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Australian Open, Berrettini: “Fiero di continuare a mettere tasselli per me ed il tennis italiano”

Matteo Berrettini
Matteo Berrettini - foto Ray Giubilo

Il modo in cui ho vinto oggi mostra quanto io tenga a questo torneo. L’anno scorso il mio team mi impedì di disputare gli ottavi per uno strappo agli addominali. Ci tenevo tanto a crearmi una nuova opportunità di raggiungere i quarti di finale qui“. Così Matteo Berrettini dopo la vittoria in tre set contro Pablo Carreno Busta. L’azzurro è approdato ai quarti di finale per la prima volta in carriera, diventando il primo italiano di sempre a raggiungere proprio i quarti in tutti e quattro gli slam.

Matteo ha poi analizzato il match: “Oggi sono stato molto preciso al servizio, non a caso il mio avversario faticava molto a leggerlo. Quando servo in questo modo, poi nei giochi di risposta ho più energia. Sono stato bravo a sfruttare le poche chances avute in risposta. Credo che si notino i risultati di una preseason breve ma intensa“.

Il prossimo avversario di Berrettini sarà il francese Gael Monfils: “Ci conosciamo bene, sarà una grande battaglia. Ricordo con un sorriso la sfida agli Us Open. Fu un match molto duro e pieno di emozioni altalenanti“. Infine, l’azzurro ha concluso: “Personalmente sono cresciuto sulla terra, ma il mio coach (Vincenzo Santopadre, ndr) all’età di 18-19 anni mi ha imposto di giocare sul veloce per migliorare. L’erba invece l’ho odiata alla mia prima stagione da professionista. Gli infortuni? Fanno parte del tennis, ma fisicamente adesso sto bene“.

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L’azzurro sta continuando a fare la storia di questo sport in Italia. E’ infatti diventato il primo azzurro a centrare i quarti di finale in tutti e quattro i tornei dello Slam: “E’ una cosa difficile da descrivere. Ho sempre guardato i grandi giocatori del passato con molto rispetto. Mai avrei pensato di togliere loro dei record. Questa cosa deve rendere orgogliosi tutti, da me stesso, al mio team e alla mia famiglia. Nonostante le cose spiacevoli che sono successe durante la passata stagione, fortunatamente legate solamente alla mia carriera, sto continuando a mettere tasselli importanti per me e per il tennis italiano. Devo esserne fiero”.

Il tono di voce diventa più dolce quando si parla del suo ciondolo e del tatuaggio della rosa dei venti, due elementi ai quali si sta particolarmente legando durante questo Slam australiano: “La collana me l’ha regalata mia madre. Il simbolo mi è sempre piaciuto e la collana la metto sempre sulla panchina quando gioco perchè mi ricorda lei ma soprattutto da quanto lontano sono partito. Lo facevo nei futures e ora lo faccio negli Slam. E’ un simbolo che può avere mille significati. Mi piace pensare che sia il mio punto di riferimento. Mia madre lo è sempre stata e lo sarà sempre. Poi i tatuaggi mi piacciono. E’ stato il mio secondo. Mi piace pensare che nonostante nella vita si possa sbandare, attraverso gli affetti è possibile recuperare la giusta rotta”.

Sull’importanza della pazienza contro un giocatore delle caratteristiche di Carreno: “E’ stato fondamentale. La pazienza era una delle parole che avevo scelto con il mio mental coach prima del match come chiave. Sapevo che il match sarebbe stato questo e che le mie occcasioni sarebbero arrivate. Naturalmente speravo arrivassero prima però sono stato solido e ho atteso la chance giusta. Al servizio è stata una delle migliori performance della mia carriera. Avevo la sensazione che lui non riuscisse a leggerlo”.

“Mi sembrava anche che lui non stesse al top fisicamente. Sapevo che dovevo tenere alta la percentuale di prime palle. Poi una volta entrato in ritmo è stato tutto più semplice. Con Monfils sarà difficilissimo. Ci ho già giocato a livello Slam e so cosa devo aspettarmi. Sta giocando molto bene. E’ tornato ai suoi livelli e sarà una battaglia. Io mi sento bene. Oggi non ho sprecato troppe energie fisiche e mentali e sono assolutamente pronto per giocarmi quesi quarti di finale. Sicuramente rispetto a quando l’ho incontrato sono molto più consapevole. Rispetto al match di New York spero di saper gestire meglio le emozioni e le situazioni delicate”. 

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