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Running, “I consigli del Prof”: una strategia per gestire la tensione

Galen Rupp
Galen Rupp - Foto Colombo/Fidal

Dopo aver parlato di metodologia di allenamento, con consigli utili per approcciare corse complesse come la maratona o i trail ed aver toccato un tema importante come l’alimentazione, l’ultima sezione di appuntamenti con il Prof. Maurizio Di Pietro, tecnico federale e preparatore atletico (www.profmauriziodipietro.com) è incentrata sulla psicologia dello sport.

Prof. Di Pietro, nel suo libro Raggiungi la tua miglior performance nella corsa  (Susil Edizioni), Lei si sofferma a lungo sulla psicologia dell’atleta. Quanto conta la “testa”?
“Tantissimo. E’ probabile che, dovendo correre una gara particolarmente importante, ciascuno di noi abbia sperimentato a proprie spese almeno una volta, in prossimità dell’evento stesso, problemi nel prendere sonno, difficoltà a digerire i pasti ed altre sensazioni di indisposizione varia”.

Questo può ovviamente influire sulla prestazione sportiva.
“Si, decisamente. Ho conosciuto atleti che in gara partivano già stremati perché la forte tensione delle ore precedenti all’evento bruciava le energie necessarie alla gara stessa, con l’inevitabile conseguenza di proporre una prestazione scadente”.

Come si gestisce la tensione?
“Per le persone più emotive e sensibili, soprattutto se alle prime armi, è fondamentale raggiungere un grado di consapevolezza mentale che eviti un sovraccarico di paure e responsabilità nell’affrontare la gara. Io aiuto i miei atleti a creare questa situazione attraverso un piano di allenamento che infonda loro sicurezza”.

Si spieghi meglio.
“Il piano di allenamento che preparo per le diverse distanze è creato con una sequenza logica di crescita organica e muscolare e, solitamente a 7- 14 giorni dall’evento, faccio fare un allenamento molto significativo e importante che determina il vero grado di preparazione dell’atleta. Questo test ha un’importanza estrema, in quanto determina un riscontro cronometrico per capire come impostare successivamente il ritmo in gara.  In secondo luogo, se il test riesce bene, fornisce la consapevolezza di quello che si è arrivati a fare con il programma fin li impostato. Per un atleta, portare a termine un allenamento importante e significativo è fondamentale per avere delle sicurezze sul proprio stato di forma. La gara diventerà a questo punto una logica conseguenza di quanto realizzato precedentemente”.

In un certo senso, questo test diventa quasi più importante della gara.
“E’ vero. Si tratta di un accorgimento che funziona molto bene ed è di grande aiuto. Tramite questo approccio riesco a trasmettere ai miei atleti alcuni concetti, alcune sicurezze fondamentali”.

Quali?
“Innanzitutto, un allenamento fatto ottimamente dà una carica psicologica importante. In gara si deve quindi impostare una velocità prestabilita che l’atleta già conosce e l’adrenalina che si sprigiona il giorno della competizione permetterà di rendere qualcosa in più rispetto l’allenamento. Inoltre, una volta partita la gara, elementi potenzialmente destabilizzanti come avversari, durezza del percorso e pubblico, diventano uno stimolo e non una barriera. In sintesi, un corretto programma permette di arrivare al giorno della gara nella condizione fisica migliore e con le gambe pronte; da ultimo, l’allenamento-test,  se fatto bene, porta ad un ulteriore crescita organica e psicologica che si ritroverà in gara”.

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