Editoriali

Sci alpino: da dove arriva la polivalenza?

Federica Brignone - Foto Pentaphoto - Alessandro Trovati

La gigantista Federica Brignone vince in super gigante ed è ai piedi del podio in combinata. Lo slalomista Marcel Hirscher è sul podio sia in gigante che in super gigante. Ed il francese Alexis Pinturault è il migliore in gigante sia sulla neve ghiacciata che sulla neve trasformata e salata. Ma allora cosa serve nello sci per essere i numeri uno? Come si deve allenare un atleta per essere migliore degli altri?

Dare un commento tecnico al gigante di domenica era veramente difficile. Tra i migliori trenta al mondo c’era chi sciava senza errori, senza scomporsi, con eleganza e decisione, eppure accumulava distacchi altissimi, complice anche il lungo tracciato. Pinturault invece è in uno splendido stato di forma, la sua tecnica impeccabile l’ha premiato già venerdì, su una pista difficile, con neve fredda e ghiacciata. Ma domenica ha dimostrato una qualità che va oltre la tecnica: la capacità di adattarsi al terreno, al cambio di neve e ai cambi di pendenza. È ovvio, tecnicamente sono tutti bravi gli atleti di coppa del mondo, ma i migliori si sono dimostrati coloro che hanno saputo sentire la neve, affrontare le lente curve angolate senza perdere velocità e seguire i dossi senza mai staccare gli sci dal terreno. Capacità trasversali e non specifiche, imparate in una vita intera, magari in sport differenti dallo sci. In molte gare i grandi sciatori hanno dimostrato abilità da circensi per ottenere delle vittorie; spesso abbiamo visto dei veri e propri funamboli tra i pali da slalom. Anche in questo fine settimana, quindi, è apparso in maniera evidente come i migliori gigantisti abbiano dovuto esprimere il loro totale bagaglio motorio.

Si pensa spesso che per essere forti in una specialità ci si debba allenare molto nella specifica disciplina. Ma molte volte l’allenamento nelle discipline veloci può aiutare la resa nello slalom gigante e l’allenamento di gigante può giovare allo slalom speciale e viceversa. Ce lo insegna proprio la nostra Fede Brignone che dopo un periodo di allenamento con le velociste porta a casa la sua prima vittoria in super gigante. Di certo la fortuna è stata dalla sua parte, dal meteo al tracciato tecnico con la partenza abbassata, ma lei ha lavorato per anni sulla polivalenza ed ora finalmente ne raccoglie i frutti. Non è facile dedicarsi a più discipline, fisicamente è molto impegnativo, probabilmente alcune delusioni di Hirscher di questa stagione nello slalom speciale riflettono il prezzo da pagare per aspirare alla polivalenza, ma prima o dopo tutta l’esperienza accumulata allenandosi sia tra i pali stretti sia tra quelli larghi paga.

Se siete genitori di giovani sciatori che sognano di diventare campioni e se vi state chiedendo che tipo di allenamento debbano fare per realizzare i loro sogni, la risposta potrebbe essere diversa dal pensar comune. Non serve solo allenarsi tra mille pali da slalom per diventare slalomisti o fare mille curve da gigante per diventare gigantisti. Fate sciare i vostri figli in tutte le situazioni, fateli divertire con gli sci corti, con gli sci lunghi, nella neve fresca e nella neve ghiacciata. Fateli giocare negli snow park, nei boschi, nelle piste facili e in quelle difficili. Svilupperanno grandi capacità di adattamento che sapranno sfruttare quando cambieranno le piste, la neve ed i materiali. Per eccellere non bastano muscoli e tecnica. Imparare a “sentire” la neve è un’arte che i veri campioni hanno iniziato a sviluppare da piccoli.

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