Il Saturday Night della Stanley Cup ha decretato l’eliminazione dei New York Rangers, quella squadra dalle mille vite che l’anno scorso recuperò lo svantaggio di 1-3 nella serie contro Washington per poi comunque perdere in un’altra gara 7 ma di finale di Conference contro i Tampa Bay Lightning. Lo spirito dei blueshirt quest’anno non è stato lo stesso anche perché New York ha dovuto fronteggiare con tante e forse troppe sfortune. Partendo dalla regular season, dopo un inizio a razzo, i Rangers hanno iniziato a patire la poca incisività di fronte al net in proporzione al numero di occasioni da rete create in tre periodi. Dopo un filotto di 10 vittorie consecutive, lo stesso Alain Vigneault aveva ravvisato ed evidenziato il fatto come i Rangers negli ultimi successi vincessero i match per un episodio e non per una manovra ragionata come voleva l’allenatore. Difatti, dopo quel filotto di successi, New York perse il controllo della situazione ed iniziò a perdere lentamente anche le prime posizioni in Metropolitan Division a discapito dei Washington Capitals.
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La stagione regolare è poi terminata con il continuo scivolare dei Rangers che alla fine son caduti in terza posizione ad un passo dalla Wild Card che probabilmente sarebbe stata più comoda visto che i blueshirt avrebbero incontrato i Florida Panthers e non i Pittsburgh Penguins. Sicuramente, questa non era una squadra a cui è facile segnare e certamente non facile da battere nel giro di cinque partite, era la partita sbagliata nel momento sbagliato. Durante tutto l’arco della serie, contro i Penguins abbiamo visto un fattor comune ripetersi. Entrambi i team hanno sempre totalizzato un numero di tiri molto simile ma con i pinguini che son riusciti a colpire decisamente più a fondo sfruttando una fase difensiva incredibilmente allo sbando nella squadra della grande mela.
C’è un’attenuante però, i Rangers hanno affrontato tutta la serie con costanti problemi fisici nel reparto difensivo, specialmente per quanto riguarda Ryan McDonagh (una serie di sfortunati infortuni iniziata già in regular season) e Dan Girardi. Diaz, Skjei e compagni non son stati all’altezza dell’unico faro chiamato Keith Yandle grintoso e pur sempre sopra la sufficienza. Henrik Lundqvist, perciò, è stato lasciato da solo davanti a queste mancanze nel reparto arretrato e non ha potuto salvare la situazione come capitato in altre occasioni, perché è vero che nell’hockey bisogna avere un grande portiere per vincere ma se esso non viene aiutato dai compagni e viene lasciato “al suo destino” in ripartenze rapide e spietate come quelle dei Pens c’è poco da fare. E che dire sulla scommessa del mercato invernale, Eric Staal. In molti temevano che questo acquisto fosse solo dettato dal grande carisma di un ex campione Stanley Cup con i Carolina Hurricanes che già nelle ultime 2-3 stagioni aveva mostrato un calo impressionante. Insomma, un acquisto da “figurina” che alla fine non ha realmente appagato le aspettative della dirigenza e tifosi. E’ vero che anche i giocatori più rappresentativi come Brassard, Zuccarello, Kreider e Stepan non hanno dato il meglio di loro in questa serie ma è anche vero che da Eric Staal non si è mai visto un atteggiamento da grande giocatore voglioso di vincere e convincere. Ed ora, proprio nessuno si metterà le mani fra i capelli quando i blueshirt dovranno separarsi da un giocatore pagato la metà ma pur sempre con più di $4 milioni sul monte ingaggi. Una stagione assolutamente da cancellare per i Rangers che dovranno tornare grandi dopo aver conquistato il President’s Trophy ed esser andati ad un passo dalla finale di Stanley Cup lo scorso anno.