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Ancora lui, sempre lui. Roger Federer vince gli Australian Open 2018 battendo in finale con il punteggio di 6-2 6-7 6-3 3-6 6-1 Marin Cilic, lo stesso avversario dell’atto conclusivo di Wimbledon 2017, l’ultimo Slam conquistato dallo svizzero prima dell’odierno successo a Melbourne.
Inutile l’avvertimento ripetuto da moltissimi addetti ai lavori una volta terminate le semifinali: “Per avere speranze di alzare il trofeo, Cilic deve iniziare alla grande il match, soprattutto al servizio”. Al contrario, il croato parte malissimo conquistando appena 4 punti nei primi 4 game e cedendo rapidamente il primo set. Troppo centrato Federer, straordinario nell’alternare rovesci spinti ad altri in slice privi di peso, sui quali l’avversario fatica ad imporre il proprio gioco, spesso dominante nel corso del torneo.
Ma dal secondo parziale quello che sembrava il preludio dell’ennesima marcia trionfante di Re Roger si trasforma in un thriller dai lampi stellari. Con merito e coraggio Cilic costringe al quinto e decisivo set il numero 2 al mondo sino, addirittura, a prendere le redini del gioco spaventando l’innumerevole popolo di seguaci di Federer. Alla fine, dopo essere scappato nel punteggio, lo svizzero chiude – come l’anno scorso con la chiamata del challenge da parte dell’avversario – e lascia cadere lacrime di gioia sul proprio volto commosso.
Per quello che molti considerano The GOAT, il migliore di sempre, si tratta del sesto titolo agli Australian Open, il secondo consecutivo (un anno fa fu Nadal ad arrendersi in finale) per un totale di 20 Slam in bacheca: 715 le partite vinte sul cemento in carriera da Federer, che pareggia Connors come anni consecutivi, 19, con almeno una finale raggiunta. A questo punto sono solo 155 i punti del Ranking ATP che lo separano da Nadal, attuale numero 1 del mondo.
Ma quello conquistato sulla Rod Laver Arena versione indoor (tetto chiuso da prima dell’inizio della finale) non è un Slam come tutti gli altri. A 36 anni Roger evidenzia sul campo una condizione fisica che, unita ai miglioramenti di rovescio e alla posizione più offensiva mantenuta in ogni match contro qualunque avversario, lo rende ancora il più forte di tutti. I suoi rivali principali sono tutti infortunati – nonostante siano anche più giovani – e il motivo è facile intuirlo. La differenza tecnica tra Federer e “tutti gli altri” costringe questi ultimi a compensare con altre caratteristiche per essere competitivi al vertice della classifica, caratteristiche che costringono i loro fisici a stress eccessivi che finiscono per obbligarli a lunghi stop. A un’età in cui molti decidono di appendere la racchetta al chiodo, lo svizzero dà ancora l’impressione di volare sul campo, di non far fatica ad imprimere velocità impressionanti alla pallina sulla quale arriva in anticipo con regolarità imbarazzante.
Un tennista unico che è riuscito a mantenere la leadership sotto diversi punti di vista affrontando diverse generazioni di avversari su diversi tipi di superfici. In semifinale, Roger ha eliminato Hyeon Chung, 15 anni più giovane di lui. Uno dei tantissimi talenti in erba cresciuti ammirando le gesta del supereroe con la bandana. L’idolo di tutti gli amanti del tennis. Un uomo che facciamo fatica ad immaginare lontano dai campi di quello sport che molti identificano proprio in lui. E la fortuna, a quanto pare, è che per il momento, lontano dai campi, non ci si immagina neanche lui.