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INTERVISTA – Dusan Vemic: “Nakashima come i campioni, dà il meglio sottopressione”

Dusan Vemic - Foto Sportface
Dusan Vemic - Foto Sportface

Brandon Nakashima è uno dei quattro semifinalisti delle Next Gen ATP Finals. Presentatosi a Milano da numero sette della race e come quarta testa di serie – assenti Auger-Aliassime, Sinner e Brooksby -, l’americano con la qualificazione ha rispettato le gerarchie del proprio girone, decisive proprio le vittorie da “favorito” su Juan Manuel Cerundolo e Holger Rune. Grande soddisfazione per il risultato, ma nessuna sorpresa per il coach Dusan Vemic, fiducioso già alla vigilia e sicuro di una cosa: Brandon è all’Allianz Cloud per provare a vincere il torneo. Proprio durante la settimana meneghina Sportface ha incontrato il tecnico serbo, che ha recentemente raccolto l’eredità di Pat Cash. 

L’avventura con Brandon è iniziata proprio quando lui ha iniziato ad affermarsi, che giocatore hai trovato?

“In Nakashima ho subito riscontrato alcune caratteristiche che appartengono solo ai campioni, il mio compito è quello di costruire il giocatore mettendo in risalto queste doti. Lavoriamo sulle mancanze di Brandon ed inseriamo gradualmente nuovi pezzi al puzzle, questo anche grazie all’aiuto di un paio di persone che mi aiutano. Il ragazzo ha grande voglia di migliorare ed è un grande studioso del gioco: queste sono due cose che servono per diventare un campione. Ci tengo poi ad aggiungere che questa settimana su tanti colpi Nakashima è quello che colpisce con le velocità medie più alte del torneo, è indietro sulla prima di servizio e su poco altro. Un altro aspetto potenzialmente a nostro vantaggio per il futuro è che il suo tennis si adatta bene contro i big server e contro il modo di giocare che solitamente caratterizza i top player, tant’è che quest’anno ha già battuto quattro top 30”. 

Una delle doti da te menzionate immagino sia la tenuta mentale. Confermi di averlo paragonato a Djokovic?  

“Vedremo quanto si avvicinerà a Novak sotto questo punto di vista, ma ho la sensazione che l’anno prossimo avrai la conferma che Brandon gioca il suo miglior tennis sottopressione, non è cosa da tutti. Nei momenti importanti prende sempre in pugno la situazione senza mai tremare e con l’esperienza potrà solo migliorare”.

Archiviata la fase a gironi qual è la tua impressione sul torneo e sulle regole? Coaching su tutte. 

“Credo che questa sia una delle migliori competizioni della stagione per organizzazione e livello dei partecipanti. Il pubblico italiano sta ammirando dal vivo i migliori under 21 del mondo e ha la fortuna di vederli tutti in grande forma. Nel giro di cinque anni tanti di questi ragazzi competeranno per titoli prestigiosi. Il regolamento è ok ed è fatto su misura per il pubblico, senza però impattare troppo sui giocatori. Poi come sempre nella vita qualcuno è favorevole ai cambiamenti e ad altri non vanno giù. Lo stesso discorso vale per il coaching, Brandon personalmente è abbastanza indifferente alla cosa. Quando gioca non cambia nulla per lui se parlo o meno, invece alcuni giocatori apprezzano molto la regola”. 

Tanti coach e giocatori hanno speso ottime parole per Brandon questa settimana. Senza scomodare Alcaraz, da chi sei rimasto impressionato? 

“Non avevo mai visto Baez e mi piace molto come gioca, sapevo fosse un ottimo terraiolo ma l’ho visto a suo agio anche su questa superficie e non me l’aspettavo. Mi hanno sorpreso anche i miglioramenti di Gaston. Poi ci sono Korda e naturalmente Alcaraz, quest’anno li ho incontrati spesso sul tour e loro già competono ad alto livello e per questo sono top 40. In generale tutti i partecipanti al torneo sono validi e ribadisco la riuscita della rassegna. L’ATP in questo senso lavora egregiamente per la promozione dei giovani e li presenta al grande pubblico”.  

Già che hai parlato di Alcaraz, come avete provato ad affrontarlo?

“Senza dilungarmi troppo posso dire che Brandon ha fatto ciò che doveva fare, purtroppo non è stato sempre in grado di comandare lo scambio sulla seconda di Alcaraz e questo ha fatto la differenza. Il resto del match però è stato buono, ha servito bene, si è mosso egregiamente ed è sempre stato al livello dell’avversario. I punti li ha spesso decisi chi ha preso il comando ad inizio scambio ed anche in questo si sono alternati. Abbiamo avuto chance in tutti i set, non solo come punteggio, ma anche come occasioni nei punti importanti ma appena giochi un colpo che non punisce Alcaraz, lui ne approfitta e ti fa male”.

L’hai un po’ anticipato, ma cosa ti aspetti dalla prossima stagione?

“La qualità media di questo sport è in costante crescita, in top 30 il livello è sempre più alto. Brandon deve proseguire per la sua strada come ha fatto fuori dal campo e gradualmente con l’esperienza performerà sempre meglio, anche in quelle situazioni dove adesso non riesce. L’obiettivo è trasformarlo sempre di più in un giocatore completo, poi vedremo questo dove ci porterà”.

 

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