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Nella giornata delle semifinali del Lemon Bowl ho assistito a numerose battaglie all’ultimo respiro. I ragazzi hanno cercato in tutti i modi di dare il loro meglio: qualcuno se la “godeva”, qualcuno se la piangeva.
In certe situazioni, è stato davvero frustrante vedere bambini soffrire la partita in questo modo, vedere i loro genitori ancora di più. Tanti di loro, attaccati alla ringhiera, pronti ad esaltare o denigrare il ragazzo in caso di vittoria o sconfitta del punto: purtroppo è molto facile assistere a queste scene in un torneo di tennis. Ovunque. In questi contesti l’errore sembra essere nemico di tutti; c’è qualcuno, però, che non la pensa così e si vede. Alice Iozzi è sicuramente una di queste. Lei crede ci siano due tipi di errore: l’errore “giusto” e la classica “cavolata”. Il primo è inteso come tutto quello che si ritiene positivo per migliorare il proprio gioco. “Come quando provi a fare uno schiaffo al volo. Hai provato a prendere campo e ad essere aggressiva per chiudere il punto e allora lo accetti – racconta Alice –. Il secondo, è più duro da far scivolare ma ormai è passato. È bene ricordaselo, ma è necessario pensare al punto successivo”. Parole per niente scontate, se pronunciate da una ragazzina prossima ai 13 anni.
Romana, classe 2009 (quindi under 14), Alice si sta facendo sentire sempre di più negli ultimi anni. Nel 2021 si è aggiudicata il titolo di campionessa nazionale under 12 in singolo e in doppio. A livello internazionale, ha invece fatto doppietta nel Tennis Europe di Forlì e si è affermata in doppio a Trieste.
Alice ha iniziato a giocare a 5 anni ed è da quando ne aveva 7 che si allena con il maestro Marco Dominici, prima al New Penta 2000, poi al circolo tennis All Round. L’ho vista scendere in campo per giocarsi un posto in finale e la cosa che mi ha sorpreso di più è stato il suo atteggiamento. È stata un partita combattuta sin dall’inizio, Alice sapeva di avere di fronte a sé un’avversaria valida (Ylenia Zocco, ndr). Dal punto di vista tennistico, il loro livello era lo stesso, ma il modo di stare in campo ha fatto proprio la differenza. La Iozzi non mostra colpi sorprendenti ma ha un’ottima visione di gioco. Sa quando e come deve allentare lo scambio e quando deve provare a forzare. Usa molto bene il back, insolito vederlo in un match femminile, e una buona prima di servizio per prendere in mano il gioco. I margini di miglioramento sono tanti, ma sarà semplice per Marco ed Alice lavorarci, dato il loro rapporto. L’atleta mi ha confidato che si trova benissimo con il suo allenatore, ormai per lei un secondo padre: confida più cose a lui che i suoi genitori. Marco, dalla sua parte, cerca sempre di farla divertire e di farla uscire dal campo con il sorriso. “Si deve divertire, per me conta questo – dice il maestro –. Lei è molto disponibile, ha voglia di giocare e non si perde un allenamento. Io non voglio forzare il processo, deve fare una vita normale e godersi l’adolescenza. Per il resto, in questa fase cerchiamo di crearle un bel bagaglio di competenze e strutturarla come una giocatrice completa. È consapevole che ora che inizierà a fronteggiarsi con il tennis estero, dovrà tirare fuori tutte le qualità che ha”. E quali qualità ha questa ragazza? Ai miei occhi, ne risalta una in particolare.
Io adoro vedere il tennis “pulito” e probabilmente lei non sarebbe la prima ragazza che noterei. Però poi, in partita, è impressionante la sua maturità nell’affrontare le tante difficoltà che si trova davanti.
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In semifinale è riuscita a gestire il match fino al 6-4 5-2, quando ad un certo punto… crack. Qualcosa si è rotto. Il classico passaggio a vuoto che prima o poi deve arrivare. Quante volte ne abbiamo sentito parlare. Quante volte si pensa che solamente a noi possa capitare. Quante volte sono ritornata a casa dopo aver perso una partita che stavo per vincere, in cui tutto era sotto controllo, e all’improvviso niente andava più come prima. E ti recrimini di non essere stata in grado di prevenirlo o meglio di gestirlo, quel caos. La verità è che i passaggi a vuoto ci sono sempre e a qualsiasi livello. Certo, ad alti livelli questi momenti sono minimi e i giocatori sanno perfettamente come gestirli. E come l’hanno imparato? Giocando. Con l’esperienza, partita dopo partita. E così inizi a comprendere che, al di là della rete, c’è un’altra persona che vuole vincere come te. È normale, quindi, che ci siano alti e bassi. E Alice mi sorprende, perché queste cose le sa. Le sa probabilmente senza esserne totalmente consapevole. Al Lemon Bowl ne ha dato la prova. La tennista romana, subita la rimonta, sul 6-4 5-5 si è trovata in netta difficoltà, ma da fuori non si notava. Lei sapeva che se avesse distolto l’attenzione da ciò che stava facendo, ponendola sui punti consecutivi persi, sarebbe stato ancor più difficile vincere. Così, si è fermata un momento e con un respiro è ripartita, tirando fuori tutto quello che aveva.
Il tennis è uno sport di situazioni e tu devi essere in grado di saperle affrontare. Questa è la cosa principale che è bene saper fare. Più della tecnica, della tattica, più del fisico. Devi saper affrontare i vari momenti ed essere consapevole che se cadi una volta, ti può rialzare e continuare a provare. C’è sempre una nuova possibilità dietro l’angolo. Alice in questo ha una marcia in più. Si percepisce da fuori la sua serenità, il suo modo di divertirsi lottando. Lei sa che è un percorso lungo, che ci vuole molto tempo da investire. Perché vuole diventare la numero 1 del mondo.
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