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Il biathlon in Italia continua la sua crescita. Una crescita che però va in netta controtendenza con quello che appare nei maggiori quotidiani sportivi nazionali, dove costantemente vengono relegati a piccoli trafiletti per non parlare di una ipotetica prima pagina: lì passiamo alla pura e mera utopia. Ed è quantomeno curioso visto che sia la nazionale maschile che quella femminile stanno ottenendo risultati di grande rilievo come il secondo posto nella staffetta maschile di Oberhof, dove il podio mancava da sei anni. Va bene la nebbia, va bene la gara pazza: ma l’Italia ha dimostrato ancora una volta di essere una delle nazioni più competitive del circuito. E questo nessuno può smentirlo.
Sci alpino e sci di fondo riscuotono maggiore fortuna sulle colonne dei quotidiani sportivi nazionali. E figurarsi se debbano essere accantonate, ma uno sport come il biathlon merita di ricevere più spazio. Dorothea Wierer, Lisa Vittozzi, Lukas Hofer, Dominik Windisch (solo per citare i quattro più famosi) sono competitivi ai massimi livelli e in ogni gara partono per ottenere un piazzamento tra i migliori dieci. Risultati assolutamente non banali soprattutto se si contestualizza il periodo storico al maschile dove stiamo assistendo ad uno dei duelli più entusiasmanti di questo terzo millennio: il francese Martin Fourcade contro il norvegese Johannes Boe. Tradotto vuol dire che in ogni gara si parte per arrivare terzi. Alle prossime Olimpiadi di Pyeongchang il biathlon potrà essere uno degli sport che, potenzialmente, può regalare emozioni, sogni e medaglie. Ma, a quel punto, sarà troppo facile salire sul carro dei vincitori.