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Finali Coppa Davis 2019, il diario da Madrid: day 5

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Andrej Rublev: finali Coppa Davis - Foto Roberto Dell'Olivo

Dopo la pioggia, il vento. Madrid si risveglia sotto un cielo azzurro screziato da nubi bianche che si rincorrono ma dentro la Caja Magica nemmeno ieri, pur tra mille emozioni, sono mancate le perplessità. Per rimediare in qualche modo agli orari penalizzanti delle prime giornate, gli organizzatori hanno pensato bene di anticipare entrambe le sessioni di mezz’ora e iniziare quindi quella mattutina sul Manolo Santana alle 10:30. Purtroppo, un Rublev indiavolato ha letteralmente travolto il povero Krajinovic e la maggioranza degli spettatori, arrivata in gran parte per le 11 (così com’era scritto sul biglietto), si è persa praticamente tutto il singolare di apertura del quarto di finale tra Russia e Serbia. Fin troppo facile, in questo caso, dire che la pezza è stata peggio del buco.

Poi, mentre continuava da parte di tutti gli addetti ai lavori la vana ricerca della formula perfetta per questa “World Cup of Tennis”, è stata la volta di Novak Djokovic. Il numero 2 del mondo voleva a tutti i costi aggiungere alla sua invidiabile bacheca l’unico trofeo importante che gli mancava, dato che aveva già vinto la Davis nel 2010 ma mai la Coppa Pique (si scherza, naturalmente)  e a giudicare da come l’ha presa in conferenza stampa dopo la sconfitta, ci teneva davvero tanto. Dopo aver battuto Khachanov in singolare, il capitano serbo Zimonjic ha deciso di schierarlo anche nel doppio al posto di Janko Tipsarevic e al fianco di Viktor Troicki ma quest’ultimo non ha retto la tensione dei punti finali e la Russia, salvando tre match-points, ha raggiunto il Canada in semifinale. Costretto a interrompere un paio di volte la press conference per ricacciare indietro le lacrime – mentre Nole sotto la visiera del cappellino cercava di rincuorarlo e gli altri componenti il team serbo non avevano la forza di alzare lo sguardo sui presenti – Nenad Zimonjic ha salutato quella che ha definito la “generazione d’oro” del tennis serbo, un pezzo della quale – Janko Tipsarevic – ha chiuso qui la sua carriera.

Nella giornata dei doppi decisivi, non si è disputato quello più atteso perché la Gran Bretagna di Leon Smith – trascinata sugli spalti del Court 2 dai fedelissimi BackTheBrits – ha avuto ragione della Germania già al termine del secondo singolare. Dopo la prevedibile vittoria di Edmund su Kohlschreiber, il generoso tedesco Jan-Lennard Struff ha perso altri due tie-break consegnando la semifinale (e un posto nelle Finals 2020) ai britannici e un sorriso a Daniel Evans, finalmente vittorioso dopo i ko rimediati nella fase a gironi. Non essendo più influente sullo score e vista la tarda ora, gli specialisti Skupski/J.Murray e Krawietz/Mies non sono scesi in campo e chi, come me, pregustava altre emozioni forti è rimasto deluso.

Nel frattempo, sul centrale, colui che stando alle parole sudamericane di Federer potrebbe diventare “il più forte tennista di sempre” ha preso per mano la sua nazionale e l’ha portata in semifinale. Schierata al centro del campo lasciando vuoto lo spazio riservato a Roberto Bautista Agut – assente a causa del grave lutto che l’ha colpito nei giorni scorsi – la Spagna ha tremato quando Pablo Carreno Busta si è fatto rimontare da Guido Pella. A quel punto,  introdotto prima dalle rabbrividenti note del Carmina Burana di Orff e poi dalla sfilza interminabile dei suoi titoli slam, Rafael Nadal è sceso nella plaza e l’Argentina ha capito che la festa era finita. Incontenibile in singolare contro Schwartzman, il numero uno ha sostituito Feliciano Lopez nel doppio finale portandosi dietro l’amico Granollers in un match che gli specialisti Gonzalez/Mayer hanno avuto il merito di trascinare al terzo set prima di arrendersi.

Oggi giornata di semifinali. Si prevede equilibrio tra Russia e Canada, dove apriranno le danze due tra gli assoluti protagonisti della settimana madrilena (Rublev e Pospisil), mentre nel pomeriggio la Gran Bretagna sarà obbligata ad incamerare il primo singolare (con Smith che presumibilmente conterà ancora su Edmund, lasciando in panchina Andy Murray) se vorrà giocarsi il tutto per tutto nel doppio contro i padroni di casa.

Avrei voluto parlarvi anche di cibo e di soldi, ma il tempo è tiranno e vi prometto che lo farò domani.

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