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Transition Tour, i tennisti contro l’ITF: “State uccidendo il nostro sport”

Marco Bortolotti
Marco Bortolotti

La vita di un tennista lontano dai vertici, si sa, è tutt’altro che una passeggiata. Mesi e mesi fuori di casa, viaggi scomodi a qualunque ora del giorno e della notte e tornei negli angoli più sperduti della Terra all’interno di location di livello inqualificabile. Il tutto, spesso, in solitaria per risparmiare denaro (e tralasciando ogni tipo di comfort per lo stesso motivo) con un unico obiettivo: conquistare punti per salire in classifica ATP o WTA.

Da gennaio 2019, però, gli stessi sacrifici non possono più portare allo stesso traguardo. All’inizio del nuovo anno è entrato infatti in vigore il World Tennis Tour, meglio conosciuto come ITF Transition Tour, una sorta di circuito minore riservato ai giocatori che non riescono ad accedere alle qualificazioni o ai tabelloni principali dei tornei Challenger, in cui l’acquisizione di (pochissimi) punti ATP e WTA è concessa solamente a vincitori e finalisti dei $25.000 e a vincitori, finalisti e semifinalisti dei $25.000+H. Cosa si ottiene perdendo ai turni precedenti e nei tornei $15.000? I cosiddetti Entry Points, punti di una nuova classifica di “serie B” creata appositamente per definire chi avrà diritto a disputare le qualificazioni (ridotte clamorosamente ad appena 4 giocatori) o i tabelloni principali dei Challenger.

COME FUNZIONA IL TRANSITION TOUR

COME CAMBIANO LE CLASSIFICHE NEL 2019

IL NUOVO CIRCUITO PER LE WILD CARD

DAVID PEREZ SANZ CONTRO IL TRANSITION TOUR

Gli obiettivi di tale riforma, che sa di rivoluzione, sono ridurre drasticamente i Ranking ATP e WTA, sostenere il passaggio da Junior a professionista dei migliori under 18 del mondo e diminuire i costi sia per i giocatori sia per gli organizzatori dei tornei. Tra pochi mesi la classifica ATP dovrebbe infatti essere composta da circa 750 tennisti, meno della metà degli oltre 2.000 di dicembre 2018. Inoltre nelle entry list dei tornei ITF (ovvero tornei del Transition Tour) 5 posti di ogni tabellone principale sono riservati ai top-100 del Ranking mondiale Junior, e infine la riduzione a 24 posti nelle qualificazioni degli stessi tornei diminuisce le giornate di gare e di conseguenza gli sforzi economici di chi le organizza.

Tutto molto bello, se a rimetterci non fossero migliaia di giocatori che adesso non possono più…giocare. Fino al termine del 2018 accedere alle qualificazioni (da 32 o 64 posti) di un ITF $15.000 o $25.000 non era così complicato, così come per il numero 500 ATP era piuttosto solito trovarsi testa di serie in un tabellone principale. Oggi i 5 posti riservati agli under 18 fanno sì che, considerando anche wild card, qualificati e special exempt, i posti in tabellone principale per i tennisti ammessi “per classifica” Transition Tour siano circa 14. Conseguenza? Colui che fino a dicembre 2018 era numero 500 ATP, oggi è numero 200 Transition Tour e deve disputare le qualificazioni dei tornei ITF. I Challenger (in cui tra l’altro sono stati diminuiti i montepremi dei primi turni) sono un miraggio, vediamo perché. Le qualificazioni sono riservate a 3 giocatori per classifica Transition Tour più una wild card, mentre nei tabelloni principali ci sono 4 posti sempre per classifica Transition Tour: 7 posti in totale. Considerando che in una settimana ci siano 4 Challenger, sono appena 28 i giocatori che possono prenderne parte tra qualificazioni e tabelloni principali. Tutti gli altri relegati ai $25.000 e ai $15.000.

Si crea così l’enorme problema che migliaia di giocatori che la scorsa stagione disputavano stabilmente i tabelloni principali degli ITF, collezionando piano piano punti ATP e WTA utili ad alimentare il sogno di raggiungere il tennis di vertice, oggi sono alternates con pochissime speranze di accedere alle qualificazioni degli stessi ITF. Per non parlare di chi è reduce da infortuni che gli hanno impedito di frequentare il circuito nel 2018: se oggi hai zero punti Transition Tour, è per te quasi impossibile cominciare la scalata a livello internazionale.

Non a caso diversi direttori di tornei $15.000 hanno istituito in questo avvio di 2019 le prequalificazioni, per allargare la partecipazione a qualcuno dei tantissimi che altrimenti sarebbero costretti a scendere in campo solo tra i confini della patria. Perché questo rischia di accadere, che il sogno di migliaia di ragazzi e ragazze che lavorano tutti i giorni con i propri allenatori per giocare, un giorno, sul Centrale di Wimbledon, venga spezzato sul nascere dalla nuova riforma del tennis mondiale.

Tra le lamentele degli impotenti “players” anche la confusa e tardiva spiegazione del nuovo format, che l’ITF ha fornito in tempi e modi discutibili nel corso del 2018. Di fatto, chi lo scorso anno ha collezionato punti ATP solo nei tornei ITF, oggi si trova con zero punti ATP. Conoscendo la rivoluzione con largo anticipo, probabilmente molti si sarebbero lanciati nei Challenger, preferendo un secondo turno lì piuttosto che un quarto di finale $25.000. E c’è di più: se oggi accedi “all’ultimo” alle qualificazioni di un Challenger, la cancellazione dall’ITF della stessa settimana ti costa $500 di multa.

Questione spinosa, in conclusione, quella legata alle scommesse, grande piaga degli ITF. Perché è stato deciso di levare quasi del tutto i punti ATP nei tornei $25.000 e $15.000? Risponde Dirk Hordoff, vicepresidente della Federtennis Tedesca: “Alla riunione dei tornei ATP, il CEO Chris Kermode ha dichiarato che l’ATP non si è mai rifiutata di assegnare punti nei tornei ITF Transition Tour. L’unica condizione era che l’ITF non vendesse i propri dati alle aziende di scommesse, ma alla fine l’ITF ha venduto i dati decidendo di non assegnare punti ATP in questi tornei”.

Disperati per la situazione, i giocatori di tutto il mondo si stanno organizzando su Facebook ed Instagram in gruppi e pagine come “Players vs ITF” e “CHANGE ITF RULES” per stilare la lunga lettera di protesta da inviare all’ITF. Ad accomunare tutti loro, da una parte la convinzione che la federazione internazionale stia “uccidendo il nostro sport”, dall’altra il desiderio di tornare a fare fuori dai rispettivi confini ciò che più li rende loro stessi, giocare a tennis.

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