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Riforma Coppa Davis, Barazzutti e Nargiso: “Perde fascino”, Santopadre: “Adeguiamoci”

Corrado Barazzutti - Foto Ray Giubilo

La nuova riforma della Coppa Davis divide e fa discutere. Il board Itf ha approvato la proposta di trasformare il format della più antica competizione a squadre passando ad una sola settimana di gare con 18 nazionali e in una sede unica, sollevando i primi dissensi da parte della Federazione belga e quella tedesca che hanno definito questi cambiamenti come una ‘condanna a morte’ per la competizione. Sportface ha dunque raggiunto telefonicamente alcuni protagonisti del panorama tennistico italiano per conoscere le opinioni in merito.

Non è d’accordo con la proposta (che dovrà comunque essere votata a maggioranza dei due terzi nel meeting di Orlando del prossimo agosto) il capitano della nazionale azzurra Corrado Barazzutti. “Credo che la Coppa Davis debba rimanere con questa formula perché la rende una manifestazione importante quanto uno Slam, se fosse ridotta ad una settimana con incontri due su tre verrebbe declassata – ha affermato – Sarebbe come sminuire una competizione che da cento anni riscuote un successo enorme e che ancora oggi regala emozioni che nessun torneo, a volte anche importante, può dare. I più forti non la giocano più con costanza? Il loro parere è importante ma se chiedessero di giocare uno Slam due su tre non credo che i direttori sarebbero così convinti di cambiare. Si perderebbe quella bellissima atmosfera di una nazione che si stringe attorno alla propria squadra: come se il campionato italiano di calcio si svolgesse in sede neutra”. Infine una battuta su Italia-Francia, in programma nel week-end del 6-8 aprile a Genova. “Sarà un incontro difficile ed equilibrato ma noi abbiamo tante possibilità di poter vincere”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Diego Nargiso, grande Davisman azzurro e tra i protagonisti dell’ultima finale italiana contro la Svezia nel 1998. “Secondo me sarà la morte di questa competizione, così facendo diventerà una sorta di Coppa del Mondo e ci avevano già provato con la Nations Cup a Dusseldorf. In un calendario così complicato il tennis sta andando verso un altro tipo di scelta, costringendo i big a giocare sempre di più e non seguire le nazionali per favorire le proprie programmazioni – ha detto Nargiso, che ha vestito la maglia azzurra per dodici anni – Verrebbe a snaturarsi quella che conosciamo come Coppa Davis, dovremmo chiamarla in un altro modo: perde completamente il fascino originario. Come riformarla? Credo sia qualcosa che non vada toccato, che fa parte della storia di questo sport come gli Slam. Si potrebbe pensare di raggrupparla in un mese, in quattro week-end ma lasciando comunque il fattore campo che è determinante. Eliminando i tre set su cinque hai tolto quasi tutto: la Davis è resistenza, sono i match lunghi a far appassionare, è una decisione folle. Godiamoci dunque Italia-Francia, saranno tre giorni bellissimi in cui ci giocheremo le nostre carte e tenteremo di battere quelli che sono in campioni in carica”.

“La Coppa Davis è tradizione ma la tradizione prima o poi deve smussarsi“, è invece l’idea di Vincenzo Santopadre, coach di Matteo Berrettini – È successo nel calcio, nella pallavolo e anche nel tennis con il Next Gen giocato con altre regole. Qualcosa si sta muovendo, verrà cambiato totalmente il sistema delle classifiche a livello ITF e vuol dire che questo sport in qualche modo deve adeguarsi alle esigenze di mercato e di pubblico. Piange un po’ il cuore, però, come spesso accade un po’ in tutte le cose, l’uomo si abitua – ha concesso Santopadre – Per i tradizionalisti come me la fatica maggiore è accettare questa idea ma bisogna fare di necessità virtù: se vogliamo vedere con continuità i top players in campo questa può essere la miglior soluzione. Non sono contrario a priori a nulla, occorrerà vedere la risposta dei giocatori: il nocciolo della questione è che il pubblico solitamente è attratto dai big. Tra i contro c’è ovviamente la sparizione dei match in casa, come il nostro di Genova del prossimo aprile. Chi vincerà tra Italia e Francia? La Davis è impronosticabile, è quasi un altro sport: da tifoso mi auguro vinca l’Italia”.

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