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Tutti in piedi per Marco Cecchinato

Marco Cecchinato - Foto Ray Giubilo

C’è chi ha iniziato a saltare sul divano, chi ha urlato, strabuzzato gli occhi. Un giocatore azzurro, oggi, è entrato nel cuore e nell’anima di tutti gli appassionati di tennis, italiani e non. Un popolo di tifosi innamorati del proprio paese (che, proprio quest’anno, non potranno supportare la Nazionale di calcio ai Mondiali) si è stretto metaforicamente attorno a questo semi sconosciuto ragazzo siciliano. Il nome è Marco, il cognome Cecchinato.

La vittoria su Novak Djokovic rappresenta una delle più grandi imprese della storia del tennis (e probabilmente dello sport) italiano. Per la personalità espressa in campo, per il coraggio, per la scalata degli ultimi mesi e di questo Roland Garros. Non è solamente la semifinale raggiunta, non sono gli avversari battuti, è la maniera in cui tutto ciò si è palesato al mondo del tennis.

Marco Cecchinato ha vinto tutti match da grande giocatore. Ha recuperato due set di svantaggio contro Copil al primo turno, ha alzato il livello con Trungelliti nell’unico momento di difficoltà (nel secondo set), ha fatto capire a Carreno Busta che dal secondo parziale non ci sarebbe stata più storia; contro Goffin, dopo la netta sconfitta di Roma, ha iniziato in maniera impeccabile mettendo in chiare le cose: “non sono quello di Roma, oggi non ne esci”. E poi il capolavoro con Novak Djokovic. Primo set sublime tutto all’attacco, secondo di grande livello annullando set point al serbo. Poi il calo fisiologico, la rimonta nel quarto che pareva ormai compromesso e il tiebreak finale. Un tiebreak vissuto in apnea da tutti gli appassionati, ma non da ‘Ceck’, sempre lucido, carico e convinto.

E pensare che da ragazzino Cecchinato perdeva con tutti quei coetanei un tempo considerati promesse, alcune mai sbocciate e altre mantenute solamente in parte (Colella, Gaio e altri). Ma lui ci ha creduto sempre, dai primi anni col cugino Palpacelli sino a Caldaro, poi Cristian Brandi, infine Simone Vagnozzi. Lo scandalo scommesse avrebbe potuto uccidere sportivamente chiunque (il siciliano è stato assolto per un difetto procedurale ma, va sottolineato, era già stato scagionato dall’accusa di illecito sportivo). Invece Marco è riuscito a ritrovarsi, a scegliere un giovane coach alla prima esperienza che si è rivelato straordinario come Simone Vagnozzi. ‘Vagno’ già in campo lasciava trasparire doti tattiche eccellenti e, fuori dal rettangolo di gioco, è sempre parso un ragazzi intelligente, serio, corretto e appassionato. Scuola Caldaro, scuola Sartori, uno dei migliori allenatori italiani di sempre. Nel team di Cecchinato c’è sempre stato un ottimo preparatore come Umberto Ferrara e, recentemente, si è aggiunto anche il manager Luigi Sangermano. Un gruppo di lavoro solido, che già dalla preparazione invernale svolta ad Alicante ha iniziato a lavorare in maniera eccezionale.

Una sola parola, a questo punto, va ripetuta, perché si fa fatica a credere a ciò che sta accadendo in questi giorni: semifinale. SEMIFINALE. Marco Cecchinato è in semifinale al Roland Garros.  

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