Editoriali

Us Open, una conferma e una sorpresa: Stefano Travaglia e Federico Gaio alla ribalta

Umberto Ferrara, Simone Vagnozzi e Stefano Travaglia
Umberto Ferrara, Simone Vagnozzi e Stefano Travaglia - Foto Sportface

Una conferma e una sorpresa. Stefano Travaglia e Federico Gaio hanno superato le qualificazioni degli Us Open 2018. Il marchigiano, classe 1991 e giunto a New York dopo un periodo di scarsa fiducia e risultati, prenderà parte al suo quarto main draw di uno Slam. Proprio negli States, lo scorso anno, si prese il lusso di sconfiggere Fabio Fognini. Federico Gaio, classe 1992 da Faenza, sta vivendo a New York il momento più alto della sua carriera e la prima qualificazione Slam lo sta a certificare. Due storie diverse, obiettivi e sogni da inseguire, Travaglia e Gaio sono pronti per continuare a stupire.

Dopo un lunghissimo e proficuo lavoro svolto alla Tennis Training School di Foligno, Stefano Travaglia ha deciso di cambiare la propria strada, come vi abbiamo raccontato in antemprima nel mese di luglio, affidandosi a Simone Vagnozzi. Il coach di Marco Cecchinato, consapevole di avere tra le mani un diamante ancora da sgrezzare, si è lanciato in una nuova avventura. ‘Vagno’ aveva iniziato a lavorare con ‘Ceck’ nel periodo più complicato della carriera del siciliano, che era reduce dalla nota vicenda legata alle scommesse e in crisi di risultati. Il coach marchigiano ha rigenerato Cecchinato, portandolo alla semifinale del Roland Garros e ai primi due titoli in carriera a Budapest e Umago.

Stefano Travaglia era entrato tra primi 110 del mondo dopo un grandissimo inizio stagione ma, dopo il successo nel challenger di Marbella, la luce si è spenta con 4 vittorie nelle successive 12 partite. La collaborazione con Vagnozzi è iniziato dopo Wimbledon e oggi, a New York, potrebbe aver vissuto un’ulteriore svolta della carriera del ventiseienne di Ascoli Piceno. Verrebbe spontaneo parlare di Vagnozzi ‘Re Mida’, ma la verità è che il coach marchigiano fonda i propri successi sul lavoro, sull’abnegazione, su un grande preparatore atletico come Umberto Ferrara e, non per ultimo, su una grandissima capacità di lettura tattiche degli avversari e dei match. ‘Steto’ un’enorme passione e una sconfinata voglia di raggiungere l’agognata top-100, ma dovrà cercare serenità e lavorare, per quanto possibile, senza fretta. L’unico ‘contro’ che la collaborazione Vagnozzi-Travaglia sembra celare è la differenza di tornei che, teoricamente, dovrebbero affrontare Stefano e Cecchinato, data l’attuale situazione di classifica (141 contro 22). La programmazione dei due giocatori del team potrebbe dunque portare Travaglia a giocare alcuni tornei senza la presenza dell’allenatore, ma i ‘pro’ di tale collaborazione sono certamente maggiori rispetti ai possibili dubbi.

Federico Gaio, da giovane, era considerato un predestinato. Finalista al Trofeo Bonfiglio nel 2009 ed ex top-20 della classifica under 18, il faentino non ha per il momento rispettato le grandi attese tra gli addetti ai lavori. A New York, però, potrebbe aver finalmente trovata la giusta fiducia e…. guida tecnica. Federico non ha voluto svelare chi sia il nuovo coach, ma i risultati sono certamente un bel biglietto da visita per un nuovo connubio. Gaio ha lottato, si è trovato a rimontare set e match che sembravano persi, grazie alla sua determinazione, a quel sogno da inseguire per cui non è ancora troppo tardi, grazie al suo grande servizio e a quel rovescio a una mano stilisticamente splendido. Nel 2017 Gaio era entrato nei Top-150 per la prima volta in carriera ma, nella seconda parte di stagione, è stato costretto a giocare dei futures pur di riprendere classifica. La voglia di tennis non è mai mancata, ma ora sembra esserci anche fiducia, gioco e consapevolezza.

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