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Us Open 2018, Djokovic: “Anno unico della mia vita”

Novak Djokovic Internazionali BNL d'Italia 2018
Novak Djokovic - Foto Adelchi Fioriti

Parla in conferenza stampa il nuovo vincitore degli Us Open Novak Djokovic. Il nuovo campione di New York inizia a tracciare un bilancio del suo anno a livello sportivo e personale: “Non posso paragonare questa stagione a nessun altra in passato. Molti cambiamenti sono avvenuti: diventare di nuovo papà, stare lontano dal campo sei mesi, l’operazione. A febbraio sarebbe stato difficile credere che avrei vinto Wimbledon, Cincinnati e gli Us Open, ma una parte di me ci ha sempre creduto che sarei tornato a questi livelli. Nel periodo di convalescenza ho imparato molto su di me, ad essere paziente”. In questo momento della carriera Nole non vuole porsi limiti “Voglio fare il massimo da qui in avanti, dando il massimo di se stesso in ogni momento. Rispetto il mio passato, ma voglio rivolgere tutte le mie energie al presente“.

“Eguagliare il record di Sampras? Pete era uno dei miei idoli, ho iniziato ad appassionarmi al tennis guardando lui vincere a Wimbledon, è incredibile avere il suo stesso numero di Slam”. Djokovic rimane sui numeri della sua generazione insieme a Federer e Nadal: “La rivalità con Roger e Rafa mi ha reso il tennista che sono, sono contento di far parte di questa generazione. Ci siamo spinti oltre i nostri limiti a vicenda. Ho grande rispetto per quello che fanno dentro e fuori dal campo”. Interrogato sui suoi alti e bassi a livello di confidenza Nole ha risposto così: “Dopo aver perso con Cecchinato ero molto arrabbiato perché sentivo che stavo giocando bene da Roma. Ho staccato per qualche tempo, mi sono isolato con mia moglie andando a camminare in Francia e da lì ho visto tutto da un’altra prospettiva, ho trovato nuove motivazioni in cima alle montagne”.

Il serbo non si vuole esaltare dopo aver vinto due Slam di fila: Cerco di mantenere i piedi per terra. Ho ancora tanta passione per quello che faccio e finché ci sarà continuerò a lavorare tutti i giorni. So quanti sacrifici ed energie ci vogliono per alzare un trofeo, ma vedo anche il duro lavoro dei miei colleghi nello spogliatoio” . Continua poi ringraziando la famiglia: Sono contento che mia moglie e i miei figli possano essere qua con me, soprattutto nei grandi tornei così posso spendere tempo con loro quando posso”.

Djokovic ironizza sul fatto che a New York ci fossero più tifosi per Del Potro che per lui: “Il mio soprannome è Nole, io sentivo solo ole ole ole. Sono stati comunque molto rispettosi con me, c’era una grande atmosfera soprattutto nel secondo set quando eravamo pari. Quando il tetto è chiuso c’è veramente tanto rumore”. Ovviamente il serbo è tornato sui fatti della finale femminile: “Prima di tutto ammiro Serena, è stata una situazione dura e difficile per tutti, lei, Naomi e l’arbitro. La mia opinione è che il giudice di sedia non avrebbe dovuto spingere fino al limite la Williams, siamo invasi dalle emozioni, specialmente in una finale Slam. Non è comunque questa la sede per parlare di queste materie, è difficile generalizzare su come uomini e donne sono trattati nel circuito. L’unica cosa che posso dire è che la Osaka meritava il suo momento di gloria, come ha detto Serena che rimane comunque un’ispirazione per me e per molti altri tennisti”.

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