Amarcord

L’angolo del ricordo: Hingis vince Miami e diventa numero 1 a 16 anni

Martina Hingis - foto Ray Giubilo

Il 31 marzo del 1997 anche il computer fu costretto ad arrendersi. Esattamente ventitré anni fa venne ufficializzato un record di precocità destinato a durare sino ai giorni nostri e chissà per ancora quanto tempo. Nessuna tennista, finora, si è avvicinata alla vetta del ranking femminile a 16 anni e 6 mesi. Un traguardo storico che invece raggiunse Martina Hingis in quella stagione da dominatrice assoluta, con dodici vittorie su tredici vinte ma con il rammarico di aver perso quella del Roland Garros che, a posteriori, sarebbe valso addirittura il Grande Slam.

La giovanissima slovacca naturalizzata svizzera si presenta a Key Biscayne dopo diciannove vittorie di fila ad aprire l’anno, da campionessa in carica degli Australian Open (ma anche di Sydney, Tokyo e Parigi) e con la possibilità di scalzare Steffi Graf – detentrice del titolo a Miami ma costretta al forfait per infortunio – dalla prima posizione mondiale. La Hingis stenta all’esordio contro la canadese Hy Boulais, sconfitta in rimonta, poi battezza Venus Williams, all’epoca numero 110 e in tabellone grazie a una wild card, per 6-4 6-2. Altri tre set per superare Likhovtseva e Novotna, nel mezzo il successo più comodo su Mary Joe Fernandez e posto per la quinta finale stagionale in tre mesi in cascina. Ultimo ostacolo è Monica Seles, che già in chiusura di 1996 non ci aveva capito molto portando a casa appena due game nella finale di Oakland. La mancina, però, non va neppure vicina alla vendetta alzando bandiera bianca in appena 44 minuti e con un solo gioco in più all’attivo: 6-2 6-1.

D’altronde, la Hingis era nata per essere una stella. A partire dal nome di battesimo, Martina, in onore di un’altra leggenda come la Navratilova. Il suo tennis pulito, geometrico, chirurgico e con un timing sempre perfetto non ha impedito al suo carattere tutt’altro di prendere il sopravvento. “Questa vittoria non cambia molto – dichiarò a margine di Miami – già tra le junior ero quella da battere. Ho lavorato molto per arrivare fin qui”.

Sul trono del ranking femminile ci rimase per un totale di 209 settimane ma le enormi pressioni psicologiche sulle spalle di chi era abituata a primeggiare sin da bambina e la scarsissima accettazione della sconfitta la portarono per due volte al ritiro in singolare. Chiuderà senza lo scettro del Roland Garros, indimenticabili le lacrime dopo la sconfitta con la Graf e la storia di Martina darà sempre la sensazione di essere rimasta incompiuta. Anche perché lo sconfinato talento non era affatto scomparso, come dimostrato dal suo ennesimo ritorno nel 2013 in doppio, disciplina in cui vinse almeno una volta tutti gli Slam e si tolse la ‘soddisfazione’ di appendere definitivamente la racchetta al chiodo da numero 1 al mondo. Tutto o niente.

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