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Scherma Paralimpica, Matteo Betti: “Londra 2012 il ricordo più bello” (VIDEO)

Matteo Betti ed Emanuele Lambertini, Foto Augusto Bizzi

Il trentenne senese Matteo Betti ha preso parte alla sesta e ultima tappa di Coppa del Mondo di Scherma Paralimpica, in corso di svolgimento presso gli impianti del CUS Pisa: medaglia di bronzo nella spada ai Giochi Olimpici di Londra 2012, l’esperiente schermidore toscano, proprio ieri terzo nel fioretto (categoria A), ha tracciato ai nostri microfoni un bilancio della stagione che volge al termine e della sua carriera, mostrandosi positivo anche su una sua eventuale partecipazione alla prossima Paralimpiade di Tokyo, nel 2020.

Matteo, siamo agli sgoccioli di questo 2016: proviamo a tirare le somme e fare un bilancio di questa stagione?
“Il bilancio si tira sempre con le Paralimpiadi e quindi, avendo fallito per 15-14 l’ingresso in semifinale, e non avendo avuto accesso alle semifinali di squadra, purtroppo il bilancio per questo 2016, a livello di risultati, almeno io lo considero un po’ negativo. Se invece consideriamo quest’anno come un inizio di un percorso nuovo, anche a livello di tecnici e di lavoro, è un ottimo bilancio: anche la medaglia di ieri lo conferma.”

Come ti sei preparato per questa sesta e ultima tappa qui a Pisa? Quali sono le prossime gare e le tue aspettative dopo la medaglia di ieri?
“Questa è una gara che arriva sul finale della stagione, dopo le Paralimpiadi, quindi tante nazioni non si sono presentate con le squadre olimpiche. Noi ovviamente sì, essendo una tappa italiana, e giustamente si vede la differenza tra noi, atleti di alto livello, e magari gli avversari che sono ancora un po’ più acerbi. Noi puntiamo a fare sempre medaglie  e a farci trovare pronti per quando comincerà la nuova stagione, il prossimo febbraio.”

Proviamo a dare un veloce sguardo d’insieme alle tue tre Paralimpiadi: momento più bello e momento più brutto?
“Fanno tutti parte della Paralimpiade di Londra: parto dal momento più brutto, che è stato fare il girone di fioretto da numero 1 dopo tre gare vinte e non riuscire a passarlo; una cosa che non mi era mai successa in tutta la carriera, ovvero di essere eliminato durante il girone di qualificazione. Il momento più bello il giorno successivo, quando sono andato a prendermi, anche grazie alla delusione e alla rabbia del giorno precedente, la mia prima medaglia olimpica di scherma.”

Domanda d’obbligo: Tokyo 2020?
“È presto, però in ogni caso se piazziamo bene le basi, ho trent’anni e potremmo arrivarci pronti come lo siamo stati a Rio. Dobbiamo solamente riuscire a capire bene i piani di lavoro: ad esempio, bisogna considerare che noi atleti disabili dobbiamo conciliare gli allenamenti con il lavoro, quindi una volta messe a punto tutte queste cose potremo fare un bel lavoro.”

Se volessi invitare un giovane a praticare questa disciplina, cosa diresti o consiglieresti?
“Più che dare un consiglio, li inviterei oggi a venire a vedere la gara qui a Pisa o, in futuro, le altre gare che si terranno in Italia: in quel modo potranno vedere di persona e, perché no, innamorarsi di questo sport.”

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