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Si scrive Roland Garros, si legge Rafael Nadal. Le primavere del maiorchino sono diventate 33 da pochi giorni, ma poco importa: a Parigi vince sempre lui. Eppure quest’anno sembrava che qualcosa potesse andar storto. Le nette sconfitte contro Fognini e Thiem, rispettivamente a Montecarlo e Barcellona, e quella patita in battaglia contro Tsitsipas in terra madrilena, avevano fatto malignare appassionati e non. “Quest’anno Rafa non carbura”, “Al Roland Garros avremo un nuovo vincitore”, dicevano. Poi la settimana romana ha riportato l’ordine ed ha rimesso paura un po’ a tutti, specie agli avversari del mancino di Manacor. E qualche giorno dopo a Parigi, come sempre, continua a valere la legge del più forte, la legge di Rafael Nadal.
Quindici giorni perfetti, un set perso sino alla semifinale tanto attesa contro Roger Federer, nella quale, considerato il vento impetuoso, più che un tennista serviva uno skipper da Coppa America di vela, ma Rafa a Parigi sa fare anche quello meglio degli altri. Perentorio il 3 set a 0 allo svizzero e dodicesima finale a Parigi.
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Dodici finali, dodici vittorie. Parlano i numeri per il numero 2 del Mondo, ma da soli forse non bastano per descrivere le svariate sensazioni che si provano quando al Roland Garros scende in campo Rafal Nadal. La prima di queste sensazioni, che è anche la più netta, è che l’iberico gioca un altro sport, uno sport che spreme fisicamente qualsiasi avversario, anche il coraggiosissimo Dominic Thiem, che per vincere un misero set non solo ha dovuto giocare un tennis mostruoso, ma è stato successivamente costretto a pagare dazio raccogliendo due dei quattordici games successivi.
È altresì vero che l’austriaco ha giocato per quattro giorni consecutivi a causa della pioggia. Insomma, Rafa è talmente divino a Parigi che anche Giove Pluvio gli stende il tappeto rosso. Dodicesimo Roland Garros quindi, 18 Major per Nadal e la domanda è sempre la medesima: quanto ancora può durare questa egemonia? La risposta non ce l’abbiamo, ma di certo per il momento la fine dell’era Nadal non sembra vicina. Quanto a Dominic Thiem, è difficile chiedergli di giocare meglio in terra parigina. Seconda finale consecutiva per l’allievo di Massu, senza ombra di dubbio il primo degli umani, ma contro gli extraterrestri c’è ben poco da fare. Sarà molto interessante ora capire se Rafa potrà bissare la splendida semifinale dello scorso anno a Wimbledon. Intanto si gode l’ennesimo trofeo che lo catapulta ancora di più nella leggenda.
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