Editoriali

Lillehammer 2016: il bilancio positivo della spedizione italiana

Alcuni atleti medagliati dell'Italia a Lillehammer 2016 - Foto official FB profile Cedric Christille

L’obiettivo dichiarato della squadra italiana era quello di far meglio di Innsbruck, quattro anni fa, e seppur ad un primo sguardo non sembra esser stato così, la prova può esser considerata superata ai Giochi Olimpici giovanili di Lillehammer 2016.

Il medagliere, che ricordiamo non essere presente in alcuna competizione olimpica a livello ufficiale, recita così per la squadra azzurra: 9 medaglie contro le 5 della prima edizione austriaca, 1 oro, 2 argenti e 6 bronzi. Ad Innsbruck erano stati 2 sia gli ori che gli argenti e la posizione finale nel medagliere leggermente migliore (12esimi allora, 15esimi oggi), ma tra quelli che hanno conseguito due o tre medaglie d’oro, le sole Austria e Cina hanno anche vinto  più medaglie della nostra squadra e comunque una sola (10 medaglie per le due squadre). Certamente i numeri vanno analizzati, perché alcune medaglie, già di per sé non del tutto indicative per una predizione futura, non possono essere ripetute a livello assoluto, con gare che non esistono nel programma tradizionale come il cross country cross o il monobob per citarne due. C’è poi da dire che non in tutte le gare hanno preso parte tutti i migliori al mondo della disciplina, ma qualora andassimo a cercare tutte le singole variabili, ne risulterebbe uno sforzo inutile.

Per la squadra azzurra resta una buona prestazione di gruppo, che ha evidenziato alcuni atleti in particolare, ma anche buoni presupposti per il futuro di alcune discipline. Parliamo di Noemi Bonazza nel pattinaggio di velocità (che al suo collo ha una medaglia d’oro in più, a squadre miste non presente nel medagliere, come la Cristelli ha un bronzo dalla stessa gara), alla ricerca di un’erede del mitico Enrico Fabris, ma anche di Pietro Canzio, capace di vincere due medaglie nello sci alpino e di essere vicinissimo al podio anche in slalom e privato di una medaglia da una caduta in slalom gigante. Sempre nell’alpino si è vista una buona Carlotta Saracco, che non ha trovato una medaglia, ma al primo anno di categoria ha combattuto ad armi pari con le migliori del mondo al momento. Sia per il veneto che per la piemontese i risultati sono un’ottima conferma del lavoro svolto fin qui e per i loro avversari all’interno dei confini di casa uno stimolo in più per migliorarsi, anche in vista internazionale e questo non può essere che positivo.

Anche lo slittino può sorridere al termine di questa manifestazione, con due medaglie: un oro nel doppio e un bronzo nella gara a squadre, questo specialmente importante. Perché se l’oro sembrava una sicurezza grazie al dominio di Felix Schwarz e Lukas Gufler, la prova a squadre ha mostrato l’ottima condizione anche dei due singolaristi, che pur non avevano trovato una medaglia individuale. Stesso dicasi per il biathlon, che ha chiuso con un bellissimo bronzo quest’ultima giornata della competizione a cinque cerchi, grazie ad una performance di altissima qualità da parte di tutti e quattro i ragazzi della staffetta. In questa disciplina, ancor più che nell’alpino dove spesso ci si confronta con le realtà d’oltreconfine, le ottime prove di tutti i ragazzi, culminate con la medaglia in staffetta, non possono che giovare anche al livello della competizione nazionale. Per il biathlon azzurro un ottimo segnale che si aggiunge alle bellissime pagine che stanno scrivendo in coppa del mondo.

Poi ancora, medaglie dal salto femminile, dall’hockey individuale e dallo snowboard cross a segnare una varietà di discipline in cui i nostri azzurrini hanno impresso il loro segno. Questo per il comitato olimpico nazionale italiano e per le federazioni non può essere che un buon prospetto per il futuro e una base solida per costruire il ricambio generazionale e l’implemento delle possibilità di medaglia nelle Olimpiadi che verranno. Ma la cosa più importante è che i ragazzi abbiano vissuto un’esperienza unica e formativa, che è il vero obiettivo di questa manifestazione che, come ci ha raccontato Lucia Mazzotti nel suo editoriale di apertura (allegato in fondo), punta a dare agli atleti non solo l’occasione di competere con i migliori del mondo nelle proprie gare, ma anche di imparare, conoscere ed apprezzare culture diverse e realtà poco conosciute, in vero spirito olimpico. In questo, anche da lontano, ma sentendo le parole dei protagonisti, sembra che Lillehammer abbia vinto.

Lillehammer 2016: l’esperienza e la ricchezza dell’Olimpiade giovanile

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