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Wimbledon, Bautista Agut tra i cannibali: gli over 30 padroni di Londra

Roberto Bautista Agut - Foto Ray Giubilo

Sui prati di Wimbledon rifioriscono gli over 30. O meglio, continuano a svettare sulla nuova generazione con un’aura di magnificenza che pare aumentare Slam dopo Slam. Non può che essere uno lo slot in semifinale lasciato libero nei Major dai cannibali Novak Djokovic, Rafael Nadal e Roger Federer. Al Roland Garros era toccato a Dominic Thiem provare a spezzare il dominio dei tre tenori, ai Championships invece è il turno di Roberto Bautista Agut. Lo spagnolo, il primo a non chiamarsi Nadal dai tempi di Orantes a spingersi così avanti nel torneo, è il più ‘giovane’ dei quattro semifinalisti con i suoi 31 anni. Segnale che, a prescindere dalle ataviche difficoltà della Next Gen nel farsi largo tra i totem di questo sport, l’erba resta una superficie con diversi rebus da risolvere con l’esperienza. Bautista Agut ne è l’emblema: il suo percorso caratterizzato da duro lavoro e intelligenza tattica lo ha portato ad essere competitivo su ogni terreno di gioco e sottovalutarlo, nonostante le diverse galassie di differenza a livello di valori con gli altri tre, non è la mossa più intelligente.

Lo sa bene Novak Djokovic, scivolato già per due volte in stagione a Doha e a Miami, entrambe dopo aver vinto il primo parziale. Bautista Agut è uno di quei tennisti che non si batte da solo, tra l’altro apparso in grande forma con l’unico set del suo torneo ceduto solamente in quarti con uno stoico Pella. L’iberico, a questo punto, non ha nulla da perdere: “Avevo organizzato le vacanze: in questo momento avrei dovuto essere a Ibiza con sei amici ma è meglio restare a Londra”, ha raccontato con un sorriso Roberto in conferenza stampa dopo il successo in quarti. Il relax dovrà ancora attendere.

Ha invece bisogno di poche presentazioni la semifinale della parte bassa. Dopo la sfida al Roland Garros, Roger Federer e Rafael Nadal tornano a sfidarsi a Wimbledon undici anni dopo la storica finale del 2008 vinta dal maiorchino per 9-7 al quinto. Replicare l’epicità di quel match appare francamente impossibile e non per l’età dei due protagonisti: quasi trentotto anni uno e alla sua centesima vittoria all’All England Club, trentatré l’altro reduce dalla dodicesima coppa dei moschettieri a Parigi. Il livello espresso da Roger e Rafa nell’arco di queste due settimane ha toccato picchi altissimi, specialmente sotto pressione. Probabilmente ci arriva più in fiducia Nadal, ma sul Centre Court dare sfavorito Federer è sempre un azzardo. Ladies and gentlemen, il quarantesimo atto è servito.

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