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Kevin Anderson è ancora in attesa di conoscere il suo avversario nella finale di Wimbledon 2018 dopo aver vinto la semifinale contro John Isner per 7-6 6-7 6-7 6-4 26-24 sopo 6 ore e 4 minuti di partita. Il tennista sudafricano inizia parlando di ciò che gli ha permesso di prevalere in una sfida così lunga ed estenuante: “Non so cosa mi abbia trascinato alla fine di questo match oltre al voler provare a vincere e continuare a migliorare me stesso. Sapevo che sarebbe stato un match difficile visto che ho giocato contro John diverse volte. Credo che lui abbia giocato un ottimo tennis per tutta la settimana e il suo servizio è, ovviamente, uno dei migliori di sempre”.
Anderson è stato il protagonista di un momento particolare della sfida che si è rivelato anche decisivo quando gli è caduta la racchetta scivolando a terra ma in cui è riuscito a rialzarsi colpendo con la sinistra: “A quel punto vuoi solo trovare l’energia e quindi continui a spingere te stesso. Sul suo servizio era più lento e io ho provato a rispondere il più possibile in campo. Sono stato bravo a colpire istintivamente con la sinistra con un buon colpo”. Colpo con la sinistra che nasce da una evenienza di quando il giocatore era bambino: “Quando ero giovane ho dovuto operarmi al gomito e quindi ho giocato per quattro o cinque mesi solo con la mano sinistra. E’ stato interessante perchè colpisco abbastanza bene con la sinistra”.
Ora dopo la soddisfazione è tempo di pensare al recupero in vista della finale: “Sono, ovviamente, felice di aver passato il turno ma comunque mi dispiace per John. Non è facile perdere partite in questo modo con il punteggio ravvicinato e in questo contesto, in una semifinale a Wimbledon. Domani vedremo come mi sentirò e vedremo come reagirà il mio corpo. Ho le gambe molli ma proverò a rispettare la mia routine con bicicletta, stretching e ghiaccio anche se non ho mai giocato così tanto e quindi le valutazioni finali le faremo domani”.
Momento davvero importante per il giocatore che però vuole soffermarsi sui passi che lo hanno portato fin qui: “Raggiungere una finale Slam è un grande passo avanti ma ce ne sono stati tanti più piccoli che mi hanno portato qui: entrare in top 10 nel 2015, battere Andy Murray agli ottavi dello Us Open, arrivare ad un passo dalla vittoria contro Djokovic qui, poi l’infortunio. Ho lavorato sodo e ho degli obiettivi, voglio sempre migliorare nonostante gli alti e i bassi“.
La domanda fatta anche a John Isner sul tie-break al quinto set trova risposta anche da parte di Anderson: “Tie-break al quinto set? In queste condizioni giochi sfide lunghe ed è molto faticoso. E’ dura giocare match di sei ore e mezza, o quanto siamo stati in campo. Non vedo perchè non inserire il tie-break almeno in tutti gli Slam. Il pubblico sembra aver apprezzato la nostra sfida ma, se chiedi a molti di loro, avrebbero preferito vedere un tie-break. Hanno pagato per vedere due partite e sono andati vicini a vederne una sola”.
Kevin Anderson nella finalissima rappresenterà se stesso ma anche la sua nazione il Sudafrica e sarà una grande emozione per lui come confida al termine della conferenza: “E’ meraviglioso rappresentare il Sudafrica nella finale di Wimbledon. Metà del sogno è realizzato perchè sarò nella finale di uno dei più grandi tornei che ci sono ed è uno degli eventi più iconici. Ho avuto molto supporto da casa e spero che questo sia d’ispirazione per i bambini, spero che si interessino al tennis. Spero che magari in 10/15 anni qualcuno farà ad un giocatore una domanda e lui risponderà che io sono uno dei motivi per i quali è lì”.