Tennis

Tennis, il meglio e il peggio del 2020: da Nadal a Paire, da Djokovic a…Djokovic

Rafael Nadal - Foto Ray Giubilo

Il tennis ha dimostrato di poter superare le insidie relative al Coronavirus, riuscendo ad appassionare milioni di persone, tramite le prestazioni dei professionisti. Il 2020 è stato un punto di svolta per il mondo dello sport, un’annata impensabile, costernata da imprevisti, eventi avversi, molteplici difficoltà. I protagonisti del circuito Atp e Wta hanno tentato, riuscendoci, di portare allegria nelle case dei tifosi, offrendo il meglio (o il peggio) del loro repertorio.

IL MEGLIO DEL 2020

Tra le note positive dell’anno sportivo conclusosi recentemente, di certo vi è l’exploit definitivo di Jannik Sinner. L’altoatesino si è arreso soltanto a Rafael Nadal al Roland Garros, conquistando peraltro il primo torneo Atp in carriera, in quel di Sofia. I progressi mostrati da Sinner hanno strabiliato il mondo intero, esso stesso intrinsecamente certo che sia nata una stella italiana. Tra gli azzurri, da segnalare inoltre l’apparizione luminosa di Lorenzo Musetti, outsider letale al Masters 1000 di Roma e fautore di colpi esteticamente godibili e concreti, che hanno scaturito emozioni forti a chiunque lo seguisse. Il movimento tennistico italiano ha esternato molte sorprese, offrendo la sensazione di poter esser considerato il gruppo più ‘in salute’ al mondo. La penisola nostrana conta incredibili talenti tra le sue fila, di qualsiasi età.

Passando a considerare i titoli Slam, menzioni d’onore sono immancabili per Novak Djokovic e Rafael Nadal, vincitori rispettivamente dell’Australian Open e del Roland Garros. Il serbo e lo spagnolo non fanno più notizia, ma è sempre una sorpresa considerare la loro abnegazione, anche in un momento cupo per il mondo dello sport. Djokovic e Nadal hanno rappresentato lo sport nel mondo, proprio quando esso sembrava poter essere solo un ricordo lontano. Impossibile dimenticare inoltre le gesta di Dominic Thiem, il quale ha ottenuto il primo titolo Slam in carriera: vittoria eroica contro Alexander Zverev e Us Open in bacheca, con la speranza realistica che possa non essere l’ultimo.

Il circuito femminile ha donato incredibili colpi di scena, come ogni anno, seppur molte atlete abbiano naturalmente faticato a trovare uno stato di forma congruo agli impegni. Il Roland Garros in rosa ha presentato inaspettate possibilità, per giocatrici in cerca di riscatto o semplicemente di un trampolino di lancio. Il treno di una vita è passato di fronte a Martina Trevisan, azzurra abile a coglierlo nel migliore dei modi. La tennista toscana si è spinta sino ai quarti di finale dello Slam parigino, collezionando scalpi di giocatrici del calibro di Cori Gauff, Maria Sakkari e Kiki Bertens. Trevisan ha raggiunto consapevolezza dei propri mezzi e una gioia inarrivabile per molte professioniste, preparandosi a un 2021 ambizioso. Proprio Parigi ha regalato una campionessa Slam polacca, inusuale: Iga Swiatek ha mostrato al mondo le proprie peculiarità, diversa da tutti e concreta come poche. L’istrionica tennista ha ottenuto le grazie del tifo internazionale, arrivando più in alto di tutti ad appena 19 anni di età. Il tennis moderno potrà non avere una vera e propria dominatrice. Swiatek, però,  ha gridato al circuito: “Non sottovalutatemi”.

IL PEGGIO DEL 2020

Tra le note negative del 2020 tennistico, fortunatamente, non vi è molto da inserire. Tra queste figura “nuovamente” Benoit Paire. Il talentuoso tennista francese ha dimostrato una volta di più di non reggere le pressioni del circuito professionistico, mostrando talvolta disinteresse e talvolta insofferenza in campo. Paire si è reso protagonista di uno “show” di cattivo gusto, a Roma, ai “danni” di un Jannik Sinner autorevole. Il comportamento del tennista transalpino, tra il polemico e il grottesco, ha lasciato di stucco ogni spettatore, questa volta non per le sue magie in campo. Dopo esser stato inserito nel ‘meglio’ dell’annata in questione, Novak Djokovic è caduto anche nel limbo del ‘peggio’, a causa della squalifica agli Us Open. Ricordando l’assenza di Rafael Nadal e Roger Federer dagli Stati Uniti, la pallina incautamente lanciata verso una giudice di sedia grida ancora: “Perché?”. Djokovic è molto più di questo, è un professionista esemplare e sarà ricordato per i suoi trionfi. Il serbo avrebbe potuto coronare una stagione difficile con il secondo titolo Slam annuale. A negarlo è stato l’unico avversario in grado di batterlo se in stato di grazia. Se stesso.

SportFace