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ESCLUSIVA – WTA Mallorca, Roberta Vinci: “Qui senza Cinà, ma Francesco fondamentale. Wimbledon? Vince Kvitova”

Roberta Vinci - Australian Open 2016 - Foto Ray Giubilo

A cura degli inviati Michele Galoppini e Giulio Gasparin

C’è una più che positiva Roberta Vinci al WTA di Mallorca, dove dopo le vittorie contro Sara Errani e Kristen Flipkens la tarantina ha raggiunto i quarti di finale (che non accadeva in un WTA dal torneo di San Pietroburgo). L’azzurra sorride per la vittoria molto combattuta contro la belga, che nel secondo turno maiorchino è riuscita a ribaltare una partita quasi persa, trascinando l’azzurra al terzo set, prima di essere schiacciata da un parziale molto convincente della Vinci, che ha chiuso 6-4 5-7 6-2 dopo 2h18. La positività di Roberta non è solo per il match appena vinto: ci sono tanti sorrisi incastonati nelle risposte della tarantina, non solo per il tennis espresso ma anche per la tranquillità ritrovata sull’isola delle Baleari. La superficie le dà una mano, la mente è libera dai pensieri, ed un bagno al mare fa sempre da cura dalle fatiche della giornata.

Ecco le parole di Roberta Vinci sui suoi match di Mallorca, sul tennis su erba e sul Wimbledon che arriva.

Innanzitutto, come stai?
Bene, perché oggi è stata una bella vittoria, contro una giocatrice che su questi campi è sempre molto ostica. Sapevo che era una partita che avrei dovuto giocare bene e con intelligenza, e così ho sostanzialmente fatto. Ho vinto bene il primo set, mi sono portata avanti anche nel secondo ma poi in quel momento decisivo mi sono un pochettino irrigidita, ho aspettato troppo che fosse lei a sbagliare. Ho perso quel parziale ma poi nel terzo set sono partita subito bene, ho preso un buon vantaggio fin dall’inizio e poi ho chiuso. Non posso che essere contenta oggi.

Sembri anche molto in forma, sia fisicamente che mentalmente.
Sì? Ah… allora grazie! [risata] No mi fa piacere, anche perché sui campi in erba non è così semplice muoversi. Bisogna sempre adattarsi, provare… è stato un buon banco di prova quello di oggi. Ora un quarto di finale, ma ci pensiamo domani a quello.

La Flipkens è una giocatrice che ti obbliga a giocare tante palle, anche complicate, ma dopotutto siete molto simili, vi incastravate bene coi vostri stili.
Sì, vero. Anche se devo essere onesta e mi aspettavo che mi venisse molto più avanti negli scambi, che mi mettesse molta più pressione e scendesse più spesso a rete di quanto poi non abbia comunque fatto qua e là durante la partita. Inoltre mi aspettavo da parte sua molti più rovesci in top, invece ha giocato quasi sempre il back come me. Ma poi meglio così eh! Sia per me che per lo spettacolo. Ci sono stati tanti scambi, diciamo, intelligenti: si è tirato un pochino più piano, ma ci sono state tante variazioni, tanti attacchi in lungolinea od in controtempo, diversi serve&volley. Sicuramente siamo molto simili come giocatrici, non c’è dubbio. Sicuramente è stata una bella partita per me ma anche per gli spettatori, spero voi confermiate [risata]. Un match atipico rispetto a quel che si vede di solito.

Sbagliamo o tu non volevi restare troppo incastrata nella diagonale di rovescio negli scambi?
Esatto, io volevo cercare di variare un po’ di più, quindi sì qualche rovescio su rovescio, ma poi cercavo di cambiare le direzioni, farla colpire più spesso in corsa e farla sbagliare, perché in quei frangenti ha sbagliato qualcosina più del solito. Io mi trovavo in difficoltà quando, nel momento in cui cercavo di incrociare il rovescio con insistenza, non riuscivo ad angolare e lei si girava di rovescio. A quel punto non riuscivo bene a leggere i suoi colpi ed a capire dove andare. Comunque l’ho giocata bene. Certo, potevo essere molto più aggressiva, anche con il servizio, soprattutto alla fine del secondo set: ho messo poche prime, ho servito male, le seconde mi obbligavano a subire, lei è stata brava a mettermi pressione. Lei è stata brava anche nel mettermi pressione in quel momento, perché generalmente non spingeva tanto, era molto attendista, sembrava quasi volesse la sfida di tocco… ed a quel punto, ok, vediamo chi la vince [sorriso].

Qui a Mallorca i campi sono preparati seguendo massimamente le regole e le procedure di Wimbledon, per fare in modo che il torneo sia realmente di preparazione allo slam di Londra. A noi, l’impressione risulta però essere che il rimbalzo sia un po’ più alto. Tu che ne pensi?
A me han detto che quest’anno l’erba di Mallorca è più lenta rispetto allo scorso anno, ed infatti anche le partite tendono ad allungarsi ed a superare le due ore, che è abbastanza insolito su questa superficie, e ad avere lunghi scambi. Ma alla fine è erba [sospiro], non si può pretendere che rimbalzi sempre bene, anzi, purtroppo di rimbalzi anomali ce ne sono. A me personalmente sembra veloce quanto altri campi in erba, però ho sentito dire che non è così. Però io l’anno scorso non c’ero, quindi non mi esprimo.

Sicuramente un cambio rilevante c’è rispetto all’erba tradizionale… giocare con un sole così non è poco, no?
Cavolo… porca miseria [risata]. Qui si sta benissimo, Mallorca è un bellissimo posto, si sta bene, si va a fare il bagno. E’ un torneo ‘preso bene’: si gioca in tranquillità, poi si va a fare il bagno, si sta proprio bene. Del mare comunque ne ho già approfittato eh [risata]. Anzi, mi sa che a minuti vado proprio a farmi un bagno in mare, con sto caldo che si schiatta!

Parlando con te anche in passato, ci dicevi che tanti ti pensano come un’erbaiola automaticamente per il tuo gioco fatto di rovescio in slice, discese a rete e così via, ma che in realtà non è l’erba la tua superficie preferita. Eppure qui ci sembra tu ti stia decisamente ritrovando: è proprio l’erba o è il fatto di arrivare qui tranquilla, senza pressioni…
Partiamo dal presupposto che questi sono i primi due match che faccio su erba e c’è sempre bisogno di un periodo di adattamento su questa superficie per riuscire bene. Il primo turno con Sara [Errani] è stata sicuramente una partita di poco tennis per tanti ovvi motivi, inoltre lei su questa superficie fa fatica e quindi il primo turno non è stato una grande partita sotto l’aspetto prettamente tennistico. Oggi è stato invece un bel test: come dicevo lei è una giocatrice che dà molto fastidio, e poi col rovescio in back non è facile, anche se certamente su superfici come l’erba può essere efficace. Innanzitutto se tirano molto forte il tempo per reagire è pochissimo, se vengono a rete fare il passante non è facile perché hai poco tempo per decidere, poi il servizio è molto importante. Sì, come idea di base che il rovescio in back sia adatto all’erba è giusto, ma devi anche essere rapida, devi saper indirizzare bene le palle, devi essere brava a saper dove fare l’attacco e mettere lì la palla in tempi molto stretti. Da fuori viene naturale pensare che la Vinci ce la possa fare su erba, però l’erba bisogna capirla e va approcciata con una mentalità diversa: se sei attendista la palla ti passa proprio, manco la vedi, devi essere cosciente e pronto a sbagliare tanto perché devi essere propositivo. Se la aspetti, l’erba è una superficie che ti investe. Tutti sono lì a parlare della Vinci sull’erba, però ripeto che il rovescio in back, di per sé serve a poco…

C’erano anche le tifoserie schierate oggi: dietro di noi un piccolo team Vinci ed appena dietro un piccolo team Flipkens. Li hai sentiti?
Sì sì, anche se oggi non c’era molta gente a guardare… è anche vero però che oggi si schiattava di caldo! Vedrete che però ora arriva un po’ più di gente, si sta un po’ meglio ora che è tardo pomeriggio, c’è la Azarenka… Comunque Mallorca è un gran bel torneo, non c’ero mai venuta ma è proprio bello bello bello [sorriso].

Sei qui da sola senza coach?
Sì.

Com’è per una volta essere da soli ad un torneo? Ovvio, tu l’esperienza ce l’hai però deve essere diverso rispetto ad essere qui con Cinà…
Sì, è vero. Però ne ho parlato con Francesco e siccome questo è un torneo secco, nel senso che la prossima settimana non gioco, ma vado a casa e poi a Londra con lui, abbiamo scelto di fare così. Questo torneo l’abbiamo voluto prendere così, alla tranquilla… non vorrei passare per quella a cui non interessa, però l’atteggiamento è quello di un torneo di allenamento, dove cercare di rendere bene, ma senza aspettative. Poi ogni tanto fa bene andare da sola e avere i propri spazi e ritmi, in determinati tornei e momenti si deve fare. Poi Francesco per me è fondamentale! A Wimbledon viene assolutamente, però ogni tanto fa bene staccare un po’, poi qui è un bel posto… però per esempio ora lo chiamo e parliamo del match, però sono soddisfatta della scelta.

Visto che parli di Wimbledon, cosa ti aspetti un po’ dal tuo torneo e, soprattutto, visto l’imprevedibilità del tennis femminile, chi vedi come favorita?
Allora, il mio Wimbledon non mi aspetto grandi cose, solo di giocare come ora e in tranquillità. Poi ci sono mille variabili dal tabellone al giorno, dalla pioggia alle attese, per cui non voglio dire altro su di me. Però come favorite io ti do due nomi: uno è la Kvitova e l’altra…anzi no, ti stavo per dire Halep, ma penso che si stia ancora [fa il gesto di una discesa ripida con la mano]… quindi ti dico Kvitova perché ora che è rientrata e se gioca, gioca…

 

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