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Il Lemon Bowl 2017 prosegue la propria marcia con la seconda giornata dedicata al tabellone di qualificazioni, che terminerà il 1 gennaio. Dal 2 al 6 gennaio andrà in scena il main draw, con i 32 classe 2004 e 2005 più forti d’Italia all’inseguimento della coppa ricolma di limoni. Domani in programma altri 136 match di qualificazione, in campo a partite dalle ore 9.
“Ho disputato questo torneo molte volte, raggiungendo un anno anche i quarti di finale e rimettere piede al New Penta 2000, dopo anni, è stato un colpo al cuore” – così un emozionato Alessandro D’Itri, oggi istruttore di II grado dell’Excel Sporting Club di Roma. Dello stesso avviso anche Adriana Lavoretti, ex promessa nazionale classe 1995, la cui ascesa al professionismo è stata frenata da tanti infortuni. “Ricordo un match incredibile vinto contro Camilla Rosatello – spiega la ventunenne del Tennis Club Parioli, oggi istruttrice di II grado –, una bella semifinale persa con la Babic nell’under 14, tante emozioni e un grande freddo”. “Ammiro molto i bambini in grado di variare – spiega ancora la Lavoretti – e che sanno salvarsi in situazioni di difficoltà sapendo fare un po’ tutto”.
“Il livello dei più piccoli è già molto interessante – racconta Giovanni Galuppo, istruttore del Tennis Club Sinalunga e già al seguito negli anni di professionisti come Luca Vanni – e hanno un repertorio molto interessante. Il nostro circolo ha portato al Lemon Bowl solamente tre ragazzi, ma recentemente ha iniziato a investire molto nel settore giovanile, sperando così di tirar su qualche buon giocatore”.
Alessandro Galli, maestro nazionale del circolo Junior Palocco di Roma, analizza il movimento tennistico giovanile in Italia. “Il livello medio si è alzato tantissimo – spiega – e tutti giocano ormai molto bene. Bisogna però stare attenti a non esagerare: un ragazzino di 9-10 anni non può e non deve giocare 4 ore al giorno. Bisogna diffidare dai maestri che fanno disputare 100 partite di torneo all’anno ai propri allievi. Questo concetto deve essere chiaro anche per i genitori. La crescita deve avvenire senza mai dimenticare l’aspetto ludico di questo sport. Bisogna costruire un ragazzo tecnicamente, senza lacune, prima di farlo giocare 50 tornei a stagione. A scuola si insegnano prima le addizioni o la Divina Commedia? Nel tennis italiano il rischio è che si voglia passare troppo presto a Dante, senza consolidare le basi”.