in fase embrionale. Ne stiamo discutendo con il presidente del CONI Giovanni Malagò: ci vorrà moltissimo lavoro e al momento abbiamo due preventivi di diverso importo”. Una notizia di speranza, in un pomeriggio nero per il rugby azzurro.