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Simone Vagnozzi: “Il nuovo Travaglia è ordine e aggressività, Sinner farà una carriera pazzesca”

Simone Vagnozzi e Stefano Travaglia
Simone Vagnozzi e Stefano Travaglia

La parola chiave del 2019 di Stefano Travaglia è una soltanto: continuità. I picchi di rendimento non sono stati superiori alle passate stagioni, ma ‘Steto’ è arrivato all’attuale numero 83 Atp (best ranking n.79) grazie a tanti importanti piazzamenti raggiunti nell’arco di dieci lunghi mesi. Senza regalare nulla, mantenendo alta l’attenzione come mai prima d’ora. La vittoria contro Reilly Opelka al primo turno dell’Atp 250 di Stoccolma, secondo miglior successo di sempre in termini di ranking dell’avversario, ha segnato il 73esimo match giocato nel 2019, cifra mai raggiunta in carriera.

“Abbiamo impostato questa stagione alla ricerca della continuità – racconta coach Simone Vagnozzi a Sportface.it da Stoccolma – e il lavoro ha dato i frutti sperati. L’obiettivo è quello di giocare in maniera sempre aggressiva ma allo stesso tempo ordinata, senza mai tirare a caso. Contro Opelka è riuscito a farlo molto bene e ha portato a casa una bella vittoria. Stefano oggi è attento sia al campo sia a ciò che accade fuori, dalla programmazione agli allenamenti. È stato un 2019 davvero molto buono”.

Quali sono dunque gli step ulteriori che possono far crescere Travaglia? “Siamo arrivati tra i Top-80 – prosegue ‘Vagno’ – ma c’è ancora tanto lavoro da fare per migliorare ulteriormente. Stefano è un tennista in costruzione: oltre all’aggressività, che dovrà portarlo a spingere sempre di dritto ma anche di rovescio, stiamo cercando di aumentare la percentuale di prime in campo, che in alcuni set è troppo bassa per il livello Atp, migliorando anche alcuni fondamentali importanti come lo slice di rovescio. Durante i tornei lavoriamo tanto per crescere sotto tutti i punti di vista”.

Travaglia, 28 anni da compiere il prossimo dicembre, ha solamente 40 punti da difendere (semifinale nel challenger di Brest) da qui a fine anno e ancora un buon numero di tornei per provare a salire in classifica. “Io devo pensare ai punti da guadagnare e non a quelli da difendere – sottolinea Vagnozzi, che poco più di un anno fa ha portato Marco Cecchinato al numero 16 Atp -. Dopo Stoccolma Stefano parteciperà alle qualificazioni di Basilea o di Vienna e, se entrerà, anche al tabellone cadetto del Masters 1000 di Bercy (al momento è fuori di una ventina di posti; ndr). Sarà poi la volta del challenger di Bratislava e di uno tra Ortisei e Helsinki. In pratica tutta la stagione europea sul veloce indoor. La preparazione invernale? Probabilmente ad Alicante, ma non abbiamo ancora deciso”.

Il tennis italiano vanta oggi ben 8 giocatori tra i Top-100 che, mese dopo mese, si sono trainati verso risultati sempre più prestigiosi e, solo pochi anni fa, probabilmente impensabili. “È evidente che i ragazzi azzurri si facciano da traino a vicenda. Credo che tutto sia partito dalla semifinale a Parigi di Cecchinato, perché Fognini, per il suo talento cristallino, era sempre sembrato irraggiungibile ai più. Tutti hanno pensato di potercela fare. E così è giunto Berrettini, poi Sonego e a ruota tutti gli altri che sono migliorati sensibilmente a livello di prestazioni e ranking. Sono nate delle sane rivalità, come in queste settimane tra Fognini e Berrettini, che aiutano il movimento italiano. I giovani? Ho visto i nostri ragazzi nei challenger in più di un’occasione: Jannik Sinner, anche se risulta facile dirlo, è straordinario e credo farà una carriera pazzesca. Anche Lorenzo Musetti è davvero fortissimo, mentre ritengo che Giulio Zeppieri, se non esistessero gli altri due, sarebbe considerato un fenomeno. Siamo messi sicuramente bene per il futuro. Grazie a Cecchinato, Berrettini e a tutti i nostri Top-100, oggi è più facile crederci”.

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