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Tennis, Djokovic chiarisce: “Le mie buone intenzioni sono state fraintese”

Novak Djokovic - Foto Ray Giubilo

Australia, alla luce delle recenti critiche da social e media per la mia lettera a Craig Tiley (Direttore del Torneo Australian Open), vorrei chiarire alcune cose“. Inizia così il lungo discorso che Novak Djokovic ha pubblicato sul proprio profilo Instagram per spiegare il suo punto di vista su quanto accaduto. “Le mie buone intenzioni per gli altri atleti a Melbourne sono state  fraintese come egoiste, difficili e ingrate. Niente di più lontano dalla realtà” spiega il noto tennista serbo.

Non tutti i fatti vengono presi per il loro valore e nel momento in cui vedo le conseguenze, io tendo a chiedermi se dovrei semplicemente sedermi e godere dei miei benefici anziché fare attenzione ai problemi delle altre persone” prosegue Djokovic nel post, “Comunque, scelgo sempre di fare qualcosa e mettermi a disposizione nonostante le sfidanti conseguenze e i fraintendimenti“.

Veramente tengo agli altri giocatori e capisco anche molto bene come il mondo stia andando e chi diventa più grande e migliore e perché” sottolinea il tennista, “ho guadagnato i miei privilegi con fatica, e per questo, è molto difficile per me essere un mero spettatore sapendo quanto ogni aiuto, gesto e buona parola importava a me quando ero piccolo e insignificante nella graduatoria mondiale. Quindi, uso la mia posizione privilegiata per essere quanto più a disposizione possibile quando e dove richiesto“.

Ho sempre avuto un’ottima relazione con Craig e rispetto e apprezzo tutti gli sforzi che sta facendo per fare degli Australian Open un posto a cui guardare per tornare ogni anno” spiega nel dettaglio Djokovic, “nel nostro scambio di email ho sfruttato l’opportunità di fare un brainstorming sui possibili miglioramenti che possono essere messi in atto per la quarantena dei giocatori a Melbourne che erano in completo lockdown“. “C’erano alcuni suggerimenti e idee che ho raccolto da altri giocatori della nostra chat di gruppo e non c’era alcun problema a provare e aiutare” sottolinea il campione, “ero conscio del fatto che le possibilità che i nostri suggerimenti venissero accettati […]. Dal momento che non potevo essere con gli altri a Melbourne, mi sono reso disponibile per loro se necessario“.

Capisco che organizzare eventi sportivi internazionali durante la pandemia metta a rischio la salute della comunità locale e dei giocatori stessi. Voglio esprimere la mia gratitudine a Tennis Australia, il governo australiano e i cittadini locali per prendersi il rischio per amore del gioco […]” ha precisato Djokovic, che ha aggiunto come sia passata un’impressione sbagliata sui giocatori, che arrivano “in Australia semplicemente per competere” e “nessuno di noi ha mai messo in dubbio i 14 giorni di quarantena a differenza di quanto detto dai media”. In conclusione, il tennista si è augurato di tornare presto a godere della presenza del pubblico e di rivedere i propri colleghi sul campo.

 

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