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Running – Stefano Velatta “Corro 70 km in allenamento per raggiungere obiettivi ambiziosi”

Stefano Velatta e Clelia Zola
Stefano Velatta con l'allenatrice Clelia Zola

Settanta chilometri sono una distanza considerevole. Per qualcuno è faticoso percorrerla in macchina, molti farebbero fatica in bicicletta. Per Stefano Velatta,  campione italiano di ultramaratona, si tratta invece dei km da percorrere nell’allenamento di un sabato piovoso di metà febbraio. Un allenamento importante, per fare il punto sulla condizione atletica in vista dell’appuntamento clou della prima parte di stagione: il campionato italiano sulla 100 km, in programma a Seregno il prossimo 15 aprile.

L’atleta biellese ha appena terminato la sua lunga sessione di lavoro e, con la consueta disponibilità, risponde volentieri alle domande di Sportface.it, in compagnia della piccola figlia Sveva (tre anni il prossimo agosto), che interviene saltuariamente nella conversazione per supportare le considerazioni del papà.

Stefano, un allenamento di 70 km. Una distanza che quasi faccio fatica a pronunciare.
“In realtà si tratta di un allenamento che avrei dovuto fare la settimana scorsa, però, dopo la 50 km sulla sabbia che ho corso a fine gennaio a San Benedetto del Tronto, ho avuto una brutta influenza, con sette giorni di febbre alta. Per questo motivo la mia allenatrice (Clelia Zola, ndr) mi ha impedito di cimentarmi su una distanza così lunga pochi giorni dopo aver ripreso gli allenamenti a pieno regime. Per questo abbiamo deciso di provarci ora”.

Non vorrai per caso dirmi che la scorsa domenica non ti sei allenato?
“Figurati (ride, ndr). Io avrei voluto provarci già domenica, ma Clelia è stata tassativa e ha avuto ragione. Così mi sono dovuto accontentare di una doppia seduta sulla distanza di 20 km e oggi invece ne ho percorsi 70”.

Raccontaci.
“Il percorso che ho scelto è ormai collaudato, ne conosco ogni centimetro. Si tratta della pista dell’Aeroporto Cerrione, qui a Biella. E’ un circuito di 7 km praticamente in totale pianura, ci sono solo un paio di km in leggero dislivello positivo, ma roba che nemmeno si percepisce. I km sul percorso sono segnati perfettamente con colore fluorescente, in modo da rendere visibili le tacche anche in caso di nebbia”.

Roba da professionisti.
“Guarda, per i podisti del biellese è un punto di allenamento fisso, scelto da quasi tutti coloro che vogliono preparare le mezze, le maratone e le ultra. Ci puoi trovare runner di tutti i tipi, da quelli che fanno la maratona in 4-5 ore ad atleti di livello come Nadia Ejjafini, Francesco Bona e molti altri”.

Questa mattina hai trovato qualcuno?
“Sono stato molto fortunato. Senza saperlo mi sono imbattuto in una folta pattuglia del gruppo podistico Biella Running. Il loro coach Paolo Vialardi li aveva radunati al Cerrione per un allenamento in vista della 100 km del Passatore. E’ fondamentale potersi allenare in un contesto comune con altri podisti, indipendentemente dal loro livello agonistico. Quando parti per fare 70 km, ogni incitamento, ogni gesto di supporto è una iniezione di fiducia che spinge a continuare”.

Pronti, partenza, via.
“Ho iniziato alle 10.30, come da programma. I primi due giri, corrispondenti a 14 km, sono stati di gran lunga i più difficili. Pioveva, sono partito praticamente senza riscaldamento in quanto dovevo già correre 70 km, psicologicamente ho fatto fatica. Un conto è la gara, un conto è l’allenamento: pensare di dover stare su strada per 70km con quella pioggia ha messo a dura prova il mio spirito. Per fortuna dopo due ore ha smesso di piovere. Ho fatto i primi 14km a 4.30/km di media, un passo coerente a quanto avevo definito prima della partenza, e i secondi 14 km in progressione a 4.20/km di media”.

Buone sensazioni quindi.
“Buone, anche perché dal 35° km ho avuto compagnia. Devo infatti ringraziare Matteo Lometti che, dovendosi preparare per una maratona, è venuto ad allenarsi per 30 km con me. Anche Matteo è seguito da Clelia Zola, per cui siamo riusciti a coordinarci al meglio”.

Due è meglio di uno, come si dice spesso.
“Certamente. L’aiuto di Matteo è stato preziosissimo, anzi devo dire che forse ci siamo fatti prendere un po’ la mano (ride, ndr). Siamo riusciti da subito a trovare un’azione costante e abbiamo corso in progressione anche su ritmi più veloci di quelli previsti”.

Dal 65° km di nuovo da solo, per gli ultimi 5 km finali.
“E ho fatto fatica. E’ stata veramente dura, anche se comunque sono riuscito a tenere una media di 4.05/km in questo ultimo tratto”.

Sei soddisfatto?
“Sì, sono soddisfatto, ma in verità speravo di fare un pochino meglio. Alla fine ho corso 70 km in 5h01’ alla media totale di 4.18/km”.

E speravi anche di fare meglio?
“Sì, però non posso certo lamentarmi. Dopo l’influenza ero completamente debilitato. Non posso chiedere troppo al mio fisico, che comunque mi dà già tanto. A gennaio ho corso quattro tra maratone e ultramaratone. Avrei voluto fare un po’ meglio, ma bisogna anche essere onesti con se stessi e saper ascoltare il proprio organismo”.

Come ti sei alimentato prima di questo enorme sforzo?
“Ieri sera a cena ho mangiato quello che mangio di solito prima di una gara su lunga distanza: riso integrale, pollo ai ferri e verdure bollite. Questa mattina invece alle 6.30, quattro ore prima di iniziare a correre, ho fatto colazione con 200 grammi di riso bianco”.

Durante l’allenamento invece?
“Niente fino al 30° km. Da lì in avanti ho bevuto del Super Dextrin, un integratore della Ethic Sport, costituito da una miscela di carboidrati semplici e complessi, che personalmente trovo molto digeribile. Solo questo, nessun altro tipo di gel. E’ stata una scelta calcolata”. 

Spiegati meglio.
“Oggi ho fatto 70k m, ma domani mattina ho in programma un allenamento di 21 km con Valeria Roffino e devo arrivarci completamente “scarico” di zuccheri. E’ una condizione che il mio organismo deve abituarsi a gestire, perché la totale assenza di zuccheri si presenta più o meno intorno al 70° km di una gara sui 100 km. In quel momento, l’organismo deve essere pronto e capace a “bruciare” i grassi. Domani mattina simulerò questa situazione”.

Quindi, dopo aver corso 70 km, stasera che cosa mangi?
“Farò una cena molto leggera, prevalentemente a base di pollo e verdure”.

Scusa la domanda banale Stefano, ma non riesco a non farla. Non hai fame?
“Sì, ho una fame pazzesca (ride, ndr). Se però voglio essere preparato ad affrontare le condizioni che troverò in gara, questo è un sacrificio che devo fare. Senza sacrifici, nel nostro sport, non si va da nessuna parte”.

Dopo i 21 km al mattino, almeno al pomeriggio riposerai?
“Credo proprio di sì. Vediamo come va la mattinata. Forse farò ancora qualche piccola variazione di ritmo per non far addormentare troppo i muscoli, però è probabile che mi goda la domenica pomeriggio in famiglia come le persone normali, magari con una gita a Romagnano Sesia a trovare i miei genitori”.

Ancora un paio di domande prima di lasciarti a un meritato riposo. Dove ti rivedremo in gara?
“Il 10 marzo sarò certamente al via della 6 Ore della Reggia di Caserta. E’ un passo fondamentale verso la 100 km di Seregno, dove correrò per il titolo italiano. A Caserta voglio fare un test probante e cercherò di impostare un ritmo piuttosto veloce”.

Titoli e vittorie a parte, hai un obiettivo sportivo a livello personale?
“Sì, mi piacerebbe un giorno poter correre una 100 km alla media di 4.00/km. Se penso all’allenamento odierno, so che si tratta di un obiettivo difficile da raggiungere, perché dovrei correre per altri 30 km a una velocità maggiore. Ritengo però che niente ci sia precluso, quando si è disposti al sacrificio. Bisogna sempre puntare a obiettivi ambiziosi, soprattutto per chi come me ha la fortuna di avere una famiglia alle spalle che supporta ogni decisione e necessità”.

Quanto conta la tua famiglia nei successi che ottieni?
“Tantissimo. Oltre a Sveva, che ci ha fatto compagnia in questa chiacchierata, sia mia moglie Morena che l’altra mia figlia Noemi (16 anni, ndr) mi seguono, supportano e sopportano al 100%. In particolare Noemi, quando è possibile, mi segue in bici in tutte le gare, oppure nelle gare di 6 Ore a circuito si posiziona in un punto fisso per passarmi i ristori. Non di rado si prende anche i miei rimproveri quando sbaglia a passarmi un integratore (ride, ndr). E’ fantastica. Senza la mia famiglia non potrei mai fare ciò che faccio”.

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