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“Behind The Racquet”: tutto quello che non sapevi sulla vita dei migliori giocatori al mondo

Ognuno ha una sua storia e questa può essere per te d’ispirazione”. È questo il motto alla base di “Behind The Racquet”, progetto creato e portato avanti da Noah Rubin, attuale numero 225 ATP. Il 24enne newyorkese ha intervistato numerosi tennisti professionisti realizzando, con le loro dichiarazioni, brevi biografie che mostrano al grande pubblico alti e bassi della loro carriera ma soprattutto della loro vita.

Rubin ci ha raccontato la genesi di questa iniziativa: “Ho iniziato a pensare a questo progetto circa all’inizio dello scorso anno (2019, dopo l’Australian Open ndr). Percepivo come i fan non conoscessero veramente chi siano i giocatori e volevo mostrare che un professionista affronta problematiche di natura psicologica come tante altre persone. Ho voluto focalizzarmi sulla salute della psiche (mental health), sulla necessità di combattere ansia e depressione”. L’esigenza di “porre nuovamente l’attenzione sul lato umano”, la volontà di portare ad uno step successivo il rapporto tra fan e giocatori e l’intento di trasmettere nuovamente entusiasmo per questo sport sono state quindi le motivazioni fondanti. Egli infatti sostiene che nel mondo del tennis, per quanto concerne l’aspetto comunicativo, manchi quella profondità che sarebbe necessaria per analizzare anche un singolo match: “Nelle interviste ci sono sempre le solite domande riguardo diritti e rovesci, mai niente riguardo cosa sia veramente successo e come i giocatori abbiano raggiunto quel momento della loro vita”.

“Behind The Racquet” ha inizio senza alcuna garanzia di successo, ma Rubin sembra non aver mai avuto dubbi al riguardo: “Sai, ero veramente ispirato, sapevo di voler promuovere il tennis in qualche modo; non sapevo come ma volevo fare la differenza, cambiare davvero in meglio questo sport“. Una determinazione nata dall’aver vissuto lui in prima persona quelle sensazioni che solo un giocatore di tennis professionista a qualunque livello può dire di aver provato almeno una volta nella vita: “Sono stato anche io vicino al ritiro e non ero felice, soprattutto non ero contento del momento storico che stava vivendo il tennis. È successo in un periodo positivo della mia carriera durante il quale vedevo come, nonostante avessi raggiunto il mio best ranking, non fossi davvero felice, lo ero solamente mentre stavo vincendo. È una sensazione difficile da spiegare a parole: penso sia perché tutti noi lottiamo per la stessa cosa in questo sport. In altri sport ognuno più o meno si guadagna da vivere ed è un po’ più semplice, ma nel tennis si lotta per ogni singolo punto; questo rende il tutto molto difficile e possono subentrare anche depressione e ansia. Adesso molte persone ne parlano e così ho deciso di affrontare veramente la questione”.

Il progetto col tempo ha preso campo e Noah è riuscito a coinvolgere sempre più giocatori, anche nomi celebri come Kvitova, Bencic, Svitolina, De Minaur, Medvedev e gli italiani Caruso, Cecchinato e Fognini, senza dimenticare le interessanti dichiarazioni rilasciate da alcune leggende di questo sport come Fabrice Santoro e Michael Chang. Tra le tante interviste peraltro, non manca neanche quella di Rubin stesso nella quale egli racconta come quest’iniziativa, risultata alla fine preziosa per il mondo del tennis, abbia svolto un ruolo fondamentale anche nel suo modo di interpretare questo sport. Infatti, proprio in quel momento di infelicità, quando sentiva di aver perso la giusta mentalità di un tempo, egli ha saputo ritrovare il piacere di giocare a tennis: “Quando entravo in campo ovviamente volevo vincere, ma giocavo per la soddisfazione di vedere i miei sforzi sul campo, per la gioia di correre su ogni palla e ovviamente per l’intenso piacere che si prova a competere ad alti livelli. Giocare per i soldi, la fama, la gratitudine da parte della famiglia e degli amici porta inevitabilmente ad essere insoddisfatti. Ho promesso a me stesso che quando avrò cinquanta anni, disteso sul mio letto dopo una lunga giornata, saprò di aver giocato durante la mia carriera per me stesso e nient altro”.

Infine, parlando del futuro di “Behind The Racquet”, Noah ci ha rivelato di avere ancora nuove idee per migliorarlo: “Penso che continuerò sempre a fare interviste ai giocatori. Alla fine credo le farò anche per altri sport, altri settori, perché il benessere mentale è veramente importante; abbiamo appena iniziato a parlarne e ci vorrà sicuramente del tempo per effettuare questo cambiamento”.

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