Editoriali

Roma 2024, Giovanni Malagò non molla: “Cambiamo il dossier ma basta alibi”

Giovanni Malagò e Matteo Renzi - Foto Mezzelani/Gmt

Il Coni ci crede ancora. Nonostante il no urlato da Beppe Grillo, malgrado la chiusura di Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio, Giovanni Malagò non ha affatto rinunciato all’idea di poter ospitare a Roma i Giochi Olimpici del 2024.

La candidatura scricchiola, appesa a un filo sempre più sottile, il sostegno del sindaco Virginia Raggi alle prese con problemi diversi e importanti insieme al vicesindaco (con delega allo sport) Daniele Frongia. E però la prima cittadina della capitale non si è ancora espressa in modo definitivo su Roma 2024, tenendo accesa la speranza del mondo dello sport italiano, che oggi è passato al contrattacco sfruttando la presentazione del censimento sugli impianti sportivi romani organizzata nel piazzale antistante uno stadio Flaminio da anni abbandonato. “Se entro il 7 ottobre il comune non firma le garanzie – ha ricordato Malagò – non si può andare avanti. In realtà sarebbe possibile nominare un commissario governativo ad hoc ma noi non lo riteniamo giusto perché rispettiamo tutte le istituzioni”.

Rispetto, educazione, ma nessuna voglia di essere presi in giro. E allora, per l’ennesima volta, Malagò ha voluto puntualizzare alcuni punti criticati dal Movimento 5 Stelle, con il sostegno del presidente del comitato promotore Luca Cordero di Montezemolo. Dal dossier alla questione del villaggio olimpico a Tor Vergata, dal budget alla trasparenza, i vertici del Coni e del comitato si sono mostrati disponibili a mettere tutto in discussione pur di portare avanti la candidatura. Da parte nostra c’è totale disponibilità a valutare il dossierha spiegato Malagò – È possibile farlo fin quando, a febbraio, non verrà la commissione di valutazione del Cio. Ma il Comune deve entrare nel merito e spiegarci cosa intende cambiare”.

Se c’è una cosa che il presidente del Coni non accetta è la chiusura a priori, il no ad ogni costo, il rifiuto senza discussione. Perché Malagò sarebbe disposto a mettere in discussione anche la location del villaggio olimpico, previsto a Tor Vergata, una scelta criticata dal M5S anche perché quei terreni sono di proprietà della famiglia Caltagirone. “Ma questo è un alibi, una falsa rappresentazione della realtà – ha dichiarato il numero uno dello sport italiano entrando nel merito di un punto finora mai approfondito – Facciamo chiarezza una volta per tutte. Il consorzio di imprese romane con capofila la Vianini (società del gruppo Caltagirone, ndr) ha una concessione che vale solo ed esclusivamente se si realizzano opere asservite all’università. Se fai solo il villaggio olimpico la concessione non vale. Se non ci credono, allora mettano il villaggio dove vogliono”.

Ovviamente ci sono delle condizioni da rispettare: in primis il parere delle associazioni ambientaliste e poi le richieste del Comitato olimpico internazionale, che in principio portarono il Coni a rifiutare l’idea dell’allora sindaco Ignazio Marino sulla collocazione del villaggio tra Grotta Rossa e Tor Vergata. Ma il messaggio di Malagò al Comune, sottoscritto e ribadito da Montezemolo, è chiaro: se volete spostiamo il villaggio, ma non fermate la candidatura.

Al dubbio sulla trasparenza dei costi, invece, ha risposto Montezemolo: “È già stato nominato un comitato di garanti formato da autorevoli esponenti del mondo giuridico – ha spiegato il numero uno del comitato promotore – E poi l’organizzazione dei Giochi sarà monitorata dal board olimpico costituito dalla stessa amministrazione comunale insieme al governo, alla regione e al Coni”. Il budget di 5.3 miliardi di euro non sarà sforato (“I costi di investimento saranno tutti a carico dello Stato e non dell’amministrazione comunale – ha spiegato Montezemolo – mentre i costi operativi saranno coperti dal contributo del comitato olimpico internazionale, dal merchandising, dai biglietti e dalle sponsorizzazioni”), Malagò e Montezemolo ne sono certi. Resta da convincere, se non tutto il Movimento 5 Stelle, almeno la Raggi, compito tutt’altro che semplice. Anche perché, al momento, la sindaca di Roma ha tanti problemi e nessuna intenzione di preoccuparsi del sogno olimpico del Coni.

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