Editoriali

Sci alpino, gioventù ed esperienza

Massimiliano Blardone - Foto Alessandro Trovati - Pentafoto

per la rubrica “Sul fil della lamina” – a cura di Lucia Mazzotti

Chi la dura la vince. Il podio del nostro Max Blardone può essere descritto con questo proverbio. Perché segnare il miglior tempo di manche e chiudere al terzo posto una gara di Coppa del Mondo, a 36 anni, quando tutti ti danno ormai per finito, può essere considerata una vittoria. Possiamo definire Massimiliano un atleta di vecchia generazione: è cresciuto ed arrivato ad alti livelli con gli sci “dritti”; ha vinto e conquistato i podi mondiali con gli sci sciancratissimi. E poi non ha mollato: quando i materiali sono cambiati nuovamente lui si è messo ancora in gioco, modificando i suoi schemi motori, adattandosi con fatica e insistenza all’ennesimo cambiamento. Blardone è sempre stato l’atleta determinato, aggressivo e grintoso. Forse non ha mai avuto quel naturale talento della sensibilità e fluidità. Quei “piedi intelligenti” di cui spesso parlano i tecnici, capaci di seguire il terreno, di sentire il momento giusto per far scorrere gli sci piatti e non staccarli mai dalla neve, forse lui non li ha mai avuti. Molte gare le perdeva proprio a causa della sua irruenza, della sua eccessiva aggressività e del suo spigolo troppo incisivo. Ma al cancelletto è sempre stato un guerriero pronto a combattere: non dimenticheremo mai i suoi occhi spiritati e la sua grinta fuori dal comune. Lui arrivava sempre in gara con una gran voglia di vincere e questa voglia c’è ancora. Sì, perché un atleta non è mai finito finché non sente lui stesso di essere finito. Quello che tutti li auguriamo è di poter vincere ancora in questa sua ultima stagione e coronare così una bellissima carriera. Questo podio a 4 anni di distanza dall’ultimo ottenuto a Crans Montana fa sperare tutti i suoi tifosi.

E proprio a Crans Montana, in campo femminile, si sono invece espressi il talento e la giovinezza. A dicembre sembrava che la stagione di Mikaela Shiffrin fosse finita. Sembrava che lo slalom speciale femminile fosse rimasto orfano di una campionessa che ad inizio stagione aveva creato il vuoto dietro di lei. Invece è tornata… col botto! Mikaela in questo momento è lo sci, è lo slalom speciale, è la tecnica perfetta. Quel mix di movimenti essenziali ed errori impercettibili è ciò che le permette di vincere anche quando la neve è brutta, anche quando rientra da un infortunio. Quando il talento si esprime in modo così naturale nemmeno l’atleta se ne accorge; è infatti sorprendente la dichiarazione della sciatrice americana dopo la gara: si scusa con le avversarie perché ritiene di essere stata fortunata. Ma quale fortuna! Nella Shiffrin c’è talento innato e tecnica sublime. Se la fortuna ci fosse stata, invece, in questo momento della stagione si starebbe giocando la Coppa del Mondo con l’altro talento americano Lindsey Vonn.

SportFace